“L’infinito e il limite” tra matematica e poesia

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Il dialogo su “L’infinito e il limite” che si tiene domani, martedì 11 maggio alle ore 17,15, presso la Biblioteca Guglielmo Marconi del Consiglio nazionale delle ricerche (P.le Aldo Moro, 7 – Roma), è l’occasione di un confronto tra saperi diversi (quello scientifico e la ragione poetica), un territorio dialettico dove la logica e la parola provano ad individuare punti di contatto.

La prospettiva matematica e quella letteraria saranno rispettivamente rappresentate dal matematico Roberto Natalini dell’Istituto per le Applicazioni del Calcolo “Mauro Picone” (Iac-Cnr) e dallo scrittore Erri De Luca, narratore, autore di teatro, poesia, traduttore di testi sacri.
“I greci hanno provato a interpretare la concezione dell’infinito ma non ne sono venuti a capo”, spiega Natalini.

“Questo concetto è legato a quello di ‘continuo’ che per un matematico si sostanzia nella retta, formata da infiniti punti. Ma realtà, finitezza e limite non sono solo concetti matematici: sono parole, idee e situazioni che hanno ispirato poeti, musicisti e scrittori; sono condizioni del pensiero oltre che della nostra esperienza. Ci piacerebbe che tutto fosse limitato, contabile e sotto il nostro diretto controllo, eppure la matematica e buona parte della scienza moderna si basano sull’idea e sull’uso dell’infinito: un infinito controllato, ma non per questo diventato finito”.

Erri De Luca parte dall’esperienza vissuta in prima persona: “In un’assemblea di detenuti dissi una volta che nessuno doveva più usare la frase ‘sono finito in prigione’. Nessuno consideri la prigione una fine in cui finire. Dica invece: ‘siamo cominciati in prigione’. Facevo torto alla grammatica per salvare dal macero il tempo della pena, dargli il valore aggiunto di un inizio nuovo. Spalle al muro e faccia alle sbarre di anni senza fine pena, neanche lì una persona deve darsi per finita”.

Punti di partenza distanti ma già in dialogo.

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