Il terrorismo: il tallone di Achille di Obama

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Washington – “Siamo in guerra e quando il presidente Obama fa finta di no, ci rende meno sicuri”. Dick Cheney, l’ex vicepresidente degli Stati uniti, ha così commentato la soffice reazione del presidente Obama all’attentato terroristico di un individuo della Nigeria che aveva cercato di fare esplodere un aereo della Northwest Airlines il 25 dicembre.
Non è la prima volta che Cheney esprime parole durissime sulla politica estera di Obama. Altre voci repubblicane si sono aggiunte a quella dell’ex vicepresidente. Nessuno però gli toglie la leadership di destra. Infatti, Cheney si è guadagnato il premio Conservatore dell’Anno conferitogli dal gruppo di estrema destra Human Events per le sue prese di posizione ultraconservatrici.
Bisogna provare compassione per Obama dati tutti gli attacchi dei repubblicani, che si parli di politica domestica o estera.
Nel primo campo, la recente legge sulla sanità approvata dal Senato non ha ricevuto nessun voto repubblicano.
È incredibile che mentre i democratici dibattevano il disegno di legge con alcuni spingendo a sinistra ed altri spingendo a destra, nessuno dei repubblicani ha trovato nulla di buono nella riforma.
Questa compattezza non può fare che venire il sospetto che i repubblicani intendano compiere ciò che Rush Limbaugh, il noto conduttore radiofonico, ha avuto il coraggio di dire ad alta voce: la volontà di fare sì che Obama fallisca.
Incapaci di bloccare l’agenda domestica di Obama, ai repubblicani viene l’acquolina in bocca nel secondo campo, la politica estera, che considerano il tallone di Achille del presidente.
Ma anche quando Obama si avvicina alla politica favorita dai repubblicani, come per esempio la famosa “surge” dell’invio di trentamila soldati in Afghanistan, il GOP ha sempre qualcosa da ridire. In questo caso Obama è stato criticato per avere già annunciato la data dell’eventuale ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan che dovrebbe avvenire nel 2011.
L’idea di Obama era di avvertire il governo afghano che il supporto statunitense non è infinito e che si devono dare da fare per risolvere i loro problemi.
La critica era già prevedibile. Per Cheney l’annuncio del ritiro non faceva altro che incoraggiare i nemici dimostrando che all’impegno americano manca la serietà.
Nel caso dello sventato attacco terroristico della Northwest Airlines la Casa Bianca ha reagito spiegando la strategia attuale comparata a quella di Bush-Cheney. Se il presidente repubblicano aveva attaccato l’Iraq distraendosi dal terrorismo, Obama ha invece iniziato il ritiro delle truppe dall’Iraq e si sta concentrando sull’Afghanistan, la fonte del terrorismo.
La Casa Bianca ha poi tirato in ballo l’altro sventato attacco del 2001 nel quale Richard Reid aveva tentato di fare esplodere un ordigno nelle sue scarpe di ginnastica. In quel caso lì i democratici non attaccarono Bush per la sua leggera reazione.
I repubblicani sembrano dunque disperati alla ricerca di qualunque cosa per criticare l’amministrazione di Obama. Segnare gol politici sembra dominare il piano di azione del GOP vedendo le elezioni di midterm di quest’anno come fondamentali al loro possibile ritorno al potere legislativo.
Alcuni analisti credono che la politica estera potrebbe essere la carta vincente dei repubblicani nelle prossime elezioni della Camera e Senato. Non è improbabile che la maggioranza democratica in ambedue le camere si riduca. Molto più lontana è invece la possibilità che il GOP conquisti la maggioranza.
Ma anche una parziale “vittoria” repubblicana potrebbe frenare ancora di più la politica di Obama e spingerlo al ritorno di una politica dura nella lotta al terrorismo.
Ciò sarebbe un errore perché vincere la guerra contro il terrorismo non si compierà principalmente per mezzo di azioni militari. La vittoria finale contro il terrorismo avverrà solo quando le condizioni politiche globali saranno cambiate talmente che nessuno sarà così disperato da dare la vita per una “causa” uccidendo innocenti.
Il cammino alla nostra sicurezza è dunque quello intrapreso da Obama mediante la costruzione di ponti con altri Paesi ed in particolar modo con l’islam moderato per isolare gli estremisti.
Ciò non è avvenuto con la politica di Bush-Cheney. L’ex vicepresidente farebbe bene dunque a seguire l’esempio del suo ex capo e offrire il silenzio e la cooperazione all’attuale residente della Casa Bianca.
Domenico Maceri (dmaceri@gmail.com)

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