Regno Unito: a Westminster primo sì alla Brexit

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Boris Johnson è a un passo dal compiere la Brexit. L’accordo con l’Unione europea ha superato l’ostacolo della Camera dei Comuni e si appresta a passare al vaglio della Camera dei Lord.

Bocciato l’emendamento dagli indipendentisti scozzesi che puntava a far decadere la legge a causa del voto contrario del Parlamento di Edimburgo.

Il capogruppo dell’Snp a Westminster, Ian Blackford, ripete che la Scozia “non può essere trascinata fuori dall’Unione europea contro la sua volonta’” e torna a invocare un secondo referendum sulla secessione da Londra.

Cosa accadrà adesso in Irlanda del Nord?

Con la Brexit fissata per il prossimo 31 gennaio, si torna a parlare di tensioni tra unionisti e repubblicani in Irlanda del Nord. Alle elezioni nel Regno Unito lo scorso 12 dicembre, stravinte dal partito conservatore del premier Boris Johnson, in Irlanda del Nord gli unionisti del Dup hanno ceduto terreno ai repubblicani del Sinn Fein, con rispettivamente 8 seggi (meno 1) e 7 (stabili). Il cosiddetto “backstop” è stato sostituito dal un meccanismo altrettanto criticato per evitare il ritorno di una “frontiera fisica” tra le due Irlande. In sostanza, dopo la fine della transizione, per quattro anni il Nordirlanda resta dal punto di vista legale sottoposto alle normative europee, anche se dal punto di vista formale sarà nello spazio doganale britannico: per permettere questa doppia identità, non ci saranno controlli doganali su terra irlandese, ma nei porti o nel Mare d’Irlanda. Allo scadere dei quattro anni, sarà Belfast a decidere se continuare così o cambiare regime.

 

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