L’ultima crisi di Governo ha creato degli scenari inediti nella storia del sistema politico italiano, con il presidente Mattarella che si è ritrovato costretto ad intervenire perché le forze politiche non riuscivano a trovare una soluzione per la crisi del Conte 2. Infatti Con un duro intervento al Senato, l’8 dicembre 2020 Matteo Renzi, leader di Italia Viva, aveva messo nel mirino la bozza del Recovery Plan e criticato le scelte del Governo. Il premier Conte aveva replicato nella conferenza stampa di fine anno dicendosi pronto alla sfida in Parlamento: “Chi vorrà rompere gli equilibri del Governo se ne prenderà la responsabilità”.
La situazione precipita Il 13 gennaio 2020. Non ritenendo accolte le richieste avanzate su più fronti (Recovery, delega sui servizi, Mes e rimpasto) le ministre di Italia Viva Bellanova e Bonetti si dimettono e il 18 gennaio Conte ottiene la maggioranza assoluta a Montecitorio e il 19 una maggioranza relativa al Senato (156 su 320). A distanza di una settimana Conte sale al Quirinale e si dimette. Mattarella affida a Roberto Fico un incarico esplorativo che non ottiene risultati.
Il capo dello Stato rompe gli indugi e convoca al quirinale Mario Draghi per formare un governo tecnico di unità nazionale, invitando tutti i partiti di accantonare temporaneamente le loro ideologie politiche per mandare un messaggio di svolta, in un periodo dove per via della pandemia da Covid-19 non è possibile andare alle urne e dove urge la presenza di una figura qualificata, che possa portare il Paese fuori dall’emergenza e riconquistare la quotidianità, mai tanto ambita come nell’ultimo anno trascorso.
La scelta del capo dello Stato cade dunque su Mario Draghi, ex Governatore della Banca d’Italia ed ex Presidente della Banca Centrale Europea dal 2011 al 2019. Si tratta di una figura di rilievo che gode di grande rispetto in Europa, sia per le sue capacità in campo economico, sia per i ruoli che ha ricoperto in passato. Per rendere l’idea del clima iniziale di fiducia generatosi intorno a Draghi a livello europeo, basterebbe pensare alle quotazioni in borsa nei giorni successivi alla sua nomina di Presidente del Consiglio, con il volo di Piazza Affari e gli investitori pronti a scommettere sulla fiducia del nuovo esecutivo in Parlamento, tanto che il Ftse Mib guadagna il 7%, con il conseguente calo dello spread tra BTp e bund, ai livelli più bassi dal 2015.
Tuttavia nonostante l’ottimismo generale la partita del Presidente Draghi è tutt’altro che semplice da giocare, poiché gli obiettivi principali di questo nuovo Governo, che vede insieme tutti i maggiori partiti ad eccezione di Fratelli d’Italia, sono incentrati su due fronti: Recovery Fund e vaccini. Entro il prossimo 30 aprile 2021 scade il tempo previsto per presentare all’Europa un piano di ripresa nazionale che possa essere accettato e che permetta all’Italia di usufruire dei 209 miliardi di euro finanziati dall’Unione Europea, di cui 127 miliardi sotto forma di prestiti e altri 82 come sovvenzioni. Occasione unica per il nostro Paese per mettere in atto tutte quelle riforme che aspettano da tempo di essere attuate, in particolare la riforma fiscale e la svolta green, non a caso in questo governo abbiamo per la prima volta un Ministro della Transizione Ecologica nella figura di Roberto Cingolani.
Altro aspetto fondamentale è quello dei vaccini, dove le varie case farmaceutiche non stanno rispettando i contratti stabiliti con l’Unione Europea, dando la priorità agli Stati Uniti e a Israele che in termini economici hanno pagato una cifra maggiore per ottenere le dosi. Questo è il contesto politico su cui Mario Draghi deve lavorare per risolvere le problematiche sanitarie, sociali, economiche e politiche che possono essere riassunte perfettamente nelle ultime proteste dei lavoratori andate in scena a Roma.