L’Ayatollah Ali Khamenei, che ha giurato vendetta contro Washington per l’uccisione di Qasem Soleimani, ha reso visita alla famiglia del generale iraniano, mentre un nuovo raid aereo ha colpito due convogli delle Forze di mobilitazione Popolare (Hashd al Shaabi) a nord di Bagdad causando morti e feriti. La tv di Stato ha riferito che è stato condotto dagli Stati Uniti che però negano.
La tensione tra Teheran e Washington è alle stelle. Il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif ha definito l’assassinio di Soleimani un “atto di terrorismo internazionale“.
“La Repubblica islamica ha il diritto legale di rispondere in qualsiasi momento e in qualsiasi modo ritenga opportuno – ha dichiarato in un’intervista Tv -. Non ci pieghiamo alla propaganda e ai ricatti da parte degli americani. Come ha detto il Leader supremo, nel modo e nel momento che riterremo opportuno, risponderemo”.
“L’uccisione di Soleimani ha salvato molte vite”: con queste parole il presidente statunitense Donald Trump ha motivato il raid, da lui ordinato.
“La scorsa notte abbiamo agito per fermare una guerra, non per iniziarla. Ho un profondo rispetto per il popolo iraniano, sono persone straordinarie con un’incredibile eredità culturale e un potenziale illimitato. Non cerchiamo un cambio di regime, tuttavia l’aggressione del regime iraniano nella regione, incluso l’uso di combattenti per destabilizzare i suoi vicini, deve finire e deve finire ora”.
Il generale “stava progettando attacchi imminenti contro diplomatici e militari americani”, ha ribadito Trump, assicurando che Washington è pronta a far fronte a qualsiasi risposta militare dell’Iran.
Soleimani, 62 anni, era considerato il secondo uomo più potente dell’Iran, dopo Khamenei. Una delle più influenti figure della teocrazia sciita, icona della Rivoluzione e simbolo di resistenza a quattro decenni di tensioni diplomatiche con gli Stati Uniti.