RICHMOND (VA) – Il processo ai danni dell’ex presidente Donald Trump è giunto alle battute finali. Ieri è stata la giornata dell’arringa della difesa e della requisitoria dell’accusa, mentre oggi la parola passerà ai 12 giurati, che dovranno riunirsi in camera di consiglio per emanare il verdetto finale.
Non sono ancora chiare le tempistiche entro cui i giurati daranno il loro verdetto. Secondo gli esperti le deliberazioni potrebbero durare anche qualche giorno, mentre il verdetto finale potrebbe spaziare dall’assoluzione più completa di tutti e 34 i capi d’accusa, fino ad arrivare alla massima condanna (Trump potrebbe rischiare fino a 4 anni). Molti analisti considerano inoltre che la giuria possa non raggiungere un accordo.
Nel processo in corso a New York l’ex presidente Donald Trump risulta accusato di aver pagato in nero con 130mila dollari la pornostar Stormy Daniels per comprare il suo silenzio su una relazione avuta in passato. L’obiettivo del tycoon, secondo l’accusa, era quello di insabbiare delle storie scomode che avrebbero potuto compromettere la campagna elettorale del 2016, che portò il magnate a diventare il 45esimo presidente degli Stati Uniti.
Durante la sua arringa difensiva l’avvocato del magnate Todd Blanche ha dichiarato che Trump non ha commesso alcun crimine, sottolineando quanto non sia importante se ci sia stata o meno una cospirazione per cercare di vincere le elezioni, poiché secondo Blanche “Ogni campagna in questo Paese è una cospirazione per vincere le elezioni”.
Ciò che secondo l’avvocato di Trump bisognerebbe provare è se tale tentativo sia stato compiuto con mezzi illegali, ma da questo punto vista il difensore sostiene che non ci siano prove sufficienti e che per questo motivo non ci sarebbero gli elementi per condannare l’ex presidente.
Opinione completamente opposta quella del procuratore Joshua Steinglass, secondo cui le prove ai danni di Trump sono schiaccianti e in grado di sostenere la tesi che l’ex presidente era il mandante delle azioni illegali compiute dal suo ex avvocato Michael Cohen: “Nessuno sostiene che l’imputato si sia effettivamente messo al computer e abbia digitato le fatture false… Ma ha innescato una catena di eventi che hanno portato alla falsificazione dei documenti”.
Secondo l’accusa “nonostante Trump sia un ex presidente, la legge vale anche per lui”. Steinglass sostiene di avere la spiegazione per cui il tycoon abbia deciso di comprare il silenzio della pornostar su una relazione avuta nel 2006 solamente dieci anni dopo, nel 2016. La motivazione sta nel fatto che si tratta di un periodo che corrisponde alla campagna elettorale del magnate per la corsa alla Casa Bianca e dunque di “un complotto per corrompere le elezioni del 2016” ed evitare agli elettori l’accesso ad informazioni che avrebbero potuto compromettere la corsa alla presidenza.