Americani oggi? Figli di padri deportati

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Washington (Usa) – Quando il parlamentare del South Carolina Joe Wilson interruppe Barack Obama con la frase “Tu menti” nel Congresso nel mese di settembre dell’anno scorso, si riferiva al commento del presidente che i clandestini non avrebbero diritto alla sanità nella nuova proposta di legge.
Wilson si sbagliava naturalmente. Infatti, vi sono persino cittadini americani che per legge hanno diritto alla sanità ma spesso non possono usufruirne perché i loro genitori sono clandestini. Sta succedendo particolarmente nello Stato dell’Arizona il quale nel 2004 ha approvato leggi molto severe contro gli “undocumented”.
Una di queste leggi anti-immigranti nega benefici ai clandestini ma richiede anche che i lavoratori sociali debbano denunciare alle autorità federali persone che sospettano di essere nel Paese illegalmente.
Succede dunque che dei genitori portano i loro figli dal dottore o un ospedale e gli vengono chiesti documenti che non posseggono. A volte alcuni genitori hanno riportato a casa portando i figli malati per non rischiare la deportazione.
La legge che nega benefici a chi è privo di documenti in Arizona non è entrata in vigore, eccetto in casi speciali.
Quest’anno però il senatore statale Russell Pearce, il promotore della legge, è riuscito a farla riprendere ed includerla nel decreto sul bilancio. Pearce non è il solo in Arizona a vedere in questi casi tragici solo l’atto criminale dei genitori che sono entrati nel Paese illegalmente.
Ecco perché molti clandestini hanno abbandonato l’Arizona per trasferirsi in altri Stati più accoglienti. Altre zone in America hanno tradizioni e leggi più intelligenti ed anche più umane che riflettono lo spirito del Paese come terra di immigranti.
Nella città di Los Angeles, per esempio, la polizia locale non chiede documenti di immigrazione a nessuno. L’idea è che se un clandestino è testimone di un reato collaborerà con la polizia invece di imboscarsi.
Il sindaco di San Francisco Gavin Newsome ha iniziato una campagna in parecchie lingue per informare i clandestini della sua città che la polizia non coopererà con le autorità di immigrazione che fanno parte del governo federale.
Altre grandi città americane come Detroit, New York e Washington hanno ordinanze simili alle città californiane. In ciò riflettono il meglio dell’umanità americana. Nel caso di New York, città cosmopolitana per eccellenza, più di mille dei poliziotti assunti dal 2006 sono bilingui essendo nati in 88 Paesi diversi.
Ciononostante i clandestini hanno sempre paura delle autorità e specialmente della polizia perché in generale provengono da Paesi dove le forze dell’ordine sono corrotte. Inoltre questo dualismo fra polizia locale e forze dell’ordine nazionale è spesso inesistente in altri Paesi. Quindi stabilire un rapporto di fiducia fra la polizia americana e i clandestini non è facile.
La situazione di genitori che temono di essere deportati con figli malati dovrebbe fare sentire compassione a tutti. Ma quando l’economia non funziona la gente cerca sempre di trovare i capri espiatori e i clandestini, con figli cittadini americani o no, sono un facile bersaglio.
Poco importa dunque che alcuni dei figli di questi clandestini siano cittadini americani a tutti gli effetti. Spesso si arruolano nell’esercito americano, vanno in guerra e a volte muoiono per il loro Paese. In generale, in queste situazioni il governo cerca di assistere le famiglie di questi caduti. Ma non sempre. Se per esempio uno dei familiari ha commesso anche una piccolissima infrazione legale, la legge gli impedisce di ottenere il cartellino verde, cioè a dire, la residenza legale.
Vi sono stati anche dei casi estremi in cui i genitori di questi caduti sono stati deportati dopo avere perduto un figlio o una figlia in Iraq.
Si calcola che più di tre milioni di cittadini americani abbiano genitori entrati nel Paese illegalmente. Quando i genitori vengono deportati, i figli minorenni, cittadini americani, devono seguirli nel loro Paese di origine. Si tratta in molti casi di luoghi stranieri per questi ragazzi che spesso parlano inglese e non conoscono bene la lingua dei genitori. In effetti, i figli vengono anche loro deportati anche se una volta divenuti adulti avranno la possibilità di rientrare negli Stati Uniti legalmente.
L’amministrazione del presidente Obama sta considerando seriamente una riforma sull’immigrazione. L’idea principale è di eliminare l’entrata di nuovi clandestini negli Stati Uniti. Allo stesso tempo però si cercherebbe di regolarizzare lo status dei 10-12 milioni di clandestini con radici già nel Paese specialmente quelli con figli di cittadinanza americana.

Domenico Maceri

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