“A me non risultano riscatti” per la sua liberazione, “altrimenti dovrei dirlo”. Lo ha detto il ministro degli Esteri Luigi Di Maio alla trasmissione ‘Fuori dal Coro’ su Rete 4. “Perché la parola di un terrorista che viene intervistato vale più di quella dello Stato italiano?”, ha aggiunto riferendosi all’intervista di oggi al portavoce degli Shabaab che parlava del pagamento di un riscatto da parte dell’Italia. “Non voglio fare la morale” ma “nessuno di noi sa cosa significa restare un anno e mezzo in mano ad una cellula terroristica che arruola i bambini, dei criminali. Aspettiamo che questa ragazza possa ritrovare una sua serenità: si sono invece scatenate una serie di minacce che rischiano di farle avere una scorta in Italia dopo che l’abbiamo liberata da una cellula terroristica”, ha sottolineato Speranza. “Non sappiamo cosa c’era dietro il suo sorriso quando è scesa dall’aereo”, ha aggiunto.
“Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito“. Lo ha detto la mamma di Silvia Romano, uscendo con il cane dalla sua casa in via Casoretto, a Milano. “Usate il cervello”, ha aggiunto la signora rientrando e ribadendo di non voler rilasciare altre dichiarazioni. “Vogliamo stare in pace, abbiamo bisogno di pace”.
Intanto a Milano aperta un’inchiesta – Per gli insulti sui social e le frasi minacciose rivolte sui social a Silvia Romano, il responsabile dell’antiterrorismo milanese, Albero Nobili ha aperto una indagine. L’ipotesi, contro ignoti, è di minacce aggravate. Il profilo Facebook di Silvia Romano non è più visibile, è stato chiuso.
Attorno a Silvia Romano, la giovane cooperante rapita in Kenya il 20 novembre 2018 e liberata in Somalia sabato scorso, già da domenica, al suo arrivo in Italia, è sorta una campagna di odio. Per questo la Prefettura di Milano, città in cui lei vive con la famiglia e dove ieri è rientrata, sta valutando misure di protezione e il palazzo del Casoretto in cui abita è già sorvegliato dalle forze dell’ordine.
Ora dopo gli insulti e le minacce anche di morte (vicino a casa della ragazza è stato trovato anche un volantino) legate in particolare alla conversione all’Islam, maturata dalla ragazza durante la prigionia, il pm Nobili ha aperto un’inchiesta.
Un consigliere del Comune di Asolo (Treviso) ha postato una foto di Silvia Romano e sotto ha scritto “impiccatela”, Nico Basso, un ‘venetista’ capogruppo della civica “Verso il futuro”, ex assessore della giunta comunale leghista del comune trevigiano. Un post su Facebook che ha subito cancellato, ma che era accompagnato da altri messaggi di odio e offese volgari alla giovane cooperante italiana liberata in Somalia dopo 18 mesi di prigionia.
Sotto la lente anche un post di Sgarbi – Al vaglio dei pm di Milano, che indagano sugli insulti e sulle minacce a Silvia Romano, c’è anche un post di Vittorio Sgarbi, il quale ha scritto che la giovane “va arrestata” per “concorso esterno in associazione terroristica”. Del post, tra l’altro, ha parlato, da quanto si è saputo, la stessa 24enne nell’audizione di oggi pomeriggio, come persona offesa, davanti al pm di Milano Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo, e agli investigatori del Ros dei carabinieri.