Usa 2024, la Corte Suprema riconosce l’immunità parziale a Trump: esulta il tycoon

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L'ex presidente Donald Trump durante il comizio in Virginia - Foto di Stefano Scibilia
L'ex presidente Donald Trump durante il comizio in Virginia - Foto di Stefano Scibilia

RICHMOND (VA) – L’ex presidente Trump ha esultato per la sentenza della Corte Suprema, arrivata il 1° Luglio, che di fatto concede al tycoon l’immunità parziale, estendendo il ritardo nel procedimento penale di Washington per le accuse di aver complottato per ribaltare l’esito delle elezioni 2020.

Si tratta di una decisione che di fatto sancisce definitivamente che il magnate non sarà processato prima delle prossime elezioni del 5 novembre 2024. Una sentenza storica con 6 voti a favore e 3 contrari. Tutti i tre giudici nominati da Trump, hanno votato a favore della riduzione del caso, contribuendo all’assegnazione ad un tribunale di primo grado per stabilire cosa resta dell’atto di accusa del procuratore speciale Jack Smith.

La decisione odierna della Corte Suprema è destinata dunque a giocare un ruolo chiave in vista delle presidenziali. Solamente la  settimana scorsa la Corte aveva deciso di limitare l’accusa di ostruzione a cui è stato sottoposto Trump, utilizzata contro centinaia di suoi sostenitori che hanno preso d’assalto il Campidoglio il 6 gennaio 2021. La divisione tra i giudici ha anche rispecchiato in molti modi la divisione politica nel paese, conducendo ancora una volta ad inevitabili dibattiti sui legami tra politica e magistratura.

“Sotto la nostra struttura costituzionale di poteri separati, la natura del potere presidenziale conferisce a un ex presidente il diritto all’immunità assoluta da procedimenti penali per azioni nell’ambito della sua autorità costituzionale conclusiva e preclusiva”, ha scritto il giudice capo John Roberts per la corte. “E ha diritto almeno all’immunità presuntiva da procedimenti penali per tutti i suoi atti ufficiali. Non esiste immunità per atti non ufficiali”.

Il presidente della Corte Suprema ha insistito sul fatto che il presidente “non è al di sopra della legge”. Ma in un acceso dissenso per i tre liberali della corte, la giudice Sonia Sotomayor ha scritto: “In ogni uso del potere ufficiale, il presidente è ora un re al di sopra della legge”.

Leggendo la sua opinione in aula, Sotomayor ha detto: “Poiché la nostra Costituzione non protegge un ex presidente dal rispondere di atti criminali e traditori, dissento”. Sotomayor ha detto che la decisione “prende in giro il principio, fondamentale per la nostra Costituzione e il nostro sistema di governo, secondo cui nessun uomo è al di sopra della legge. La protezione offerta dalla corte ai presidenti è infondata”.

La reazione di Trump alla sentenza non si è fatta attendere. Il magnate ha pubblicato un post in lettere maiuscole sul suo social network poco dopo la pubblicazione della decisione: “GRANDE VITTORIA PER LA NOSTRA COSTITUZIONE E LA NOSTRA DEMOCRAZIA. ORGOGLIOSI DI ESSERE AMERICANI!”

L’ufficio di Smith ha rifiutato di commentare la sentenza. La campagna del presidente Joe Biden ha ribatito in una nota che la sentenza della Corte Suprema:“Non cambia i fatti” sugli eventi del 6 gennaio. Il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha denunciato la sentenza come “una decisione vergognosa”, presa con l’aiuto dei tre giudici nominati da Trump.

“Ciò mina la credibilità della Corte Suprema e suggerisce che l’influenza politica prevale su tutto nelle nostre corti odierne”, ha affermato il democratico di New York su X.

Trump è anche “almeno presumibilmente immune” dalle accuse di aver tentato di fare pressione sull’allora vicepresidente Mike Pence affinché respingesse la certificazione della vittoria elettorale del democratico Joe Biden il 6 gennaio 2021.

La corte ha diretto un’analisi di accertamento dei fatti su una delle accuse più eclatanti nell’atto di accusa, ovvero che Trump ha partecipato a un piano per arruolare falsi elettori negli stati chiave in cui Biden aveva vinto, che avrebbero dovuto falsamente dichiarare una vittoria di Trump. Entrambe le parti avevano interpretazioni radicalmente diverse sul fatto che tale sforzo potesse essere interpretato come ufficiale e i giudici conservatori hanno affermato che stabilire quale parte abbia ragione richiederebbe un’analisi aggiuntiva a livello di tribunale di primo grado.

Il compito di stabilire come procedere spetterà alla giudice distrettuale statunitense Tanya Chutkan, che presiederà il processo a Trump. In numerose occasioni l’ex presidente repubblicano aveva ribadito di non aver fatto nulla di sbagliato, affermando che questa e altre tre azioni penali fossero mosse esclusivamente da motivazioni politiche, per cercare di impedirgli di tornare alla Casa Bianca.

Lo scorso maggio Trump è diventato il primo ex presidente a essere condannato in un processo penale in un tribunale di New York, risultando colpevole di aver falsificato documenti aziendali per coprire un pagamento di denaro a beneficio della pornostar Stormy Daniels per comprare il suo silenzio su una relazione sessuale risalente al 2006, anno in cui la first lady Melania Trump era incinta del primo figlio Baron.

Smith sta guidando le due inchieste federali sull’ex presidente, entrambe portate ad accuse penali. Il caso di Washington si concentra sui presunti sforzi di Trump di ribaltare le elezioni del 2020 dopo la sconfitta contro Biden. Il caso in Florida riguarda invece la cattiva gestione di documenti illegalmente portati via dalla Casa Bianca. Un caso separato, in Georgia, verte anch’esso sulle azioni di Trump dopo la sconfitta del 2020.

Se il processo a Trump a Washington non avrà luogo prima delle elezioni di novembre 2024 e non gli saranno concessi altri quattro anni alla Casa Bianca, presumibilmente verrà processato poco dopo. Ma se il magnate dovesse ottenere la vittoria con un secondo mandato, potrebbe nominare un procuratore generale che cercherebbe di archiviare i procedimenti nei suoi confronti e ovviamente potrebbe anche concedersi la grazia.

La condanna di New York risulta esclusa dall’immunità perché è legata ad un periodo antecedente alla vittoria di Trump alle elezioni, quindi in questo caso Trump risultava imputato come cittadino.

La Corte Suprema che ha esaminato il caso era composta da tre giudici nominati da Trump (Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Barrett) e due giudici che hanno scelto di non farsi da parte dopo che sono stati sollevati dubbi sulla loro imparzialità. Prima di quest’ultima decisione della Corte Suprema, un giudice di primo grado e un collegio di tre giudici d’appello avevano stabilito all’unanimità che Trump poteva essere perseguito per le azioni intraprese mentre era alla Casa Bianca e nel periodo precedente al 6 gennaio.

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