Scontri tra migranti e la polizia greca sono stati segnalati al confine turco dove gli agenti hanno usato i gas lacrimogeni per respingere migliaia di profughi siriani che a loro volta si sono difesi con il lancio di pietre. Ieri, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha deciso di aprire il confine europeo ai siriani in fuga da Idlib dopo l’escalation della guerra in Siria.
La Grecia ha impedito a 4.000 migranti dalla Turchia di entrare illegalmente in Grecia, ha detto il portavoce del governo, Stelios Petsas, dopo una riunione di emergenza con il premier, Kyriakos Mitsotakis. “La Grecia ha dovuto affrontare ieri un tentativo organizzato, di massa e illegale di violare i nostri confini e l’ha superato”, ha affermato. “Abbiamo protetto i nostri confini e quelli dell’Europa. Abbiamo impedito oltre 4.000 tentativi di ingresso illegale all’interno dei nostri confini”, ha detto.
Ho chiesto a Putin “di togliersi di mezzo” da Idlib, in Siria, ha detto il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan in un discorso ad Istanbul. La Turchia “non può gestire la nuova ondata di rifugiati” dalla Siria.
Al Consiglio di Sicurezza dell’ Onu diversi paesi, a partire dai membri europei, chiedono lo stop all’escalation militare nel nord-ovest della Siria, ma gli Stati Uniti danno disco verde alla Turchia a rispondere secondo il diritto all’autodifesa dopo l’attacco in cui sono rimasti uccisi 33 soldati di Ankara. A lanciare l’allarme sugli sviluppi a Idlib è anzitutto il segretario generale Antonio Guterres, per cui si è arrivati ad “uno dei momenti più allarmanti del conflitto”, e “senza un’azione urgente il rischio di un’escalation ancora maggiore aumenta di ora in ora”: “L’esigenza più urgente è un cessate il fuoco immediato prima che la situazione sia completamente fuori controllo”.
Prima di prendere parte alla riunione di emergenza dei Quindici, Guterres spiega (senza fornire ulteriori dettagli) che “è in preparazione una missione umanitaria” a Idlib, per valutare la situazione sul terreno. Intanto i rappresentanti di Belgio, Francia, Germania, Estonia e Polonia, ex ed attuali membri Ue del Consiglio di Sicurezza, avvertono che “l’escalation militare a Idlib, in Siria, deve fermarsi, ora”. “Condanniamo l’attacco ai soldati turchi”, spiegano, queste azioni “dimostrano che il regime siriano, assistito e sostenuto politicamente dalla Russia, continua la sua strategia militare ad ogni costo”. Chiedono poi “la fine della campagna militare di Damasco sostenuta da Mosca”, e “appoggiano la richiesta del segretario generale per un cessate il fuoco immediato e un accesso umanitario senza ostacoli”. Anche gli Usa chiedono “un cessate il fuoco immediato e duraturo”, ma l’ambasciatrice americana Kelly Craft, condannando l’attacco, dice pure che “la Turchia ha il nostro pieno supporto nel rispondere per autodifesa ad un attacco ingiustificato”.
Mentre il segretario di stato Mike Pompeo fa sapere che Washington “sta esaminando le opzioni per assistere la Turchia contro questa aggressione”. L’ambasciatore di Ankara all’Onu Feridun H. Sinirlioglu, da parte sua, afferma che il suo paese “non vuole la guerra, ma non esiterà a usare la forza se e quando la sua sicurezza sarà minacciata”, e “qualsiasi provocazione e molestia sarà vendicata con ogni mezzo”. Il collega di Damasco Bashar al Jafaari però “respinge l’affermazione della Turchia secondo cui l’aggressione contro il suo paese è autodifesa”, e il delegato di Mosca, Vassily Nebenzia, precisa che l’incidente non è avvenuto nella postazione di osservazione e le coordinate ricevute da Ankara non menzionavano la posizione dei soldati.