
Londra – Il concetto di “nuovo ordine multipolare” si riferisce a un cambiamento significativo nel sistema geopolitico globale, dove il dominio unipolare degli Stati Uniti (che ha caratterizzato gli anni dopo la Guerra Fredda) si sta evolvendo in una struttura più complessa, con diversi centri di potere che emergono in tutto il mondo.
In altre parole, nel terzo decennio di questo secolo, stiamo assistendo a un mondo in cui nessuna singola nazione o blocco di nazioni ha più il controllo assoluto sugli affari globali.
Alcuni dei principali attori che stanno contribuendo a questo cambiamento includono:
- Cina: La Cina sta emergendo come una superpotenza economica e militare, con una crescente influenza politica, non solo nella regione asiatica, ma anche a livello globale. La sua Belt and Road Initiative (BRI) è un esempio di come Pechino stia cercando di espandere la sua influenza economica e infrastrutturale, specialmente in Africa, Asia e Europa.
- Russia: La Russia, sotto la leadership di Vladimir Putin, ha cercato di sfidare l’ordine unipolare degli Stati Uniti, soprattutto in Europa e in Medio Oriente, con politiche estere assertive. L’invasione dell’Ucraina nel 2022 è un esempio estremo di come Mosca stia cercando di ripristinare la propria influenza su ex territori sovietici e sfidare l’Occidente.
- India: Con la sua economia in rapida crescita e una posizione strategica in Asia, l’India sta diventando sempre più importante sulla scena mondiale. Nuove alleanze, come quella con gli Stati Uniti (il cosiddetto “Quad”), stanno rafforzando il ruolo dell’India in un sistema multipolare.
- Unione Europea: L’UE gioca un ruolo cruciale come blocco economico e politico, con i suoi membri che cercano di mantenere una posizione di indipendenza e cooperazione internazionale, ma con sfide interne come la Brexit e la gestione di crisi migratorie e politiche.
- Altri attori regionali: Paesi come il Brasile, l’Iran, la Turchia e alcuni Stati africani stanno cercando di aumentare la loro influenza a livello regionale e globale, portando nuove dinamiche nei conflitti internazionali e nelle alleanze.
In un ordine multipolare, le relazioni internazionali diventano più complesse.
Non c’è più un solo punto di riferimento dominante, e le alleanze cambiano spesso in base agli interessi strategici, economici e politici dei vari attori. Questo porta a un’instabilità maggiore, ma anche a più opportunità per paesi di diverse dimensioni di esercitare influenza.
In sostanza, il “nuovo ordine multipolare” è una riflessione di come il mondo stia evolvendo da un sistema dominato da una superpotenza (gli Stati Uniti) a un sistema in cui più paesi, con obiettivi e poteri diversi, giocano ruoli cruciali.
Molti osservatori della politica internazionale, così come alcuni analisti, stanno mettendo in discussione la tradizionale dicotomia destra/sinistra, soprattutto quando si parla di geopolitica globale.
In un mondo sempre più interconnesso, dove gli interessi e le alleanze sono spesso meno ideologici e più pragmatisti, è possibile che le etichette tradizionali non siano più sufficienti per descrivere con precisione le dinamiche politiche.
Il dibattito tra unilateralisti-atlantisti e multipolaristi sembra essere una nuova divisione che riflette più le scelte geopolitiche e le visioni sul ruolo globale degli Stati.
Vediamo un po’ di cosa parliamo:
- Unilateralismo-atlantismo: Questo termine, soprattutto legato agli Stati Uniti e ai suoi alleati occidentali, rappresenta una visione che cerca di mantenere un ordine internazionale basato su alleanze tradizionali (come la NATO) e un approccio in cui un singolo paese o un gruppo di paesi guida le politiche globali. L’idea di “unilateralismo” spesso implica una predisposizione a intervenire nelle questioni internazionali senza necessariamente cercare una cooperazione multilaterale. In questo contesto, l’atlanticismo è la convinzione che le nazioni occidentali (principalmente USA e Europa) debbano essere il fulcro della politica mondiale.
- Multipolarismo: In contrapposizione a questa visione, il multipolarismo si concentra su un sistema in cui diverse potenze globali, come Cina, India, Russia, e altre, hanno un peso crescente. In questo modello, non ci sono più solo una o due superpotenze che dettano legge, ma un insieme di nazioni con interessi e visioni diverse, che cercano di influenzare l’ordine globale. L’approccio multipolare enfatizza la cooperazione tra diversi attori globali e la distribuzione del potere, piuttosto che il dominio di una sola nazione o blocco.
Questa divisione geopolitica sembra sempre più rilevante rispetto alle tradizionali categorie di destra e sinistra, che si concentrano più su temi interni (economia, welfare, diritti civili, ecc.) che non sulla posizione di un paese nel sistema globale.
