Sale la tensione internazionale sul caso di Patrick George Zaky, lo studente dell’Università di Bologna arrestato e detenuto al rientro in Egitto venerdì scorso per una breve vacanza nel suo Paese. Cresce la mobilitazione sociale a suo favore ma il presidente della Camera dei deputati egiziana, Ali Abdel Aal, interviene e “respinge categoricamente le dichiarazioni del presidente del parlamento europeo” David Sassoli sull’arresto di Zaky, definendole in un comunicato “un’ingerenza inaccettabile negli affari interni e un attacco contro il potere giudiziario egiziano”. Lo riporta la Mena. Mercoledì scorso in aula a Strasburgo, Sassoli aveva chiesto l’immediato rilascio di Zaky, ricordando “alle autorità egiziane che l’Ue condiziona i suoi rapporti con i Paesi terzi al rispetto dei diritti umani”. Intanto per Zaky il tribunale egiziano di Mansoura ha fissato a sabato 15 febbraio un’udienza di riesame, in cui si deciderà sul provvedimento di custodia cautelare emesso contro Zaky sabato scorso: in caso positivo il giovane sarà libero. Non solo. Patrick è stato trasferito, poco lontano da Mansoura, a Talkha in un’altra struttura detentiva, e ha potuto vedere seppur per pochissimo la famiglia: provato ma sta bene. Una “buona notizia” per legali e amici del ricercatore che però invitano a non distrarsi sul caso: “Sono giorni cruciali e i riflettori devono essere tenuti accesi”. Ad annunciare le novità è l’ong Eipr, Egyptian initiative for personal rights, con cui Zaky ha collaborato dal 2017 fino alla partenza per Bologna, ad agosto 2019, per completare i suoi studi col master Erasmus Mundus ‘Gemma’. Il 15 febbraio accadrà questo: si discuterà sul ricorso dei legali di Zaky contro la detenzione di 15 giorni decisa l’8 febbraio. Se il ricorso sarà accolto, Patrick verrà scarcerato. Se invece sarà rigettato resta fissata l’udienza del 22 febbraio in cui i giudici decideranno se prorogare o meno la custodia cautelare di altri 15 giorni motivando la decisione con ulteriori indagini sul caso. La ong inoltre rende noto che Patrick è stato trasferito, a pochissimi chilometri, ma in un’altra struttura detentiva, dove la famiglia e i legali hanno potuto visitarlo “per meno di un minuto”. È in condizioni di detenzione “meno favorevoli”, afferma Eipr, ma “non è stato ulteriormente maltrattato”. Nelle 24 ore di buco nero tra l’arresto all’aeroporto al Cairo e la custodia a Mansoura, sua città natale, secondo i legali Patrick è stato interrogato e ha subito percosse e scosse elettriche. Notizie che sono buone ma che non devono lasciar spazio a un incauto ottimismo.
On Friday, February 8th,Patrick George, was kidnapped from Cairo Airport & tortured and interrogated with false accusations.Tomorrow hearing into Patrick’s lawyers’ leave to appeal the previous decision to hold him in custody for 15 days. #FreePatrick https://t.co/sESDlDxETV pic.twitter.com/AZB9wfQZIK
— EIPR المبادرة المصرية للحقوق الشخصية (@EIPR) February 14, 2020
Di qui a sabato sono giorni cruciali per il destino di Patrick, per far sì che non diventi un altro Giulio Regeni. “Questa data intermedia – spiega Riccardo Noury, portavoce Amnesty International in Italia– ci conferma che sono giorni decisivi in cui l’Italia può fare la differenza“. “Bene il richiamo del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, bene le parole del sindaco di Bologna Virginio Merola che ha dichiarato Patrick ‘cittadino bolognese'”, sottolinea Noury. Piccoli segnali di attenzione ma serve cautela. Perché anche in caso di rilascio, sabato, il rischio è che Patrick venga riarrestato con nuovi capi d’accusa. “È assolutamente una buona notizia – dice all’ANSA Amr, l’amico di Patrick che vive a Berlino e che ha denunciato di aver subito rapimento e torture nel 2015 in Egitto – perché non è comune fissare qualcosa prima dell’udienza canonica per il prolungamento della custodia cautelare”. Ma invita alla prudenza: “Speriamo non sia una trappola per far pensare all’opinione pubblica che abbiamo vinto, in modo che cali l’attenzione. L’hanno anche trasferito in una prigione di qualità inferiore, per così dire, dove ora è circondato da criminali, mentre prima era insieme a detenuti politici”. La consapevolezza che pesi la mobilitazione internazionale che si è creata sul caso di Zaky è fortissima tra familiari e amici del ricercatore. Da qui a domenica Amnesty e studenti hanno organizzato più di un flashmob al giorno, da Berlino a Milano dopo le manifestazioni di Bologna e Granada. E lunedì la comunità accademica dell’Alma Mater bolognese ha annunciato un maxi corteo per chiedere la liberazione di Zaky. Tra le accuse che gli vengono rivolte c’è quella di istigazione al rovesciamento del regime. Dopo il faro Ue acceso, con il richiamo di David Sassoli, la Conferenza dei rettori italiani esprime preoccupazione per il destino di Patrick, “a pieno titolo – scrivono – parte della comunità universitaria italiana ed europea”. I rettori sollecitano e seguono le concrete iniziative del Ministero degli Affari Esteri già in atto “a tutela dei valori di civiltà che costituiscono il proprium della vita universitaria”. Mobilitazione in tutta Europa. La data dell’iniziativa di Bologna è stata annunciata da Anna Zanoli, presidente del Consiglio studentesco dell’Alma Mater. Il corteo partirà lunedì alle 18 dal rettorato e si concluderà a Piazza Maggiore. In prima fila insieme agli studenti, ai colleghi di master di Patrick, ci saranno il sindaco Virginio Merola e il rettore di Bologna Francesco Ubertini. L’auspicio degli organizzatori è di una grande partecipazione di tutti i cittadini. “Abbiamo ricevuto moltissimi messaggi di solidarietà”, dice Zanoli. Tra venerdì e sabato presidi e flash mob si terranno a Berlino, Pescara, Padova e Milano.