“Nel momento in cui andremo in Parlamento Italia viva si prenderà le sue responsabilità rispetto a quello che accadrà in Parlamento” dice Bonafede che nega “ogni mia rigidità”. Anche il Pd sorride a Bonafede e attacca i renziani: “Da Iv è arrivato un atteggiamento incomprensibile e grave” – spiega il responsabile Giustizia del partito, Walter Verini. “La riunione ha avuto un esito significativo: Bonafede sulla prescrizione è mosso molto rispetto alle rigide posizioni iniziali e a un punto di partenza inaccettabile. Già da lunedì il Cdm affronterà e approverà un ddl per la riforma del processo penale con l’obiettivo di giungere a una durata certa è ragionevole dei processi e al più presto alla Camera cercheremo di veicolare la riforma della prescrizione”.
Conte è, ovviamente, molto soddisfatto dell’accordo
Conte, ovviamente, si sente molto soddisfatto dell’accordo. Fonti di palazzo Chigi fanno trapelare che “Il presidente del Consiglio era e resta interessato a varare una complessiva riforma del processo penale in modo da accelerare i tempi della giustizia. Quanto al tema della prescrizione, non ha mai ritenuto che questo specifico profilo di disciplina fosse tale da oscurare il complessivo disegno riformatore”. “Ad ogni buon conto – continuano le fonti- si è speso anche sul tema della prescrizione per trovare un punto ancora più avanzato di mediazione rispetto al cosiddetto lodo Conte, pervenendo a formulare una nuova proposta efficace sul piano tecnico giuridico e utile a contemperare due distinti interessi che vanno tenuti in bilanciato equilibrio: da una parte evitare la denegata giustizia che – come spesso è accaduto nella storia giudiziaria italiana – ha comportato che i processi si concludessero senza una sentenza di merito, di assoluzione o di condanna che sia; dall’altro l’interesse alla durata ragionevole del processo”. Insomma, per Conte tutto va bene e tutto è bene quel che finisce bene.
I due niet di Bonafede e Renzi si sono elusi a vicenda
La verità è che, sulla prescrizione, i due niet contrapposti di M5S e Iv si sono elisi a vicenda e il ‘lodo Conte 2’ non basta e non basterà a rimettere insieme i cocci del governo. Il primo niet è stato quello del ministro Bonafede, Molti suoi colleghi ministri dell’M5S erano pronti alla prima mediazione avanzata dal Pd e che ieri ha tenuto banco per tutta la giornata, quella di far scattare il blocco definitivo della prescrizione solo dopo una doppia condanna, in primo grado e in appello, ma Bonafede ha detto ‘no’ perché la soluzione che non farebbe distinzioni, da molti ritenute incostituzionali, tra condannati e assolti: per lui, è uno snaturamento della sua riforma. Il ministro apre un’ipotesi di compromesso, ma molto più minimalista. E’, appunto, il cosiddetto “lodo Conte due” o “Lodo Conte Leu”, ideato dall’avvocato Federico Conte, deputato di Liberi e Uguali. Ma la soluzione non soddisfa per nulla Italia Viva e Bonafede, capodelegazione dell’M5S al governo, con alle spalle, la forza subdola di Di Maio, che non ha alcuna intenzione di rinunziare alla guida del partito, non vuole rinunciare allo scalpo che chiedono i renziani: rinviare l’entrata in vigore della sua riforma, riforma che blocca, già dal primo grado di giudizio, il decorrere della prescrizione, perché lo considera un affronto inaccettabile. S’impunta e, alla fine, la spunta, ma Italia Viva rompe, non ci sta.
Iv punta a scardinare la riforma Bonafede per sempre
Il secondo niet è quello di Italia Viva, il partito di Renzi. Mentre i deputati del Pd incaricati della mediazione (Bazoli e Verini) attendono, in un Transatlantico deserto, di andare a palazzo Chigi per prendere parte al vertice in ‘notturna’, piomba la notizia che i renziani non ne vogliono sapere, di mediazioni al ribasso. Da fonti – anonime ma ufficiali – di Italia Viva si apprende che la delegazione del partito di Renzi “rimane ferma sulla posizione espressa da tutti gli avvocati e dalla maggioranza dei magistrati sulla prescrizione. La proposta di mediazione avanzata da Lucia Annibali con un emendamento al MilleProroghe è – dicono – la soluzione più intelligente per approfondire la discussione con spirito costruttivo. Se il resto della maggioranza vorrà seguire Bonafede nel muro contro muro si voterà alla Camera prima il Lodo Annibali, poi la Legge Costa. Nel caso in cui non vi fossero i numeri al Senato, Italia viva presenterà una proposta di legge di ripristino della Legge Orlando (che, cassata dalla riforma Bonafede, bloccava la prescrizione in modo soft, rimodulandola, ndr.) con la firma di tutti i senatori del gruppo, incluso Renzi. E chiederà di votarla a Palazzo Madama dove Bonafede non ha i numeri anche col sostegno del Pd. Italia Viva non accelera e non polemizza ma da qui a sei mesi Bonafede dovrà cedere. Se non lo convincerà la politica, ci penserà la matematica” conclude la nota ufficiale del partito di Renzi.
