Con l’uccisione del generale Soleimani l’Italia e l’Europa rischiano di diventare obiettivi di un’eventuale vendetta iraniana?Giorgia Orlandi lo ha chiesto al professor Roberto Aliboni, consigliere dell’istituto affari internazionali.
“l’Italia non è un obiettivo soddisfacente per gli iraniani e il nostro Paese in Iran, tra l’altro, gode di buona reputazione (…) non credo che gli iraniani, per una vendetta all’altezza dell’uccisione di Soleimani, attaccheranno contingenti non americani, o israeliani, o forse al massimo francesi.
Non credo che ci sarà una rappresaglia condotta con mezzi missilistici. Rischi per l’Italia? I missili iraniani non arrivano a Sigonella, arrivano al massimo in Israele. I droni potrebbero andare al di là di Israele ma i droni iraniani non hanno una precisione tale così che gli iraniani possano fare un’azione come quella degli americani (che hanno ucciso Soleimani a Baghdad con un drone n.d.r.)”.
Quello che bisogna temere, invece, per Aliboni sono eventuali attacchi terroristici orchestrati dall’Iran.
Libia, quale il ruolo dell’Europa e dell’Italia?
L’uccisione di Soleimani è arrivata in un momento di recrudescenza del conflitto libico, osservato molto da vicino dall’Europa e da Roma. Quanto possono incidere l’Europa e l’Italia nella soluzione del conflitto libico?
“Io penso che l’Europa possa avere una parola. Deve essere un’ Europa che abbia compattezza, ovviamente. In fondo cosa vuole l’Europa? Una soluzione politica. Per trovarla non bastano le conferenze ma occorre una qualche azione, una qualche durezza: bisogna colpire gli interessi dei Paesi che sostengono il generale Haftar, come l’Egitto (…) Il problema è che se l’Italia è debole, anche Macron, non è che sia forte, ma qualcosa in più bisogna fare…praticamente non esiste nulla a livello di politica mediterranea europea”.
La Turchia al fianco di Al Serraj per interessi nel settore petrolifero
“Quello che sta succedendo in Libia credo sia molto problematico anche perché non si capisce bene cosa Erdogan voglia fare. Cosa faranno queste truppe? Combatteranno Haftar? (…) le truppe di Erdogan se dovessero combattere Haftar combatterebbero un procuratore, quindi il conflitto si allargherebbe”.
Fatto che complicherebbe ancora di più uno scenario nel quale, secondo Aliboni, Erdogan è intervenuto per interessi economici.
“Storicamente è un po’ ironico vedere dei turchi che combattono in Libia. Questa mossa di Erdogan secondo me dipende strettamente dai suoi interessi petroliferi perché Erdogan ha in mente di diventare colui che porta il petrolio all’occidente, l’unico canale”.
Ricordiamo che l’accordo tra Erdogan e Al Serraj prevede, oltre alla collaborazione militare, anche la condivisione dei diritti di trivellazioni al largo delle coste libiche.