Il lockdown per l’emergenza sanitaria da COVID19 ha avuto ripercussioni sul benessere e sul comportamento individuale. L’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irpps), nell’ambito dell’Osservatorio Msa-Covid-19, in collaborazione con l’Università Süleyman Demirel di Isparta (Turchia), ha condotto, tramite un approccio psicosociale, un’indagine in Italia e Turchia nei periodi di lockdown tra marzo e luglio 2020. Lo studio, pubblicato sulla rivista European Review for Medical and Pharmacological Sciences, dimostra come l’invasività degli stereotipi di genere sui comportamenti e sul benessere individuale sia correlata al contesto sociale di riferimento.
“In Turchia, l’adesione agli stereotipi di genere, decisamente più radicata che in Italia, impone rigidi ruoli sociali di pertinenza maschile e femminile ancora ampiamente condivisi. Dalla nostra indagine è emerso che tale adesione ha avuto, paradossalmente, durante il lockdown, effetti positivi sul benessere individuale, fino a configurarsi come un luogo di rifugio in risposta alla crisi da COVID19. Le emozioni primarie negative (quali rabbia, disgusto, paura, ansia e tristezza) sono risultate in questo contesto contenute”, spiega Antonio Tintori del Cnr-Irpps, tra gli autori dello studio. “In Italia, l’esistenza di ruoli di genere che implicano la subordinazione sociale delle donne, al contrario, è da tempo messa in discussione. Quindi, l’adesione a questi condizionamenti sociali si configura come un fattore di rischio individuale che accentua le emozioni primarie negative e incrina il clima familiare”.
Dall’analisi comparativa è emerso inoltre come la differenza nella diffusione degli stereotipi di genere sia connessa anche a caratteristiche sociali, religiose, storiche e politiche dei due Paesi. “La percentuale degli intervistati turchi che relega il ruolo della donna a madre e moglie ammonta al 68%, contro il 32% italiano. In entrambi i Paesi, l’adesione a questi stereotipi risulta più comune tra chi ha un titolo di studio basso e tra i credenti (in Turchia l’86% del campione, in Italia il 55%). La diffusione di tali stereotipi in Turchia è però talmente ampia che non denota differenze sostanziali in termini di genere, età e condizione occupazionale. Al contrario, in Italia, ne sono relativamente meno condizionate le donne e i più giovani, la cui percentuale di soggetti stereotipati ammonta rispettivamente al 26% e al 21%”, precisa Tintori.
Guardando alle attività quotidiane, è stato riscontrato come la ripartizione delle attività domestiche nel corso del lockdown, in particolare in Turchia, abbia seguito una rigida routine di genere correlata all’adesione a questi stereotipi, il cui impatto si è riflettuto anche sul clima familiare. “In Turchia, i soggetti stereotipati hanno dichiarato di vivere in un’atmosfera familiare più pacifica, affettuosa e collaborativa rispetto agli altri intervistati”, prosegue il ricercatore Cnr-Irpps. “Analogamente, la percezione del rischio di violenza domestica durante il confinamento è stata inferiore tra le donne che aderiscono agli stereotipi sessisti: il rischio di violenza fisica è stato percepito solo dal 28,7% delle donne turche che aderiscono agli stereotipi di genere, contro il 45% di quelle che non vi aderiscono. In Italia, tale percezione è stata riscontrata nel 12% delle donne che aderiscono agli stereotipi di genere, contro il 21,8% di quelle che non vi aderiscono. Ciò conferma, in entrambi i Paesi, che l’accettazione dei ruoli di genere contempla la violenza come elemento fisiologico del rapporto di coppia e non come un problema”.
Dal punto di vista psicologico, l’influenza degli stereotipi sul benessere individuale presenta quindi risultati contrapposti nei due Paesi. “Complessivamente, durante il lockdown, le donne più degli uomini hanno percepito elevate emozioni primarie negative. Tuttavia, in Turchia, chi subisce la maggiore influenza degli stereotipi di genere presenta minori livelli di tali emozioni. Diversamente, in Italia, le emozioni negative sono risultate maggiori proprio tra chi aderisce a questi stereotipi. Si ipotizza che ciò sia dovuto all’ampliarsi della dissonanza cognitiva indotta dal processo di emancipazione culturale dal sessismo, che in Italia è in atto da anni mentre in Turchia è agli esordi”, conclude Tintori.