Nel Tirreno per studiare vulcani e terremoti

0
639

Formazione, conformazione e assetto geologico del Mar Tirreno e presenza di grandi vulcani sottomarini, come il Marsili, che si eleva per 3.500 metri, sono al centro del progetto europeo MEDOC cui partecipano tra gli altri i ricercatori dell’Istituto di scienze marine (Ismar-Cnr) e dell’Istituto per la dinamica dei processi ambientali (Idpa-Cnr) del Consiglio nazionale delle ricerche. Parte centrale del progetto, la campagna oceanografica in corso nel Tirreno centrale e meridionale con la partecipazione coordinata delle navi oceanografiche Urania del Cnr e Sarmiento de Gamboa di proprietà dello spagnolo Consejo Superior de Investigaciones Cientifica (Csic).

Le due navi svolgono rilievi di sismica a riflessione e a rifrazione, per indagare le parti superficiali e la struttura della crosta terrestre fino ad una profondità di alcune decine di km e studiare il rischio sismico. Ad integrazione della campagna oceanografica squadre di geofisici dell’Idpa e dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) hanno temporaneamente installato stazioni sismiche a terra in Sardegna e Corsica e sulla Penisola italiana: una delle stazioni di terra dell’Ingv è stata posizionata anche nella tenuta presidenziale di Castelporziano. Inoltre vengono utilizzate le stazioni permanenti della rete sismica nazionale dell’Ingv e 5 stazioni sismiche da fondo mare chiamate Ocean Bottom Seismometers/Hydrophones (OBS/H) che sono state deposte nel Tirreno meridionale, sulla direttrice che va dal Marsili all’isola di Stromboli, durante una precedente campagna con l’Urania nell’ambito di una collaborazione tra Ismar e OBS Lab di Gibilmanna del Centro Nazionale Terremoti dell’Ingv.

“Come avviene per i terremoti, la cui energia si propaga come un’onda acustica su tutto il pianeta, così si generano artificialmente impulsi acustici per studiare i primi 20-40 km di crosta terreste, ovvero lo strato in cui si generano la maggior parte dei terremoti.” spiega Nevio Zitellini dell’Ismar-Cnr di Bologna. “La nave Urania posiziona a fondo mare e poi recupera sismometri OBS, nel Tirreno, creando un ‘grande orecchio’ che è in grado di sentire e registrare gli impulsi generati artificialmente”. I sismometri da fondo mare sono stati messi a disposizione dall’ Istituto di Scienze Marine dell’Università di Kiel in Germania (Ifm-Geomar).

“Le risposte serviranno a comprendere da una parte i processi di generazione dei margini continentali, e a contribuire allo studio del rischio sismico nell’area italiana”, conclude Zitellini..

Articolo precedenteito puntato sul nuovo asfalto per tragedia di Ventotene, l’intervento della Di Marcantonio
Prossimo articoloArezzo, il Mercatale del Casentino

Lascia un commento

Please enter your comment!
Please enter your name here