Prima di Joe Biden l’unico presidente nella storia degli Stati Uniti che non si è ricandidato per un secondo mandato fu Lyndon B. Johnson nel 1968, ma egli non si presentò alla convention del suo partito. L’attuale presidente, a distanza di 56 anni ha fatto esattamente il contrario, rivendicando, in occasione della prima giornata della convention democratica di Chicago, i successi ottenuti negli ultimi quattro anni dalla sua amministrazione.
Biden ha ricevuto l’abbraccio e il calore di tutti i democratici, consegnando tra lacrime e commozione le redini del partito alla vicepresidente Kamala Harris, diventata ormai la candidata ufficiale:“Siete pronti a votare per la libertà? Siete pronti a votare per la democrazia e per l’America? Lasciate che vi chieda: siete pronti a eleggere Kamala Harris e Tim Walz come presidente e vicepresidente degli Stati Uniti?” Questi gli interrogativi che Biden ha posto ad una folla in delirio che si è riunita allo United Center, arena che ospita le partite NBA dei Chicago Bulls.
La convention proseguirà fino al 22 agosto, ma l’intervento di Biden ha rappresentato il culmine della serata di apertura a cui hanno anche partecipato relatori che spaziavano dall’allenatore della National Basketball Association (NBA) Steve Kerr all’ex Segretario di Stato Hillary Clinton. Mentre all’interno dell’arena si consumavano gli elogi per quanto fatto da Biden in questi ultimi quattro anni, con tanto di frecciate al candidato repubblicano Donald Trump, all’esterno si sono svolte delle intense proteste contro la politica estera dell’amministrazione Biden, che in questi mesi ha continuato a fornire aiuti militari a Israele per portare avanti il conflitto a Gaza.
Migliaia di persone si sono radunate a Union Park, a pochi isolati di distanza dalla sede della convention, per protestare contro l’incapacità dell’amministrazione Biden di arginare il flusso di armi e aiuti verso Israele. Una protesta che può considerarsi “pacifica” rispetto alla manifestazione che si è svolta a Washington lo scorso 24 luglio, lo stesso giorno in cui il premier israeliano Benjamin Netanyahu fu invitato a parlare al Congresso degli Stati Uniti.
Il titolo della prima serata della convention era “Per il popolo”, una frase immortalata nel discorso di Gettysburg del presidente Abraham Lincoln del 1863: “Il governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non scomparirà dalla terra”. I democratici hanno sfruttato questo tema per mettere in luce la diversità del loro partito e criticare il candidato repubblicano Trump.
I democratici si sono inoltre concentrati nel celebrare ciò che l’elezione di Harris potrebbe rappresentare per gli Stati Uniti. Nel caso in cui dovesse arrivare una vittoria a novembre, l’attuale vicepresidente sarebbe la prima donna alla Casa Bianca. In occasione della convention repubblicana che era andata in scena a Milwaukee i giochi sembravano fatti. Trump era da poco sopravvissuto ad un attentato durante un comizio a Butler, Pennsylvania, e i sondaggi erano tutti a suo favore. Per l’occasione il tycoon si presentò con una benda sull’orecchio e affermò di essere stato “mandato da dio” per vincere le prossime elezioni.
A distanza di pochi giorni Biden ha annunciato il suo ritiro e la successiva discesa in campo di Harris ha completamente stravolto la campagna elettorale, con il partito democratico che ha ottenuto un nuovo slancio e gli ultimi sondaggi che vedono attualmente Harris davanti a Trump nei principali “Stati in bilico”. In questi giorni di convention i democratici hanno il compito di mostrarsi uniti intorno alla nuova candidata, ma dire cosa succederà da qui a novembre risulta ancora molto difficile. Una delle poche certezze è che il primo dibattito tra i due candidati alla Casa Bianca, che andrà in scena a Philadelphia il prossimo 10 settembre negli studi televisivi della Abc, sarà un capitolo importante di questa lunga e intensa campagna elettorale.