I risultati provenienti da uno studio condotto dal National Oceanography Centre del Regno Unito ha rivelato che ci sono 21 milioni tonnellate di minuscoli frammenti di plastica che galleggiano all’interno dell’Oceano Atlantico. I risultati di tale studio sono stati pubblicati sulla rivista “Nature Communications”.
La dottoressa Katsia Pabortsava, del National Oceanography Center, che ha condotto lo studio, ha affermato che misurando la massa di particelle di plastica molto piccole, lei e i suoi colleghi possono stimare il carico di plastica nell’intero Atlantico: “In precedenza, non siamo stati in grado di bilanciare la quantità di plastica che abbiamo trovato nell’oceano. Questo perché non stavamo misurando le particelle più piccole”.
Durante la loro spedizione, dal Regno Unito alle Isole Falkland, Pabortsava e i suoi colleghi hanno rilevato fino a 7.000 particelle per metro cubo di acqua di mare, analizzando i loro campioni e prendendo in considerazione i tre polimeri più comunemente usati – polietilene, polipropilene e polistirene – tutti utilizzati spesso negli imballaggi. I risultati, spera il team, aiuteranno gli sforzi futuri per misurare il danno ecologico e ambientale che potrebbe essere causato da questi frammenti di plastica, fornendo una “misura più robusta” del suo accumulo in parti remote dell’oceano.
Jamie Woodward, un esperto di inquinamento plastico, dell’Università di Manchester, ha affermato che “la scala geografica dello studio è impressionante”. Adesso risulta necessario comprendere quali saranno gli impatti ecologici di questa contaminazione in tutte le parti dell’oceano. Dall’arrivo della pandemia da coronavirus, gli scienziati che si sono occupati dello studio legato alle microplastiche presenti nell’Oceano Atlantico, hanno affermato che la mascherina usa e getta risulta essere uno degli elementi più comuni per quanto riguarda i rifiuti di plastica.