Washington – “Il presidente non riceverà alcun premio dagli americani per la creazione dei posti di lavoro, il rigore di bilancio o per aver tradotto la retorica in azioni concrete”. Parla Michael, Steele, il leader del Partito Repubblicano, per commentare l’annuncio del premio Nobel della pace a Barack Obama. Per alcuni repubblicani Obama è incapace di fare qualcosa di buono. Se Obama riuscisse a trovare una cura per il cancro, i repubblicani lo accuserebbero di non averla trovato per tutte le altre malattie. Nonostante le voci stridule di alcuni, il premio a Obama è meritato, ma in un certo senso riflette la “saggezza” del popolo americano con la svolta che l’elezione dell’anno scorso ha apportato negli Stati Uniti e di conseguenza anche nel mondo. Il premio non è stato assegnato a Obama per tutto quello che ha fatto come è avvenuto con altri ma non tutti i premi negli anni passati. L’idea è di riconoscere gli sforzi per la pace ed incoraggiare la sua promozione. Lo si è visto nel 1994, quando il premio fu assegnato a Yasser Arafat, Shimon Peres e Yitzak Rabin. Si trattava anche in quel caso del lavoro passato e soprattutto nel futuro di una pace durativa nel Medio Oriente che sfortunatamente non è stata raggiunta. In altri casi il Nobel per la pace mirava a riconoscere i contributi per una pace conseguita come avvenne nel 1906 quando il premio andò al presidente Teddy Roosevelt. La fine del sanguinoso conflitto sino-giapponese fu conquistata grazie agli sforzi del presidente americano. Obama non ha conseguito mete simili ma il Nobel è meritato per avere cambiato rotta nella politica americana. Invece di un metodo unilaterale nella politica mondiale, tipico dell’ex presidente George Bush, Obama ha promesso con parole ed anche con azioni, di volere collaborare con gli altri Paesi per risolvere i problemi del globo. Quindi se Bush aveva attaccato l’Iraq senza nessuna giustificazione, Obama sta cercando di risolvere il conflitto usando la collaborazione della comunità internazionale. Non si tratta di risolvere problemi americani, ma questioni che toccano tutto il globo. Né il terrorismo né il riscaldamento globale sono limitati agli Stati Uniti. Il Comitato che ha assegnato il premio a Obama ha dichiarato che la scelta di Obama è avvenuta in parte per avere dato “al mondo la speranza di un futuro migliore” mediante la sua diplomazia. Si è anche scritto che il premio per la pace è assegnato per ragioni politiche e che nella sua storia vi sono anche dei grandi esclusi. Il più noto è Mahatma Gandhi il quale non ricevette il premio Nobel perché si crede che ciò avrebbe causato disturbi alla Gran Bretagna contro cui lottava il leader indiano. Si crede che il comitato norvegese si sentisse riconoscente agli inglesi per i loro aiuto contro i tedeschi nella seconda guerra mondiale. Il comitato norvegese si sbagliò negando il premio a Gandhi. Si sbagliò anche quando nel 1973 il premio fu dato a Henry Kissinger e Le Duc Tho per le loro negoziazioni sull’eventuale fine della guerra del Vietnam. Kissinger fu responsabile per i segreti bombardamenti fra il 1969 e il 1975 i quali aprirono la strada al genocidio in Cambogia. Inoltre si crede che le negoziazioni fra il governo di Lyndon Johnson e i leader vietnamiti furono sabotate in segreto da Kissinger. Evidentemente Kissinger aveva promesso ai vietnamiti migliori condizioni dopo che Nixon sarebbe stato eletto. Lech Walesa, l’ex presidente polacco, premio Nobel nel 1983, ha dichiarato che Obama è stato premiato in “modo troppo veloce” dato che “finora si è limitato a fare proposte”. Non completamente vero come rivela la situazione a Guantanamo, l’apertura al mondo musulmano, lo spiraglio di collaborazione dell’Iran, ed i gesti amichevoli di leader storicamente nemici come Hugo Chávez. Walesa non ha nemmeno ragione quando dice che si dovrà aspettare per vedere se Obama “farà ciò che ha promesso”. Anche se il presidente americano non risolverà tutti i problemi del mondo, lui ha già indicato il percorso. Come Mosè, Obama ci ha già messo nella strada giusta anche se non sarà lui a condurci alla terra promessa.
Domenico Maceri