Il 2020 è attualmente in corsa per essere l‘anno più caldo in assoluto, tanto che in Siberia nell’ultimo periodo si è toccata la temperatura di 38 gradi. Gli scienziati prevedono che l’Artico inizierà a vedere le estati senza ghiaccio marino entro il 2050, ma in teoria quest’ultimo potrebbe tornare se riuscissimo a raffreddare di nuovo il clima.
Sfortunatamente conosciamo solo tre modi per farlo: estrarre grandi quantità di CO2 dall’aria con alberi o tecnologia; riflettere i raggi del sole su scala planetaria o attendere il progresso. Questa ondata di caldo artico è un assaggio del futuro che sarà fino a quando non si instaureranno delle precauzioni serie.
Il riscaldamento potrebbe rilasciare depositi di metano, un forte gas serra. Il disgelo dei terreni del nord Europa ha persino coinvolto una società mineraria russa per il recente crollo di un serbatoio di carburante, che ha riempito il fiume adiacente con 20.000 tonnellate di gasolio, anche se probabilmente in questo specifico caso sono stati coinvolti anche altri fattori.
Si prevede che il carbonio immagazzinato nelle zone umide contribuirà ad avere circa 100 miliardi di tonnellate di CO2 in questo secolo. Il metano sul fondo dell’oceano richiederebbe secoli per essere liberato.
Eppure ogni tonnellata di CO2 rilasciata dal terreno significa una tonnellata in meno che possiamo emettere se vogliamo raggiungere emissioni zero nette entro il 2050. Ogni anno i risultati delle emissioni avvicinano la nostra scadenza. L’ondata di caldo artico ci mostra che c’è sempre un mix di influenza naturale e umana. Oggi più che mai, dobbiamo evitare di commettere l’errore di pensare che “Siamo tutti condannati” ma dovremmo capire meglio i dettagli. Forse c’è una semplice storia però: ogni po ‘di riscaldamento che evitiamo contribuirà a mantenere il nostro pianeta un posto più familiare e più facile in cui vivere.