Ci sono diverse parole chiave che potremmo utilizzare per descrivere l’emergenza coronavirus che ha caratterizzato pienamente questa maledetta annata. Eppure volendo essere sintetici il numero di queste parole chiave si potrebbe ridurre benissimo a due: Lockdown e coprifuoco. La prima abbiamo imparato a conoscerla bene, mentre la seconda nel corso della storia è stata riadattata più volte a seconda dei diversi contesti.
La parola “coprifuoco” è stata utilizzata per la prima volta durante il Medioevo, quando al termine della giornata la campana del borgo suonava per avvertire i cittadini che il fuoco doveva essere coperto con la cenere per evitare che le fiamme si propagassero. Da allora ne abbiamo fatta di strada e questo fatidico termine nel tempo ha assunto sempre significati diversi. Basti pensare che nei paesi minacciati dalle guerre e dalle rivoluzioni, il termine coprifuoco indicava che i cittadini, superato un certo orario, dovevano ritirarsi nelle loro abitazioni per evitare disordini.
Oggi nel pieno dell’emergenza coronavirus la parola coprifuoco sta tornando a riecheggiare in Italia e anche in molti paesi europei, in preda alla risalita dei contagi giornalieri. Abbiamo il coprifuoco alla francese con i cittadini chiusi in casa a partire dalle 21 e poi quello all’italiana, che invece scatterebbe alle 22 per locali, bar e ristoranti. E’ stato proprio questo il tema principale trattato nelle stanze di Palazzo Chigi per tutta la scorsa notte, dove il presidente Giuseppe Conte, accompagnato dagli altri ministri, ha discusso le nuove misure per contrastare la pandemia.
La giornata di ieri ha fatto registrare ben 10.010 contagi e il Presidente del Consiglio sarebbe preoccupato per la cosiddetta seconda ondata e risulta essere fermamente convinto del bisogno di introdurre delle limitazioni, ma allo stesso tempo vorrebbe evitare che si torni ad un lockdown totale come la scorsa invernata. L’obiettivo sarebbe quello di restringere ulteriormente gli orari di bar, locali e ristoranti, con la vendita di alcolici vietata dopo un certo orario, in modo da contrastare la movida, rafforzare lo smart working e alleggerire i mezzi di trasporto pubblico.
Intanto i numeri degli ultimi 3 giorni fanno paura e vedono ben 25mila persone contagiate in appena 72 ore, cifre che hanno superato nettamente quelle del lockdown, anche se bisogna ammettere che il numero dei tamponi quotidiano è decisamente superiore rispetto ai mesi precedenti. I decessi di ieri sono stati 55, rispetto agli 83 del giorno precedente, ma se andiamo a fare una analisi a lungo temine, dall’inizio dell’emergenza in Italia ci sono stati 391.611 casi con 36.427 vittime.
Le terapie intensive stanno tornando a riempirsi e attualmente troviamo 638 pazienti ricoverati (+52 in un giorno), numeri che ci riportano indietro al mese di maggio. A destare particolare preoccupazione sono i dati della Lombardia, che oltre ad essere stata la regione più colpita in assoluto nell’arco di tutta l’emergenza, oggi è anche quella con il più alto incremento di contagi negli ultimi giorni, basti pensare che solamente ieri sono stati 2419.