In effetti, osservando la politica interna di molte nazioni, è possibile vedere che gli schieramenti tradizionali (destra/sinistra) non sempre corrispondono alla visione che un paese ha rispetto alla sua politica estera.
La polarizzazione ideologica interna (sinistra/destra) diventa quindi meno cruciale quando il tema è il posizionamento internazionale. Ciò che conta davvero è la visione del mondo: mantenere un dominio unipolare a guida occidentale o promuovere un ordine più distribuito, con più voci e potenze in gioco.
Questo cambiamento sara’ una naturale evoluzione della geopolitica, od un fenomeno che crea più divisioni e confusione?
Nella prossima mia analisi affronteremo questo tema: “La transizione verso un ordine multipolare”
Riccardo Cacelli
r.cacelli@uam-vertiports.com
London – The concept of the “new multipolar order” refers to a significant shift in the global geopolitical system, where the unipolar dominance of the United States (which characterized the post-Cold War years) is evolving into a more complex structure, with multiple centers of power emerging worldwide.
In other words, in the third decade of this century, we are witnessing a world where no single nation or bloc of nations holds absolute control over global affairs anymore.
Some of the key players contributing to this change include:
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China: China is emerging as an economic and military superpower, with growing political influence not only in the Asian region but also on a global scale. Its Belt and Road Initiative (BRI) is an example of how Beijing is expanding its economic and infrastructural influence, particularly in Africa, Asia, and Europe.
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Russia: Under the leadership of Vladimir Putin, Russia has sought to challenge the United States’ unipolar order, especially in Europe and the Middle East, through assertive foreign policies. The 2022 invasion of Ukraine is an extreme example of how Moscow is trying to restore its influence over former Soviet territories and challenge the West.
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India: With its rapidly growing economy and strategic position in Asia, India is becoming increasingly important on the global stage. New alliances, such as the one with the United States (the so-called “Quad”), are strengthening India’s role in a multipolar system.
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European Union: The EU plays a crucial role as an economic and political bloc, with its members striving to maintain independence and international cooperation. However, it faces internal challenges such as Brexit and the management of migration and political crises.
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Other regional actors: Countries like Brazil, Iran, Turkey, and several African states are seeking to expand their influence on both regional and global levels, bringing new dynamics into international conflicts and alliances.
In a multipolar order, international relations become more complex.
There is no longer a single dominant reference point, and alliances frequently shift based on the strategic, economic, and political interests of various players. This leads to greater instability but also creates more opportunities for countries of different sizes to exert influence.
Essentially, the “new multipolar order” reflects how the world is transitioning from a system dominated by a single superpower (the United States) to one where multiple nations, with different goals and levels of power, play crucial roles.
Many international policy observers and analysts are questioning the traditional left/right political divide, particularly when it comes to global geopolitics.
In an increasingly interconnected world, where interests and alliances are often less ideological and more pragmatic, traditional labels may no longer be sufficient to accurately describe political dynamics.
The debate between unilateralist-Atlanticists and multipolarists appears to be a new division that better reflects geopolitical choices and visions of the global role of states.
Let’s break it down:
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Unilateralism-Atlanticism: This term, primarily associated with the United States and its Western allies, represents a vision that seeks to maintain an international order based on traditional alliances (such as NATO) and an approach where a single country or a group of countries leads global policies. The idea of “unilateralism” often implies a willingness to intervene in international affairs without necessarily seeking multilateral cooperation. In this context, Atlanticism is the belief that Western nations (mainly the U.S. and Europe) should be at the center of global politics.
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Multipolarism: In contrast to this vision, multipolarism focuses on a system where various global powers, such as China, India, Russia, and others, have increasing influence. In this model, there are no longer just one or two superpowers setting the rules, but rather a collection of nations with different interests and perspectives that seek to shape the global order. The multipolar approach emphasizes cooperation among various global players and the distribution of power rather than the dominance of a single nation or bloc.
This geopolitical division seems increasingly relevant compared to the traditional categories of left and right, which are more focused on domestic issues (economy, welfare, civil rights, etc.) rather than a country’s position in the global system.
In fact, when analyzing the domestic politics of many nations, it is evident that traditional political alignments (left/right) do not always correspond to a country’s stance on foreign policy.
Internal ideological polarization (left/right) thus becomes less crucial when discussing international positioning. What truly matters is the vision of the world: maintaining a unipolar order led by the West or promoting a more distributed system with multiple voices and powers involved.
Is this change a natural evolution of geopolitics, or is it a phenomenon that will create more divisions and confusion?
In my next analysis, I’ll explore this topic further: “The Transition to a Multipolar Order.”
Riccardo Cacelli