RICHMOND (VA) – L’audizione della Corte Suprema che si è svolta ieri a Washington aveva l’obiettivo di valutare la pretesa di immunità da parte dell’ex presidente Donald Trump per le azioni compiute durante il suo mandato. Risulta chiaro che si tratta di una richiesta che difficilmente verrà accettata, ma al momento i giurati stanno facendo il gioco del tycoon, il cui obiettivo è palesemente quello di allungare i tempi per fare in modo che nessun processo arrivi a sentenza definitiva prima dell’Election Day del 5 novembre.
La Corte Suprema ha accettato di prendere in esame la questione, chiedendo alle corti di fare una netta distinzione tra gli atti compiuti da presidente e da pubblico cittadino. Ciò comporta che i giudizi in sospeso, a Washington per l’insurrezione del 6 gennaio 2021, in Georgia per le pressioni esercitate sulle autorità statali per rovesciare l’esito del voto del 2020 e in Florida per le centinaia di documenti riservati sottratti alla Casa Bianca, non vedranno una conclusione prima del voto.
Le tattiche di Trump e dei suoi legali stanno dunque portando dei vantaggi dal punto di vista giudiziario, permettendo all’ex presidente di guadagnare tempo. Tre dei nove giudici della Corte Suprema sono stati scelti dal tycoon quando era presidente. L’unico processo che sembra destinato a vedere una conclusione prima delle elezioni è quello attualmente in corso a New York, poiché riguarda una questione risalente a quando il magnate non ricopriva ancora la carica di Presidente degli Stati Uniti.
Nel processo di New York Trump risulta imputato per aver pagato in nero la pornostar Stormy Daniels con la cifra di 130mila dollari per comprare il suo silenzio su una relazione avuta in passato. Ieri si è svolta una nuova udienza in parallelo con l’audizione della Corte Suprema a Washington. Juan Merchan, il giudice del processo in corso al tribunale di Manhattan, ha annunciato che mercoledì primo maggio avrà luogo un’udienza per esaminare la richiesta dell’accusa di contestare a Trump l’oltraggio alla corte per altre quattro violazioni della disposizione che gli vieta di rilasciare dichiarazioni violente su giudice, procuratori, testimoni e giurati del dibattimento.
Sempre nella giornata di eri, un giudice federale di New York ha condannato Trump al risarcimento di 83 milioni di dollari per la vicenda di diffamazione della scrittrice Jean Carroll, respingendo l’ennesima istanza dei legali dell’ex presidente per un nuovo processo. Intanto un nuovo sondaggio della Marquette Law School riporta che il 56% degli americani ritiene che il tycoon non dovrebbe poter beneficiare dell’immunità per le azioni svolte durante il suo mandato presidenziale, mentre il 28% è risultato favorevole all’immunità. Infine il 17% ha dichiarato di non saperlo.
I sondaggisti hanno rivolto le domande facendo un primo riferimento specifico a Trump e poi agli ex presidenti in generale. Sul tycoon il 55% dei repubblicani sostiene che meriterebbe l’immunità, mentre sui presidenti in generale solo il 33% si è dichiarato favorevole. Tra i democratici invece solo solo il 4% darebbe l’immunità a Trump e il 9% agli ex presidenti.
Intanto la questione della politica estera continua a tenere banco in questa campagna elettorale. In questi giorni si è parlato molto dei 95 miliardi di dollari stanziati dagli Stati Uniti per consentire a Ucraina, Israele e Taiwan di usufruire degli aiuti militari nei loro rispettivi conflitti. dopo l’approvazione di Camera e Senato è arrivata la firma definitiva del Presidente Joe Biden.