Per anni la vicenda è stata coperta dal segreto di Stato. Solo nel 2014 c’è stata una parziale desecretazione degli atti. Storie di depistaggi e segreti inconfessabili. Oggi ad occuparsi del caso di Graziella De Palo è l’ex giudice Carlo Palermo, contattato nel 2016 dalla famiglia De Palo. Lo stesso avvocato che si occupa del caso Ilaria Alpi, l’inviata del Tg3 uccisa in Somalia nel 1994 insieme all’operatore Miran Hrovatin.
Un passo dell’articolo di Graziella De Palo
La partenza: quei dieci giorni in Libano
Graziella e Italo si trovavano a Beirut da dieci giorni, erano partiti un mese prima della loro scomparsa. I due giornalisti erano stati ospitati dal fronte popolare per la liberazione della Palestina. Era una formazione di estrazione marxista guidata da george Habbash. L’uomo aveva promesso ai due che li avrebbe portati al sud, sulle colline dove si trovava il castello di Beaufort, sulla linea dello scontro con l’esercito israeliano.
La guerra civile libanese che i due giornalisti, insieme alle loro inchieste, erano andati a seguire, scoppiò il 13 aprile del 1975. La causa fu il massacro di un gruppo di persone che stava assistendo alla consacrazione di una chiesa proprio nel quartiere Ain Remmaneh ad opera dei combattenti palestinesi che non risparmiarono colpi di mitra. Il bilancio fu di quattro morti e sette feriti. Seguì una risposta violenta che provocò la morte di 27 persone, crivellate da colpi, mentre viaggiavano su un autobus che era carico di feddayn armati, che stavano rientrando dopo una parata. Da qui si scatenò la guerra civile in Libano: da una parte i cristiani, appoggiati da Israele, dall’altra i musulmani, sostenuti dalla Siria e poi dall’Iran.
Cosa avvenne il 2 settembre 1980
I due inviati confermarono le stanze in albergo. Poi avvisarono l’ambasciata italiana, quindi partirono con alcuni membri del Fplp il 2 settembre 1980. Da allora si sono perse le loro tracce.
Le indagini sulle tracce di Graziella e Italo
Stando alle indagini, ci sarebbero sulla loro scomparsa collegamenti con la P2 e i servizi segreti. Il segreto di Stato poi allora fu opposto al magistrato inquirente dal colonnello Stefano Giannone, uomo del Sismi a Beirut in quel periodo. Era proprio sull’uomo che la giornalista italiana stava indagando.
Il “Lodo Moro”
Si tratta di un patto che dal 1970 avrebbe permesso all’Olp di fare nel nostro Paese attività paramilitari sotto copertura, e in cambio in Italia non sarebbero dovuti avvenire attentati terroristici. Le prime tracce del “Lodo Moro” si scoprirono già nel 1979. Non è quindi da escludere che i due reporter ne fossero a conoscenza ed eliminati proprio per farli tacere. A conferma dei traffici illegali, c’è la testimonianza di Patrizio Peci, un terrorista pentito che rivelò che le armi che transitavano in Medio Oriente arrivavano alle Brigate Rosse italiane. Ecco cosa fece mettere a verbale: «Vi fu da parte dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina una fornitura di armi, esplosivi, plastico, bombe ananas, mitragliatrici pesanti e mitragliatrici tipo Sterling che per tre quarti era destinata alle Br e per un quarto alle eventuali operazioni dell’Olp sul territorio italiano».