Day 1 – I padri fondatori
Il nostro viaggio verso Philadelphia inizia con un Flixbus partito dalla stazione di Richmond alle 7:40 del mattino. Sono sei le ore che ci separano dalla nostra destinazione. In una splendida giornata di sole con le cuffie alle orecchie, tra una canzone e l’altra, attraversiamo la natura incontaminata della Virginia, diretti a nord verso la Pennsylvania.
Alle 13 arriviamo a Philadelphia e mentre siamo ancora a bordo dell’autobus ci colpisce immediatamente l’imponenza del Benjamin Franklin Bridge sul fiume Delaware.
Giunti alla stazione di Spring Garden Street, a pochi passi dal quartiere di Fishtown, ci incamminiamo verso l’albergo per sistemare i bagagli per poi dirigerci verso la nostra prima tappa: Indipendence Hall. Abbiamo un appuntamento per una visita guidata alle 16:20.
Nel tragitto il navigatore ci fa passare da Franklin Square, una delle principali piazze della città, conosciuta per le decorazioni colorate e una grande fontana al centro dove si possono ammirare giochi acquatici in sincronia con i brani musicali in sottofondo.
Dopo aver perlustrato l’area proseguiamo il nostro cammino e giunti a Indipendence Hall ci colpisce lo stile settecentesco del quartiere. È proprio da qui che è iniziata la storia degli Stati Uniti con la firma della Dichiarazione di Indipendenza. Ad essa seguì la Costituzione. Tra queste mura i padri fondatori dell’America hanno spianato la strada verso un nuovo inizio.
Benjamin Franklin, John Adams e Thomas Jefferson guidarono l’America rivoluzionaria. Lo spiega in modo impeccabile la guida turistica Jessica Adams, che dall’interno dell’edificio è riuscita a riportarci al 4 luglio 1776: “George Washington ha soggiornato qui prima di diventare il nostro primo presidente. Nel 1774 le persone avevano la sensazione di perdere i loro diritti, erano infelici e venivano qui a Philadelphia per incontrarsi e scrivere una lettera al re, ma questo non servirà a cambiare le cose – ha affermato Adams -. Così nel 1775 si svolse un secondo incontro ed è proprio da quest’anno che inizia la stesura della Dichiarazione di Indipendenza, scritta in quest’aula da Thomas Jefferson. Tra un paragrafo e l’altro regnava un silenzio che sapeva di rivoluzione. Il voto finale arrivò il 4 luglio 1776 e quel giorno la dichiarazione venne letta al popolo per fare in modo che tutti potessero conoscerne i contenuti”.
Con la Dichiarazione di Indipendenza tredici colonie britanniche della costa atlantica nordamericana si ribellarono all’impero inglese. A pochi passi dall’Indipendence Hall, nello stesso quartiere, si trova la Liberty Bell, la campana che il 4 luglio 1776 suonò per radunare i cittadini di Philadelphia per la lettura della Dichiarazione di Indipendenza.
George Washington guidò le forze patriote alla vittoria nella guerra rivoluzionaria e dopo aver preso parte alla stesura della Dichiarazione di Indipendenza e della Costituzione divenne il primo presidente degli Stati Uniti. Oggi la sua statua svetta proprio davanti all’Indipendence Hall, dove tutto è iniziato.
Day 2 – “Gonna Fly Now”
Sono le 9:51 del mattino e un Uber ci sta portando al Philadelphia Museum of Art. La statua di Rocky prima della famosa scalinata che conduce al museo cattura subito la nostra attenzione.
72 scalini da percorrere a tutta velocità per volare alto ed entrare nella storia. Lo sapeva bene Sylvester Stallone quando nei panni di Rocky Balboa e sulle note di “Gonna Fly Now” girò una delle scene più iconiche della storia del cinema nel 1976. Da allora questa scalinata non è stata più la stessa e basta guardare la statua di Rocky, situata accanto, e le impronte in cima con tanto di firma per capire il perché.
I turisti simulano la corsa di Rocky lungo la scalinata per poi ritrovarsi di fronte all’ingresso del Philadelphia Museum of Art.
I girasoli di Vincent Van Gogh, il ponte giapponese di Claude Monet e le grandi bagnanti di Renoir sono solamente alcune delle grandi opere che è possibile ammirare in un museo in cui non mancano nemmeno influenze dall’Asia e dall’Europa. All’interno di queste mura c’è la storia dell’arte, all’esterno quella del cinema.
Terminata la visita prendiamo un Uber e ci dirigiamo al Reading Terminal Market, il mercato coperto più grande di Philadelphia. La scelta di cibo è estremamente ampia, qui si mischiano le cucine tipiche di tutto il mondo, ma noi ne approfittiamo per prendere il “Philadelphia Cheesesteak”, un panino divenuto sinonimo della cucina di strada della città. Il sapore è delizioso e la carne al suo interno è tagliata a piccoli pezzi, come se fosse kebab, ma molto più buona.
