Immigrazione negli Usa, il Dipartimento di Giustizia punta il dito sui funzionari che contrastano le nuove norme

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WASHINGTON DC. – In queste ultime ore il Dipartimento di Giustizia ha ordinato ai suoi procuratori di indagare sui funzionari statali e locali che puntano ad ostacolare l’applicazione delle stringenti leggi sull’immigrazione della nuova amministrazione Trump. Nello specifico in un promemoria redatto dal procuratore generale aggiunto Emil Bove è stata inoltre espressa l’intenzione di rafforzare l’identificazione delle leggi e delle politiche statali e locali che minacciano di ostacolare le iniziative del nuovo presidente in materia.

Nel documento di tre pagine si legge inoltre che i procuratori dovranno “adottare tutte le misure necessarie per proteggere il pubblico e mettere in sicurezza il confine americano, allontanando gli immigrati clandestini dal Paese”. Nel promemoria viene inoltre specificato che gli uffici del procuratore degli Stati Uniti e il Dipartimento di Giustizia hanno il dovere di “indagare sugli incidenti che coinvolgono tali condotte scorrette per un potenziale procedimento penale”.

Dal documento del procuratore aggiunto si evince fin da subito una netta inversione di tendenza rispetto alla precedente amministrazione Biden attraverso un messaggio diretto ai procuratori, a cui è stato ordinato di essere in prima linea nella repressione dell’immigrazione illegale e dei crimini di frontiera che spaziano dal traffico di droga alle violenze. Secondo Bove la responsabilità del Dipartimento di Giustizia è quella di difendere la Costituzione ed eseguire legalmente le politiche messe in atto dal presidente Trump: “La responsabilità del Dipartimento di Giustizia, orgogliosamente sostenuta da ciascuno dei suoi dipendenti, include l’applicazione aggressiva delle leggi emanate dal Congresso, nonché la difesa vigorosa delle azioni del Presidente per conto degli Stati Uniti contro le sfide legali”.

Il cambio di priorità nei Dipartimenti di Giustizia è un aspetto comune, in particolare nel momento in cui si insedia una nuova amministrazione con priorità diverse rispetto alla precedente. Dal suo ritorno nello studio ovale il presidente Trump ha già firmato ben 42 ordini esecutivi e tra questi è possibile trovare diverse leggi sull’immigrazione. Tuttavia secondo Naureen Hyder, avvocato per l’immigrazione di Richmond presso lo studio legale Hyder Immigration Law Firm, l’applicazione di tali leggi prevede delle procedure burocratiche tutt’altro che immediate: “La gente è davvero spaventata, ma molte di queste paure possono essere placate capendo cosa sta realmente accadendo rispetto a cosa dice la retorica – ha affermato Hyder -. Per avere effetto queste leggi devono infiltrarsi in ogni località di ogni Stato, il che comporta un sacco di processi logistici da superare”.

Nonostante la logistica preveda delle tempistiche lunghe, Hyder sa benissimo che le istituzioni si stanno muovendo velocemente per fare in modo che tali procedure vengano portate avanti con tempestività: “Il processo è stato avviato, ma non sta avvenendo da un giorno all’altro. In ogni caso è molto difficile dire alle persone di non avere paura, perché quegli ordini sono già là fuori”.

Parlando dell’immigrazione nel giorno del suo insediamento il presidente Trump ha sottolineato che “con queste azioni, daremo inizio al completo ripristino dell’America e alla rivoluzione del buon senso”. L’approccio di Trump in questo suo secondo mandato include l’applicazione delle leggi sull’immigrazione anche l’invio dell’US Immigrations and Customs Enforcement (ICE) per condurre approfondimenti in città come Chicago, Los Angeles e New York, zone in cui le forze dell’ordine locali non collaborano con i funzionari federali dell’immigrazione.

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