Una donna di 24 anni, romana, ha rischiato la vita per una brutta avventura nei pronto soccorso di Cto e Sant’Eugenio. Le era stata diagnosticata una gravidanza, invece si trattava di un’appendicite acuta, rischio peritonite. Sono stati i medici dell’ospedale militare del Celio, ha dare il responso corretto, quando il padre della ragazza, membro dell’esercito, ha ricoverato d’urgenza la figlia.
“La signora dovrebbe tirare un bel sospiro di sollievo per lo spavento corso, in quanto al giorno d’oggi mettere al mondo un figlio, è pressoché una tragedia”. Così ha commentato la notizia il responsabile per la Regione Lazio dell’Italia dei Diritti, Vittorio Marinelli.
“I medici mattacchioni degli ospedali potrebbero tutt’al più essere sgridati per lo spavento fatto correre alla mancata puerpera. Se si pensa alla mancanza di asili nido, all’impossibilità di lavorare durante la gravidanza e subito dopo il parto e al costo esorbitante dei pannolini, cosa volete che sia confondere un’appendicite acuta con una gravidanza? Il fatto assume aspetti grotteschi, perché sono stati i medici militari, abituati a pazienti senza tratti femminili da neo mamma, a parte qualche sporadica soldatessa, ad accorgersi dell’errore. Se ci fosse un premio le prestazioni prese oggi in esame, lo meriterebbero senza ombra di dubbio. Il nostro paese – conclude l’esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro – è descritto in maniera esemplare dal ritornello di una canzone che ha vinto Sanremo “Primario si, primario no, ti devo una pinza, ce l’ho nella panza”. Quindi di cosa ci stupiamo ancora?”