La tappa successiva sono i Magic Gardens di Isaiah Zagar, un artista americano che ama raffigurarsi con 4 braccia. In città è famoso per aver riempito la sua casa con mosaici fatti di qualsiasi cosa: ruote di biciclette, bottiglie, piatti di porcellana, mattoni e tanto altro, riuscendo così a formare una vera e propria galleria d’arte. La creazione dei Magic Gardens è stata una salvezza per Zagar che in precedenza aveva cercato di suicidarsi. Dopo averlo ricoverato i medici gli dissero di concentrarsi su qualcosa per scacciare via i brutti pensieri.
L’artista amava la pittura, ma non era abbastanza. La svolta nella sua vita arrivò quando iniziò a creare questi mosaici, fino a concentrarsi solo su questo ogni singolo giorno della sua vita per circa 17 anni. Fu così che hanno preso forma questi giardini surreali, divenuti oggi un museo a cielo aperto. Oggi Zagar ha 85 anni, continua a creare mosaici per le strade della città e non ha alcuna intenzione di smettere.
Dopo questo tour suggestivo decidiamo di andare nel quartiere di Little Italy per fare un salto da Di Bruno Bros, un negozio di prodotti alimentari italiani. I biscotti della Mulino Bianco ci sembrano un miraggio, così come il prosciutto Gran Biscotto, la soppressata e la burrata.
Il negozio è gestito da una famiglia abruzzese che da più di ottant’anni porta avanti l’attività. Per la cena ci viene suggerita la pizzeria Barbuzzo raggiungibile a piedi in 20 minuti. Dopo una piacevole pizza all’aperto rientriamo in albergo. Al termine della giornata l’orologio segna 21mila passi.
Day 3 – Un “American Mule” nel New Jersey
La mattina di questa terza giornata a Philadelphia prevede una visita al Franklin Institute. Ci arriviamo dopo aver percorso 24 minuti a piedi dal nostro albergo.
Il Franklin Institute di Philadelphia è uno dei più importanti centri scientifici degli Stati Uniti. All’ingresso si trova il memoriale di Benjamin Franklin. A lui è stato dedicato il museo delle scienze dove attraverso la mostra “Your Brain” è possibile esplorare la fisiologia e la neurologia del cervello umano attraverso esperienze di apprendimento interattivo. Oggi la missione del Franklin Institute è quella di ispirare la comprensione e la passione per l’apprendimento scientifico e tecnologico.
La collezione dei manufatti provenienti dai fratelli Wright, lo scalatore neurale e le mostre itineranti servono oggi a rendere divertente la scienza per portare avanti il messaggio di Benjamin Franklin, secondo cui “un investimento nella conoscenza paga sempre il miglior interesse”.
Terminata la visita decidiamo di attraversare a piedi il Benjamin Franklin Bridge, lo stesso ponte che abbiamo visto dal bus il giorno del nostro arrivo, che collega Filadelfia, Pennsylvania e Camden, New Jersey. Una bella passeggiata con vista mozzafiato che ci permette di passare da uno Stato all’altro.
Al nostro ingresso nel New Jersey cerchiamo un posto in cui fare una pausa e bere qualcosa. Il più vicino è “The Victor’s Pub“.Prendiamo un “American Mule”, preparato con vodka fatta in casa, zenzero e fette di limone. L’aggettivo più adatto per definire questo cocktail è “poderoso”.
Dopo questa doverosa pausa percorriamo nuovamente il ponte per rientrare in Pennsylvania. Al termine della giornata i passi toccano quota 28mila, l’equivalente di circa 20 chilometri.
Day 3 – Sulle orme di Obama
Nel nostro ultimo giorno di permanenza a Philadelphia lasciamo l’albergo intorno alle ore 10 e ci dirigiamo al quartiere di China Town. Dopo averlo attraversato giungiamo nuovamente nel centro della città e ne approfittiamo per trascorrere un po di tempo nel parco di Indipendence Square.
Per pranzo ci spostiamo a piedi in uno dei posti più gettonati della città: Famous 4th Street, uno dei ristoranti preferiti dell’ex presidente Barack Obama.
Qui prendiamo nuovamente un Philadelphia Cheesesteak. Notiamo subito una netta superiorità rispetto a quello preso al Reading Terminal Market. Il pane è di qualità migliore e lo stesso vale per la carne e il formaggio.
Prima di andare via ci regalano in omaggio due deliziosi biscotti al cioccolato. Dopo aver lasciato soddisfatti il ristorante prendiamo coscienza che il nostro soggiorno a Philadelphia è giunto a termine ed è arrivato il momento di dirigersi alla stazione degli autobus per fare rientro a Richmond. Decidiamo di percorrere il tragitto a piedi per goderci fino in fondo gli ultimi istanti di questa città.
Alle 16 l’autobus lascia la stazione di Philadelphia. Mentre la strada scorre è tempo di bilanci. In questi giorni abbiamo avuto il tempo di visitare le principali attrazioni della città, trovando anche spazio per esplorare il centro e scoprire gli angoli più nascosti, che come al solito presentano quelle particolarità impossibili da programmare anche negli itinerari più dettagliati. Forse è proprio questo il bello di viaggiare, conoscere e raccontare.