Alta tensione su Hong Kong , Trump contro la Cina

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La Cina ha violato la sua promessa di assicurare l’autonomia di Hong Kong’ ha detto Donald Trump in conferenza stampa alla Casa Bianca. L’amministrazione Usa comincerà il processo per eliminare le esenzioni che conferiscono ad Hong Kong un trattamento speciale perchè con la stretta di Pechino l’ex colonia britannica “non è più autonoma“: lo ha annunciato Donald Trump alla Casa Bianca. Ma c’è di più: Gli Usa sospenderanno l’ingresso a certi cittadini cinesi identificati dagli Stati Uniti come possibile rischio per la sicurezza nazionale. Il presidente americano ha anche annunciato la fine dei rappoorti con l’Oms aggiungendo che i fondi Usa saranno diretti ad altre organizzazioni nel mondo.

Wall Street procede positiva dopo la parole di Donald Trump contro la Cina, con il Dow Jones che guadagna lo 0,21%, il Nasdaq lo 0,87% e l’indice S&P500 lo 0,36%.

Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno esortato la Cina a riflettere sulle “serie preoccupazioni” espresse da molti Paesi circa l’autonomia di Hong Kong, durante una riunione alle Nazioni Unite osteggiata da Pechino. Lo ha riferito l’inviato britannico all’Onu. “Speriamo che il governo cinese si fermi e rifletta sulle preoccupazioni serie e legittime che questa proposta ha sollevato sia a Hong Kong che nel mondo”, ha dichiarato Jonathan Allen, vice rappresentante permanente della Gran Bretagna.

L’ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, Kelly Craft, ha detto che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno chiesto “colloqui di emergenza” dopo l’adozione di Pechino della legge sulla sicurezza nazionale per Hong Kong. “Il mondo libero deve stare con la gente di Hong Kong”, ha scritto su Twitter.

“Qualsiasi tentativo di usare Hong Kong per interferire negli affari interni della Cina è destinato al fallimento”: lo ha detto l’ambasciatore cinese presso le Nazioni Unite Zhang Jun dopo una riunione informa del Consiglio di Sicurezza dell’Onu in videoconferenza. Durante la riunione richiesta da Washington e Londra sulla controversa legge sulla sicurezza per Hong Kong, il diplomatico “ha esortato gli Stati Uniti e il Regno Unito a smettere di porre accuse infondate contro Cina”, afferma una dichiarazione della missione diplomatica cinese.

Londra assicurerà visti più facili e percorso agevolato verso il passaporto britannico per i cittadini di Hong Kong da parte del Regno Unito. Lo ha annunciato il governo di Boris Johnson, in risposta alla Cina, se Pechino non rinuncerà all’imposizione della nuova legge sulla sicurezza nell’ex colonia già condannata da Londra – all’unisono con Usa, Canada e Australia – come “una violazione” delle garanzie sul modello ‘uno Stato, due sistemi’ previsto dalla Dichiarazione sino-briannica che sancì la restituzione del territorio.

La Cina ha risposto a questa ipotesi minacciando l’adozione di “necessarie contromisure” contro la Gran Bretagna se Londra metterà in atto le nuove procedure sui passaporti. L’avvertimento è stato lanciato dal portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian.

Pechino ha minacciato di attaccare anche Taiwan se non ci saranno altri modi d’impedirne l’indipendenza: il generale Li Zuocheng, capo del Dipartimento di staff congiunto e membro della Commissione militare centrale, ha detto che “se si perde la possibilità di riunificazione pacifica, l’Esercito di liberazione popolare con l’intera nazione, incluso il popolo di Taiwan, prenderà ogni misura necessaria per distruggere trame o azioni separatiste”. Li, in occasione del 15/mo anniversario della Legge antisecessione, ha aggiunto che proprio la legge del 2005 dà la base legale per un’azione militare.

Taiwan ha replicato alla minaccia affermando che Taipei  “non sceglierà mai di essere un Paese autoritario e di essere soggetto alla
violenza”. In una nota, il Consiglio di Taiwan per le relazioni con la Cina ha precisato che la Repubblica di Cina, il nome ufficiale di Taipei, è un Paese sovrano che “non ha mai fatto parte della Repubblica popolare cinese in termini storici o di diritto internazionale”.

