Smart Inclusion, “la p.a. che voglio”

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“Questa è la P.A. che voglio” ha scritto oggi il Ministro Renato Brunetta sulla lavagna elettronica di Smart Inclusion, ideato dal Netositel (New Technology Open System Test Lab) diretto da Vincenzo Raffaelli del Consiglio nazionale delle ricerche di Bologna (Isof-Cnr). Il progetto è un ‘ponte’ tecnologico che riduce la distanza sociale, umana e culturale che separa i bambini degenti in ospedale per lunghi periodi dalla loro realtà affettiva e scolastica, realizzato attraverso le avanzate tecnologie “Smart School” e “Smart Hospital” fornite dal Gruppo Telecom Italia.
Il ministro per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione, visitando per la giornata inaugurale del ‘Forum P.A.’ di Roma lo stand in cui viene esposto il Progetto, lo ha elogiato come modello di Pubblica amministrazione, annunciandone l’estensione, dopo la prima riuscita applicazione nel Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna, ad altre sei aziende ospedaliere: il Bambino Gesù di Roma, il Meyer di Firenze, il Gaslini di Genova, il Regina Margherita di Torino, l’Azienda Ospedaliera di Padova e il San Matteo di Pavia. Il calendario stabilito dal Ministro prevede il completamento del piano entro il dicembre 2009.
Smart Inclusion permette al piccolo paziente di seguire la lezione in diretta, visualizzando i compagni e l’insegnante, effettuando i compiti e verificando l’apprendimento dei contenuti delle lezioni. Il progetto ha l’obiettivo di rendere meno disagevole per bambini e ragazzi in età scolare la degenza ospedaliera, rendendo allo stesso tempo direttamente fruibili al personale sanitario alcuni servizi per la cura dei pazienti. Una triplice linea d’azione educativa, clinico-assistenziale e sociale.
Il ‘ponte’ tra ospedale e scuola viene costituito da due terminali. “Con la tecnologia Smart School”, spiega Vincenzo Raffaelli dell’Isof-Cnr, “le stazioni di lavoro sono costituite da un terminale posto al lato della cattedra e da una lavagna interattiva, integrata nella rete scolastica, che permette di condividere lezioni opportunamente registrate su un server”.
Il secondo terminale “dotato della tecnologia Smart Hospital, viene installato in ospedale a fianco del letto e supporta le funzioni clinico-assistenziali quali l’identificazione del personale sanitario e la visualizzazione e gestione della cartella clinica, rendendo possibile la sorveglianza dello stato del paziente. Tale terminale è utilizzabile dal paziente con la pressione del dito sullo schermo, senza ricorrere a mouse o tastiere, ed è dotato di telecamera e microfono, allo scopo di permettere l’attivazione della videocomunicazione sia intraospedaliera, sia extraospedaliera”.
Il progetto utilizza una soluzione basata sulle tecnologie di trasmissione ad Onde Convogliate e tramite POF (polymer optical fibre, fibre ottiche plastiche), nel rispetto delle stringenti normative relative alle interferenze di onde radio con gli apparati elettromedicali e al possibile impatto igenico-sanitario. Smart Inclusion è insomma uno strumento che permette ai piccoli pazienti, in piena sicurezza, il dialogo con tutto il mondo esterno, consentendo di collegarsi in modalità di videoconferenza anche con casa e amici.
“Smart Inclusion assolve a un’importantissima funzione sociale della ricerca, tradurre la conoscenza tecnologica in servizi per i cittadini”, osserva il presidente del CNR, Luciano Maiani. “Il fatto che a beneficiarne siano i bambini malati, poi, ci inorgoglisce ancora di più. Consentire ai giovani pazienti di non perdere il contatto con la famiglia e gli affetti, oltre che con il mondo esterno della scuola e degli amici, vuol dire migliorarne sensibilmente la qualità di vita nel periodo di degenza”.
“Allo scienziato di oggi non si chiede più solo di sapere, ma anche di saper fare”, aggiunge Sesto Viticoli, direttore del Dipartimento Progettazione Molecolare del CNR, intervenuto presso il ‘Forum P.A.’ in rappresentanza dell’Ente. “Lo scienziato di oggi ha bisogno di nuove forme di accreditamento della società civile”.

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