L’udienza per il ricorso urgente presentato dall’ex Ilva di Taranto per scongiurare l’addio di ArcelorMittal è stata rinviata al prossimo 6 marzoin Tribunale a Milano. Lo ha deciso il giudice Claudio Marangoni dopo la richiesta da parte dei legali delle parti.
ArcelorMittal resta a Taranto, ha assicurato il legale Roberto Bonsignore insieme all’ad per il gruppo in Italia, Lucia Morselli, al termine dell’udienza. “Nel corso dell’udienza – ha spiegato l’avvocato con lei a fianco – abbiamo mantenuto l’impegno a continuare la produzione”. E questo significa che la multinazionale resterà. “In queste settimane – ha aggiunto- è stato fatto un lavoro importante e molto costruttivo. Ed è un bene perché ci consente di passare alla fase legale per la messa a punto della fase contrattuale. Ci sono le basi – ha concluso -per arrivare a un accordo”.
ArcelorMittal “ha grande rispetto del Governo e del presidente del consiglio come lo abbiamo noi avvocati. Pur avendo esercitato il diritto di recesso, ritiene che la soluzione transattiva, bonaria e industriale sia la migliore per tutti”, ha detto il legale di ArcelorMittal, Ferdinando Emanuele, a margine della udienza. E a dimostrazione di questo, afferma, “nonostante la pendenza di questo ricorso cautelare, ha continuato a mantenere in funzionamento gli impianti e a produrre in ossequio a un invito del presidente del Tribunale e del presidente del consiglio”.
Sono escluse altre proroghe nella causa che contrappone i commissari dell’Ex Ilva e ArcelorMittal al Tribunale di Milano. Fonti vicine ai commissari fanno sapere che quella decisa oggi, la terza da novembre, sarà l’ultima dopo la trafila di rinvii chiesti per trovare un accordo e risolvere la vicenda del polo siderurgico di Taranto. Senza un’intesa, il 6 marzo si va in discussione davanti al giudice Claudio Marangoni, a cui spetta di decidere sul ricorso d’urgenza presentato dai commissari per scongiurare il disimpegno degli indiani. Tra l’altro, si apprende sempre, tra le parti non tutti erano favorevoli a un’altra proroga così lunga, 20 giorni, per andare avanti nelle negoziazioni.
L’esito di queste prossime settimane di trattative sarà un contratto definitivo o un addendum al precedente che si basa su un nuovo piano industriale. Rispetto a un mese fa, spiegano le stesse fonti, si sono fatti notevoli passi avanti ma i nodi sono ancora tanti e riguardano alcuni dettagli importanti, come il tema dell’occupazione e, soprattutto, l’ingresso di soggetti terzi, di natura pubblica. La trattativa richiede accordi con e tra questi “soggetti terzi” che “ancora non ci sono”, sottolineano le stesse fonti.
Altri dettagli, come eventuali clausole legate all’impegno o meno dei soggetti terzi in una nuova newco, che secondo indiscrezioni potrebbero essere Cdp o Invitalia, saranno discusse nei prossimi giorni. Se tutto va come le parti si augurano (e anche il Governo), ArcelorMittal dovrebbe ritirare l’atto di citazione dove ha ufficializzato il recesso da Ilva verso i commissari straordinari e, a sua volta, i commissari ritirerebbero il ricorso d’urgenza depositato contro la multinazionale. Non è escluso, tra l’altro, che tutto questo possa avvenire prima del 28 febbraio, così da rendere inutile l’udienza di marzo.