La distrofia muscolare di Duchenne (Dmd) è una malattia genetica caratterizzata dalla perdita della distrofina, proteina che provvede alla corretta stabilità meccanica del muscolo durante la contrazione. Questa grave patologia comporta la degenerazione del tessuto muscolare e provoca la progressiva e irreversibile perdita delle capacità motorie e respiratorie. Un bambino su tremila nasce affetto da Dmd a causa di mutazioni sul cromosoma X che alterano il gene della distrofina e, sebbene gli approcci terapeutici siano numerosi, non è ancora disponibile, ad oggi, una cura efficace. Una strategia molecolare promettente è quella che mira ad aumentare nel muscolo distrofico i livelli della proteina ‘utrofina’, un omologo funzionale della distrofina. In tale contesto, un gruppo di ricercatori dell’Istituto di biologia e patologia molecolari (Ibpm) e dell’Istituto di neurobiologia e medicina molecolare (Inmm) del Consiglio nazionale delle ricerche di Roma ha testato e brevettato una molecola sintetica, denominata ‘Jazz’, rivelatasi altamente efficace in modelli murini affetti da Dmd. “Normalmente, nel muscolo l’utrofina è molto espressa al momento della nascita ma poi si attenua con la crescita”, spiega Claudio Passananti, ricercatore dell’Ibpm-Cnr. “Grazie al piccolo gene regolatore sintetico ‘Jazz’, appropriatamente inserito nel Dna dei topi, abbiamo ottenuto un aumento del livello di utrofina che si è rivelato utile a sostituire le funzioni normalmente espletate dall’enorme gene della distrofina, che si estende per ben 2.5 megabasi di Dna nel cromosoma X”. In particolare, è stato dimostrato che in topi distrofici ‘mdx’, Jazz previene e contrasta la progressione della malattia. “Nel nostro studio, ora pubblicato sulla rivista internazionale Human molecular genetics, dimostriamo che ‘Jazz’ è capace di riconoscere specificamente il gene bersaglio dell’utrofina nel tessuto muscolare del topo malato, aumentandone i livelli di espressione. “L’aumento dei livelli di utrofina mediato da Jazz è terapeutico nei topi distrofici e contrasta efficacemente la perdita della funzione muscolare”, prosegue Elisabetta Mattei dell’Inmm-Cnr. “Tale risultato rappresenta un importante e promettente strumento a disposizione delle biotecnologie, che mirano a creare nuove strategie terapeutiche per il trattamento di malattie genetiche e oncologiche”.
Considerando l’aspetto notevolmente innovativo della ricerca, in parte finanziata da Telethon e dalla regione Lazio/Filas, il team Cnr ha firmato un accordo con la società israeliana Ilit-Bio Ventures che consente al Cnr di mantenere la titolarità della proprietà intellettuale brevettata e alla società israeliana di promuovere e commercializzare il know-how basato sull’impiego di tale tecnologia. “Un risultato”, conclude Passananti, “che rappresenta un importante riconoscimento per il nostro ente e tutta la ricerca italiana”.