LA POSIZIONE ITALIANA – Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha partecipato oggi alla riunione dei ministri degli Esteri Ue in cui si è discusso di Hong Kong. Nel corso della riunione – si apprende da fonti della Farnesina – sono state confermate da parte dell’Italia le serie preoccupazioni per gli effetti della scelta della Cina. La posizione italiana è che occorre preservare la stabilità, la prosperità, l’autonomia e il sistema di libertà e diritti fondamentali di Hong Kong. Per questo oggi Di Maio ha condiviso con i partner europei il forte rammarico per la situazione attuale. Di Maio, riferiscono le stesse fonti, ha quindi auspicato che i prossimi sviluppi non siano lesivi del fondamentale principio ‘un Paese, due sistemi’. Proprio per preservare le libertà e i diritti dei cittadini di Hong Kong, inclusi quelli di espressione, manifestazione e dibattito democratico, il dialogo con Pechino deve proseguire, come ha giustamente affermato anche Josep Borrell. Roma continuerà quindi a insistere per la salvaguardia di questi principi insieme alla Ue che, quando sa essere unita, è forte e incisiva.

Intanto il presidente americano Donald Trump coglie l’occasione della polemica che lo vede contrapposto a Twitter per lanciare nuovi strali contro Pechino: “Twitter – ha affermato l’inquilino della Casa Bianca – non sta facendo nulla su tutte le menzogne e la propaganda fatte circolare dalla Cina o dalla sinistra radicale del partito democratico”.

La possibile mossa britannica sui passaporti è stata minacciata apertamente dal ministro degli Esteri, Dominic Raab. E varrebbe per quei cittadini di Hong Kong, circa 300.000 attualmente, già in possesso del documento di British National (Overseas) – o Bno – una sorta di passaporto bis che al momento consente ai titolare solo di visitare il Regno Unito senza visto per periodi fino a 6 mesi, senza metterne in discussione la nazionalità cinese esclusiva. “Se la Cina continua lungo la strada intrapresa e dà attuazione a questa legislazione sulla sicurezza nazionale, noi rimuoveremo il limite dei sei mesi e consentiremo ai titolari dei passaporti Bno di chiedere di estendere il periodo (di permanenza nel Regno Unito) fino a 12 mesi per motivi di lavoro o di studio”, ha spiegato il capo del Foreign Office. Tempo sufficiente, ha sottolineato, a far maturare il diritto per “avviare il percorso verso una futura cittadinanza” britannica.

Il ministero cinese della Pubblica sicurezza assicura intanto ogni sforzo “per guidare e sostenere la polizia di Hong Kong al fine di fermare le violenze e ristabilire l’ordine” in seguito alle proteste contro l’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale. La nuova legge punirà secessione, sovversione, terrorismo e interferenze straniere secondo modalità che saranno rese note nelle prossime settimane. La Cina ha presentato “proteste formali” contro Usa, Gran Bretagna, Canada e Australia che ieri hanno firmato la nota congiunta di condanna sull’imposizione da parte di Pechino della legge. “Queste nazioni non hanno titolo o basi legali per citare la Dichiarazione sino-britannica”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian.  Qualsiasi tentativo “di ostacolare la nuova legge sulla sicurezza nazionale della Cina a Hong Kong è destinato a fallire”, ha affermato Zhaoo, rispondendo in particolare alla minaccia del segretario di Stato americano Mike Pompeo di revocare lo speciale status commerciale di Hong Kong con gli Usa dopo la stretta di Pechino sull’ex colonia britannica.

Anche l’Alto rappresentante della Ue Josep Borrell ha sottolineato le “profonde preoccupazioni” dei 27 per le misure adottate da Pechino, che contrastano con “il principio un paese, due sistemi e sull’autonomia della regione di Hong Kong”. Ma ha chiarito che “le sanzioni non sono il modo per risolvere il nostro problema con la Cina”.

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