Ha postato una foto di Silvia Romano e sotto ha scritto “impiccatela” un consigliere comunale di Asolo (Treviso), Nico Basso, un ‘venetista’ capogruppo della civica “Verso il futuro”, ex assessore della giunta comunale leghista del comune trevigiano. Un post su Facebook che ha subito cancellato, ma che era accompagnato da altri messaggi di odio e offese volgari alla giovane cooperante italiana liberata in Somalia dopo 18 mesi di prigionia.
A Milano aperta un’inchiesta – Per gli insulti sui social e le frasi minacciose rivolte sui social a Silvia Romano, il responsabile dell’antiterrorismo milanese, Albero Nobili ha aperto una indagine. L’ipotesi, contro ignoti, è di minacce aggravate.
Attorno a Silvia Romano, la giovane cooperante rapita in Kenya il 20 novembre 2018 e liberata in Somalia sabato scorso, già da domenica, al suo arrivo in Italia, è sorta una campagna di odio. Per questo la Prefettura di Milano, città in cui lei vive con la famiglia e dove ieri è rientrata, sta valutando misure di protezione e il palazzo del Casoretto in cui abita è già sorvegliato dalle forze dell’ordine.
Ora dopo gli insulti e le minacce anche di morte (vicino a casa della ragazza è stato trovato anche un volantino) legate in particolare alla conversione all’Islam, maturata dalla ragazza durante la prigionia, il pm Nobili ha aperto un’inchiesta.
C’è un frequente passaggio di auto delle forze dell’ordine lungo la via del quartiere Casoretto di Milano, dove da ieri Silvia Romano è tornata a casa dopo essere stata sequestrata per un anno e mezzo fra Kenya e Somalia. A differenza di ieri non c’è il presidio fisso di auto di polizia e carabinieri, ma le pattuglie rallentano passando davanti al palazzo.
Sul portone del condominio sono ancora incollati i cartelli con i messaggi di bentornato per la giovane cooperante. E’ alzata la tapparella della finestra al secondo piano da cui Silvia Romano si è affacciata ieri per ringraziare la folla di persone che la attendeva.