Londra – In questi giorni questo virus sta generando preoccupazione in Asia. Secondo quanto riportato da alcuni media due persone sono morte a Shanghai in marzo dopo essersi ammalate di una variante dell’influenza aviaria che finora non era stata diagnosticata nell’uomo. Il ceppo virale classificato H7N9, contro il quale non esiste un vaccino e i medici non sanno ancora esattamente come trattare questa malattia, provoca febbre alta e tosse che degenerando provoca polmonite e, talvolta, insufficienza renale..
Oltre al 27enne e all’87enne che sono deceduti dopo essere stati infettati a fine febbraio un terzo individuo, una donna della provincia di Anhui, ha contratto la malattia e attualmente versa in condizioni definite critiche dai medici. L’ultimo caso, reso pubblico dalle autorità cinesi, lascia pensare che il contagio tra gli esseri umani è possibile. Il portavoce per l’OMS e l’agenzia sanitaria cinese hanno rassicurato che l’organizzazione mondiale segue con estrema attenzione i suoi progressi. Non è chiaro come le tre vittime siano state infettate. Probabilmente la causa dell’infezione è dovuta agli spostamenti quotidiani di milioni di persone e tonnellate di merci che hanno aumentato il rischio di diffusione di malattie che in determinati contesti rimangono isolate anche per migliaia di anni ma che possono essere fonte di vere e proprie pandemie se solo non vengono isolate per tempo. Secondo la commissione, tuttavia, il virus non sembra particolarmente contagioso.
Per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, anche se i sintomi richiamano alla mente la SARS coronavirus, è ancora troppo presto per confermare la vera dimensione del problema.