Coronavirus, appello Coldiretti contro gli accaparramenti

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I rifornimenti alimentari sono garantiti in tutte le aree del Paese nei mercati e nei supermercati dove occorre “evitare inutili accaparramenti che favoriscono solo le speculazioni”. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento alla “inutile corsa agli acquisti che si è verificata in alcune realtà per cibi e bevande”, dopo il provvedimento varato dal Governo per contenere l’emergenza coronavirus che introduce misure speciali per la regione Lombardia e 14 provincie di Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Marche. “Su nostra sollecitazione sono stati pubblicati i chiarimenti sul trasporto merci e sul lavoro necessari a dare continuità alle attività produttive nelle campagne dove vanno seguiti i cicli stagionali, dalla semina alla raccolta e garantita la cura delle piante e l’assistenza e l’alimentazione degli animali allevati nelle stalle, ma anche la trasformazione industriale e le consegne per la distribuzione commerciale”, afferma in una nota il presidente della ColdirettiEttore Prandini.

Un monitoraggio della Coldiretti sugli effetti sulla spesa dell’emergenza coronavirus in base alle indicazioni della Fondazione Campagna amica in mercati e fattorie lungo tutta la Penisola, ha rilevato un aumento degli acquisti di frutta e verdura pari a circa il 20% nei mercati contadini nella prima settimana di marzo rispetto allo stesso periodo del mese precedente. “Per effetto dei cambiamenti climatici con l’inverno più caldo mai registrato in Europa – continua la Coldiretti – l’Italia può contare in questo periodo su un’ampia offerta di verdure e, grazie all’anticipo di maturazione delle primizie, sui banchi si trovano già asparagi, fragole, agretti, zucchine, carciofi e pomodori”.

Confesercenti lancia l’allarme per l’impatto sull’economia delle misure prese per contenere l’epidemia di coronavirus. “La salute pubblica è la priorità assoluta – dice la presidente Patrizia De Luise, commentando l’ultimo decreto – e con i nuovi provvedimenti anche l’emergenza per l’economia ha cambiato passo e i danni per le imprese rischiano di essere incalcolabili. Altissimo il tasso di micro, piccole e medie imprese – prosegue Luise – delle province isolate, decine di migliaia di attività del turismo, ma anche di negozi, bar, ristoranti e non solo, che sono o stanno per entrare in crisi: dovremo garantire a queste attività la sopravvivenza”. De Luise sottolinea che “servono da subito interventi: moratorie per scadenze fiscali ed agevolazioni speciali per l’accesso al credito”. Confesercenti aveva aggiornato ieri mattina, prima del decreto, le stime sull’impatto sull’economia dell’emergenza coronavirus: la perdita di fino a 6,5 miliardi di consumi, interni e turistici, e 8 miliardi di Pil nel semestre, se la ‘fase acuta’ dell’allarme da contagio fosse durato fino ad aprile. Queste previsioni andranno ora ulteriormente riviste. “Ci troviamo di fronte ad una crisi che nessuno era preparato ad affrontare – osserva la presidente – ed è opportuno che tutti diano il proprio contributo: le nostre strutture territoriali si sono già attivate per informare e assistere le imprese in questa fase”.

Donatella Prampolini, vicepresidente di Confcommercio e presidente della Federazione italiana dettaglianti alimentari, assicura che “non vi è nell’immediato il rischio di non reperire prodotti alimentari e i nostri lavoratori stanno garantendo questo servizio essenziale. Occorre però prestare attenzione alle misure previste dal Dpcm che i nostri associati hanno tutta l’intenzione di rispettare”. E Assolombarda sottolinea: “Alcuni chiarimenti al Dpcm che impatta su imprese e lavoratori: rientrano tra le ‘comprovate esigenze lavorative’ tutte le attività di impresa. Nessun blocco ad attività produttive e lavorative nè a trasporti e circolazione delle merci”.

E sul sito del governo è arrivata una nota esplicativa del Dpcm: “Le merci possono entrare ed uscire dai territori interessati. Il trasporto delle merci è considerato come un’esigenza lavorativa: il personale che conduce i mezzi di trasporto può quindi entrare e uscire dai territori interessati e spostarsi all’interno degli stessi, limitatamente alle esigenze di consegna o prelievo delle merci”. Il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia aveva sottolineato che “bisogna tutelare i vari aspetti del lavoro, sia nelle fabbriche perché nella manifattura non si può applicare lo smartworking, sia per quanto riguarda il transito merci. Se si fermano le merci, ci sarà un effetto collaterale negativo acceleratore sull’economia. Serve – aveva osservato Boccia – una circolare applicativa sulle merci”, che chiarisca se il transito è consentito o meno e quali siano le ‘comprovate’ esigenze di lavoro.

I pubblici esercizi riuniti nella Fipe-Confcommercio fanno sapere che “rispetteranno i provvedimenti annunciati dal Governo”, ma fanno presente “che alcune disposizioni appaiono incoerenti e altre risultano di difficile applicazione, come la regola che riversa sulle imprese l’onere di tenere i clienti alla distanza di un metro. Oggi – domenica, ndr – centinaia di telefonate e appelli che chiedono la chiusura temporanea delle attività di pubblico esercizio, nella comprensibile preoccupazione – da imprenditori e da cittadini – per la salute di clienti, dei propri dipendenti e delle relative famiglie, come reazione alla difficoltà di gestione delle attuali disposizioni e nella speranza che questo sacrificio possa almeno servire ad accelerare il ripristino della normalità”. “Le perdite – rileva – stanno mettendo in ginocchio intere categorie” di un settore che riunisce 300mila imprese e un milione di lavoratori.

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