Il 2019 è stato l’anno delle proteste in strada.
Cause ed obiettivi diversi, ma con qualcosa in comune: la lotta per la disuguaglianza, la libertà politica e contro la corruzione.
La maggior parte si è avuta parallelamente, ispirandosi alla lotta per le proprie esigenze e le proprie idee.
In Europa, le manifestazioni antigovernative sono dominate dai Gilet gialli: alcune sono finite con grandi rivolte, le più violente a far data dal maggio 1968.
Inizialmente motivati dall’aumento dei prezzi del carburante e da un alto costo della vita, i manifestanti hanno sostanzialmente accusato il Governo transalpino di ignorare le esigenze dei cittadini comuni.
In alcuni Paesi dell’Europa orientale, come in Georgia, Albania e Romania, i manifestanti antigovernativi si sono arrabbiati per la corruzione e hanno chiesto ulteriori riforme democratiche.
In Cile, tutto è iniziato con l’aumento della tariffa della metropolitana: la frustrazione per l’alto costo della vita ha alimentato la rabbia di migliaia di persone.
Il Paese, uno dei più ricchi, stabili e pacifici del continente, è anche quello con maggiori disuguaglianze.
In Ecuador, uno sciopero generale ha paralizzato il Paese: il Presidente ha dichiarato lo stato di emergenza, annullando i proclami di austerity.
In Bolivia, le accuse di frode elettorale alle elezioni generali hanno innescato proteste di massa: il Presidente, Evo Morales, è fuggito in Messico, un nuovo voto è previsto nei prossimi mesi.
Il sorprendente aumento dei prezzi del carburante è stata invece la scintilla che ha spinto centinaia di migliaia di iraniani in tutto il Paese a protestare contro il Governo.
Secondo le organizzazioni per i diritti internazionali, centinaia di persone sono state uccise durante le rivolte.
Per nascondere i peggiori disordini degli ultimi 40 anni, il Governo ha bloccato Internet a livello nazionale per una settimana.
In Iraq, il Primo Ministro Adil Abdul-Mahdi si è dimesso, spinto da proteste di massa contro la corruzione e servizi pubblici inefficienti.
Anche in Libano il Governo si è dimesso dopo aver annunciato un aumento delle tasse nel mezzo di una crisi economica.
L’Algeria è stata l’epicentro delle proteste nel Mahgreb: l’annuncio di Bouteflika di candidarsi per un quinto mandato presidenziale è stato troppo per milioni di algerini.
Dopo settimane di manifestazioni di massa, il Presidente si è fatto da parte, mentre l’Esercito ritirava il suo sostegno: nuove elezioni si sono recentemente svolte, ma i manifestanti continuano a scendere in strada poiché ritengono che il vecchio regime stia ancora rovinando il Paese.
Ad Hong Kong è iniziato tutto con un controverso disegno di legge, poi ritirato, che avrebbe consentito l’estradizione dei fuggitivi nella Cina continentale.
Tuttavia, i manifestanti vogliono riforme democratiche più profonde.
I disordini in loco sono tutt’altro che finiti: le manifestazioni stanno diventando più piccole ma più violente, e la maggior parte delle proteste all’estero pare continueranno anche nel 2020.