Coronavirus, Borrelli: “Il picco è stato raggiunto ma non bisogna abbassare la guardia”

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Con più di 105mila contagiati, oltre 77mila italiani tuttora positivi e quasi 12mila e 500 morti, l’Italia raggiunge il picco del contagio per il coronavirus. Ma l’apice non è una vetta quanto piuttosto un ‘plateau’, un altopiano di montagna che va attraversato prima che si possa cominciare ad intravedere la discesa.

La situazione nei territori del nord resta la più drammatica, ma il sud è ancora a rischio, e nessuno può e deve pensare di poter abbassare la guardia. Lo sottolinea, intervistato dal Corriere della Sera, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli, il quale osserva che non si sa quando si uscirà dall’emergenza coronavirus, ma è certo che senza le misure messe in campo, ora si conterebbero molti più morti. E per Borrelli, quando sarà finita, sarà molto difficile ripercorrere quel metro che ora separa le persone: “Dovremo essere abili a riavvicinarci all’altro gradualmente, senza perderne la fiducia”

Test rapidi a tutti e riavvio in 3 fasi – Un’indagine a larga scala sulla popolazione utilizzando test rapidi sierologici, che indichino cioè chi ha sviluppato anticorpi al nuovo coronavirus, per avere il polso reale della diffusione del contagio. A questo sta lavorando l’Istituto superiore di sanità (Iss),mentre già si pensa ai piani per la ‘riapertura’ del Paese e delle attività. Un riavvio che, dopo la proroga delle misure di contenimento almeno a dopo Pasqua, secondo gli esperti dovrà avvenire in modo scaglionato per tipologia di attività e per Regioni. In vista della ripartenza, però, fondamentale è riuscire ad avere un quadro reale dei casi di positività e anche di chi è certamente guarito avendo sviluppato anticorpi al virus SarsCov2. Ma per fare indagini ampie di questo tipo sulla popolazione, ha spiegato il presidente Iss Silvio Brusaferro alla conferenza stampa all’Istituto per fare il punto epidemiologico sull’epidemia di Covid-19, “servono test più rapidi per la ricerca degli anticorpi”. I test con tamponi, infatti, richiederebbero tempi più lunghi ed un’organizzazione complessa. Dunque, ha annunciato, “stiamo pensando di fare questo tipo di indagine e stiamo mettendo a punto le tecnologie per poterlo fare. Stiamo cioè lavorando per poter fare a stretto giro un’indagine di prevalenza sierologica”. Infatti, “avere una stima in tempi rapidi su un campione significativo della popolazione è molto importante per avere una stima reale dei casi, mentre ad oggi dobbiamo accontentarci di modelli”.

Intanto dal Viminale arriva un chirimento in una nuova circolare ai prefetti riguardante la questione delle uscite dei genitori con i figli

Il punto del commissario Arcuri – L’Italia ha acquistato 300 milioni di mascherine e i dispositivi “arriveranno progressivamente nei magazzini della protezione civile e verranno distribuiti con il criterio che abbiamo concordato con la totalità delle regioni, anche per garantirci assoluta trasparenza ed evitare asimmetrie”. Lo ha detto il commissario Domenico Arcuri in conferenza stampa sottolineando che con questi numeri è stata “consolidata una sufficiente quantità di dispositivi”. Inoltre, ha aggiunto Arcuri, ieri è stata consegnata una “quantità sufficiente di mascherine all’ordine dei medici”. ” Pensiamo – ha concluso – che anche loro devono essere dotati di una sorta di ‘magazzino di scorta’, in modo da poter sopperire o aggiungere dotazioni che vanno direttamente a loro”. “Abbiamo fatto molti passi avanti nella produzione nazionale di mascherine in una settimana. Le prime 25 aziende della filiera della moda da ieri producono 200 mila mascherine chirurgiche al giorno. Hanno un piano per andare a 500 mila al giorno la prossima settimana e a 700 mila quella successiva; le aziende del settore dell’igiene personale da ieri fanno 250 mila mascherine al giorno, arriveranno a 400 mila la prossima settimana, a 750 mila quella successiva”. “Stiamo inviando dispositivi soprattutto al centro-nord, ma pensiamo anche alle regioni del sud. Cerchiamo di mantenere queste due leve. Negli ultimi 3 giorni abbiamo distribuito 290 ventilatori alle regioni, nei prossimi 3 giorni contiamo di distribuirne altri 599, il 40% di quanto distribuito finora. A ieri abbiamo distribuito 1.237 ventilatori polmonari. Con forniture così massicce andiamo anche verso sud, che dobbiamo assolutamente evitare si trovi in condizioni simili a quelle delle regioni del centro-nord più colpite dal coronavirus”. “Sono dotazioni massicce, ma ancora non riusciamo a raggiungere tutti i target: spero che la prossima settimana anche i farmacisti verranno riforniti di dispositivi di protezione” precisa Arcuri

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