Renzis’ file: il garantismo e la voglia di far saltare Conte
Parole durissime, al curaro, che però vanno spiegate bene. Nel merito, Iv considera ogni mediazione, anche quella presentata dal Pd, ininfluente e non garantista. Per i renziani vale solo il rinvio sic et simpliciter della prescrizione già chiesto dallo stesso Renzi e dai suoi deputati pronti, come ha detto più volte Ettore Rosato, a votare anche il ddl di Enrico Costa (in aula alla Camera il 24 febbraio) che cancella del tutto la legge Bonafede. Ma sul rinvio non c’è, al momento, come detto, alcuna disponibilità di Bonafede. La verità è che Renzi e i suoi vogliono far saltare il decorrere della riforma Bonafede con il cd. “lodo Annibali” (rinvio dell’entrata in vigore della legge sulla prescrizione di un anno, fino a gennaio del 2021). L’intento è duplice. Da un lato è garantista e in linea con la posizione degli avvocati: garantire, agli imputati, almeno i tempi certi del processo che dovrebbero essere contenuti in un disegno di legge delega, quello della riforma del processo penale, che il guardasigilli promette di presentare da settimane ma che, allo stato, ancora non si vede. Insomma, Iv non si fida. L’altro intento è politico. Renzi vuole, se non ‘far saltare’ del tutto la maggioranza, provocare una sua crisi: le dimissioni di Bonafede, forse quelle di Conte, un rimpasto, forse persino una crisi di governo per farne un altro, magari di tipo ‘istituzionale’, con dentro pezzi di azzurri e di altri, che sostituisca Conte come premier e dia più garanzie.
Il Colle irritato e preoccupato: “Se salta Conte si vota
Peccato che il Colle abbia fatto sapere, proprio ieri, che “se cade questa maggioranza, non ce n’è un’altra, si va al voto”. In realtà, un’altra maggioranza ci sarebbe: un ‘ribaltone’ che vedrebbe il centrodestra dare vita a un governo con Iv e una pattuglia di ‘disperati’ del Misto che vedono il voto come la peste bubbonica. Ma al di là del fatto che un governo simile difficilmente potrebbe passare per un governo ‘istituzionale’ (sarebbe, appunto, anche se via ‘ribaltone’, un governo ‘politico’, cioè con una maggioranza di un altro segno: verde-nero-rosa, stavolta), i numeri sarebbero certi al Senato ma incerti alla Camera (286 la somma, a spanne, bisognerebbe pescare nei 36 deputati del Misto per riuscire ad arrivare a 315 deputati) e Mattarella non è disposto a dar vita all’ennesimo ribaltone. Manderebbe tutti al voto anche se, con il referendum costituzionale da votare il 29 marzo, i collegi elettorali da adeguare alla legge elettorale in essere, il Rosatellum, e quella nuova ancora tutta da scrivere (il Germanicum), i tempi per votare prima dell’estate sarebbero strettissimi. La contromossa di Renzi sta, appunto, nell’intreccio tra referendum costituzionale e date dello scioglimento anticipato delle Camere e voto che impediscono, di fatto, di andare a votare prima dell’estate, sperando dunque che lo spazio per un governo ‘istituzionale’ si crei comunque. Un gioco ad alto rischio che sta già irritando molto il Colle, dal quale si predica “buon senso” e “virtù del compromesso”.
Le mosse future di Iv: guerra alla Camera, poi al Senato
Resta il dato politico che si materializza a tarda notte. Dato che ormai è certo che il governo e la maggioranza non approveranno l’emendamento che contiene il lodo Annibali dentro il Mille Proroghe (è in commissione Affari costituzionali e verrà votato oggi) o esprimeranno voto negativo, in commissione e poi in Aula (il Mille Proroghe andrà in aula della Camera il 10 febbraio), Italia Viva è pronta a tutto, anche a far saltare maggioranza e governo. La guerriglia da vietcong dei renziani avrà tre passaggi: votarsi da soli il lodo Annibali, magari con i voti delle opposizioni, finendo molto probabilmente sconfitti; votare il ddl Costa (che mira ad affossare la legge Bonafede), che andrà in aula, sempre alla Camera, il 24 febbraio; infine, e soprattutto, ipotesi ancora più grave e più seria, riformulare, a prima firma Renzi, il ‘lodo Annibali’ dentro il ddl intercettazioni, in discussione stavolta al Senato, e votarlo, sempre insieme alle opposizioni di centrodestra: “Lì Bonafede non ha i numeri anche col sostengo del Pd, se non lo convincerà la politica, ci penserà la matematica”, attacca Iv. In effetti, al Senato, dati i numeri ‘ballerini’ della maggioranza, se le opposizioni votassero compatte con Iv, la maggioranza rischia seriamente di finire ‘sotto’ e di andare gambe all’aria, aprendo di fatto la crisi di governo. La ‘minaccia’ di Renzi arriva fino a paventare la presentazione di una mozione di sfiducia individuale verso il ministro Bonafede. Un atto di rottura plateale che potrebbe far esplodere, e in via definitiva governo e maggioranza, coalizione e, forse, anche la legislatura.