Cancro e Vaccini

Con la collaborazione del Prof. Marco Cingolani

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Genova – Giordano Bruno ci aveva avvertito, come del resto tanti altri prima e dopo
di lui, quando aveva previsto che: “Se questa scienza, che grandi vantaggi
porterà all’uomo, non servirà all’uomo per comprendere se stesso, finirà per
rivoltarsi contro l’uomo”.

400 anni dopo il prof. Umberto Veronesi, nel rispondere ad una domanda
circa il possibile uso della chemioterapia preventiva, disse che quest’ultima
avrebbe dovuto essere via via sempre più ridotta, fino ad essere abbandonata.
Poco dopo anche la rivista “Nature” aveva affermato che la chemio
potrebbe causare tumori e Veronesi aggiungeva che in futuro i tumori
sarebbero stati curati con i vaccini.

Il fatto inconfutabile è che da un paio d’anni circa è diventato di uso
comune un termine drammatico e inquietante al tempo stesso, “Turbo Cancro”,
coniato nell’agosto 2022, con una singolare coincidenza temporale,
dall’anatomo- patologa svedese Ute Kruger, esperta di tumori mammari, per
indicare tumori molto aggressivi, di grandi dimensioni, che comparivano,
spesso in giovane età, entro pochi mesi dalla vaccinazione contro SARS-CoV-2
e che aveva modo di osservare sempre più di frequente, eventi patologici tanto
gravi quanto rapidi nella loro evoluzione.

In tutto questo evidentemente c’è qualcosa che non torna e non si può
accettare che “turbo cancro” possa diventare una formula di uso comune,
come il diffusissimo “malore improvviso“, senza che si studino le ragioni di
questa accentuazione esplosiva di nuovi casi.

Non si tratta di una affermazione estemporanea, ma di un dato suffragato
dalle statistiche: negli ultimi 24-36 mesi si è rilevato un incremento
impressionante di tumori e anche fra i più giovani negli ultimi venti anni si è
registrato un netto aumento dell’incidenza di alcune gravi forme tumorali,
secondo i dati forniti dal Wall Street Journal, senza che i virologi, almeno a loro
dire, abbiano il minimo sentore delle motivazioni che sottendono il dato
statistico.
I dati raccolti da parte dei Registri Tumori in Italia, di recente presentazione
e relativi a tutte le età, danno l’impressione di una vera ondata di tali malattie,
con un incremento nel triennio 2020-2023 a 18.000 casi, rispetto ai 7.700 del
triennio 2015-2019.

Anche se fosse vero che in Italia la raccolta dei dati statistici è carente, se
facciamo riferimento ai rilievi effettuati dal Regno Unito, dove l’Ons (Official for
national statistics) fornisce dati attendibili ed aggiornati, dobbiamo prendere
atto che qui si registra addirittura, fra i 15 e 44 anni, nel triennio 2020-2023
rispetto ai 10 anni precedenti, un incremento spaventoso della mortalità per
alcuni tumori,.

L’oncologa Patrizia Gentilini, molto nota e apprezzata anche come
divulgatore scientifico, ci ricorda come, nel novembre del 2022, Angus
Dalgleish, direttore del Dipartimento di Oncologia della St George’s University
di Londra abbia inviato una lettera aperta al British Medical Journal, riportando
una analoga esperienza e denunciando l’inconsueta ripresa di tumori o la loro
comparsa ex novo a seguito della vaccinazione a mRNA.
A questa segnalazione si sono poi aggiunti almeno altri 25 lavori (Case
Report) che riportano l’insorgenza di tumori (soprattutto linfomi e leucemie) a
distanza di pochi giorni o settimane dalla somministrazione dei preparati contro
il Covid-19 (in un caso è addirittura comparso un sarcoma nel sito di
iniezione).

E non sono neppure rari i casi di persone in salute, stroncate nel giro di
pochi mesi e, in alcuni casi, addirittura di solo poche settimane.

La dottoressa Gentilini non ha incertezze nell’affermare che le cause di
questo incremento impressionante di casi possano venire individuate negli stili
di vita sempre più scorretti, dato che il 33% degli adulti è in sovrappeso, il
10% obeso, il 24% fuma e i sedentari sono aumentati dal 23% nel 2008 al
31% nel 2021.

Certamente anche l’interruzione delle normali attività di diagnosi, interventi
chirurgici e terapie in conseguenza della pandemia ha contribuito ad aggravare
questo bilancio, ma anche la sedentarietà forzata cui siamo stati costretti con i
prolungati lockdown non ha certo favorito la nostra salute fisica e psichica.

Aggiunge però che vi è anche un altro potenziale fattore di rischio sempre
più presente nella letteratura scientifica, ovvero il possibile ruolo causale dei
vaccini a mRNA nell’insorgenza e/o progressione di forme tumorali.

In più occasioni il “turbo-cancro” è stato indicato come una plausibile
conseguenza del vaccino contro il Covid: la proteina Spike prodotta dopo
l’inoculo dei vaccini a mRNA ha una azione pro-infiammatoria e può interagire
con complesse funzioni biologiche dell’organismo, in particolare interferendo
con la produzione di citochine, sostanze modulatrici del sistema immunitario.

Potrebbe quindi avere un’azione cancerogena, portando alla progressione,
alla recidiva oppure alla metastasi del cancro, come evidenziato dallo studio
scientifico prodotto da Raquel Valdés Angues e Yolanda Perea Bustos, peraltro
solo l’ultimo di una lunga serie, che esprime la preoccupazione che alcuni
vaccini anti-Covid19 possano generare un ambiente specifico che potrebbe
portare alla trasformazione neoplastica, predisponendo alcuni pazienti
oncologici, stabili e sopravvissuti, alla progressione, recidiva e/o metastasi del
cancro.

Un nuovo allarme è stato lanciato di recente dal dottor Micheal Palmer,
medico canadese e docente universitario, autore di un articolo su Doctors for
Covid Ethics, con il quale si dichiara convinto di una correlazione tra i vaccini a
mRNA e l’insorgenza e la progressione di forme tumorali, basandosi su una
teoria, risalente al 2012, quindi in tempi non sospetti, con cui Thomas
Seyfried, ricercatore sul cancro del Boston College, illustrava questa tesi,
riassunta nel libro Il cancro come malattia metabolica.

L’utilizzo di vaccini a mRNA nel contesto delle malattie infettive non ha
precedenti e molte sono ancora le incognite al riguardo, visto che non è chiaro
da quali cellule dell’organismo, dopo l’inoculo, venga prodotta la proteina
Spike, quanta se ne produca, per quanto tempo e dove si distribuisca.

É tuttavia ormai accertato che la proteina Spike indotta dal vaccino ha una
azione pro-infiammatoria e può interagire con complesse funzioni biologiche
dell’organismo, in particolare interferendo con la produzione di citochine,
sostanze modulatrici del sistema immunitario.

Inoltre questi prodotti non sono stati testati né per la capacità di
danneggiare l’informazione genetica all’interno delle cellule, che causa
mutazioni ed induce modificazioni all’interno della sequenza nucleotidica o della
struttura del DNA, né per la cancerogenicità e nulla sappiamo dei loro effetti a
lungo termine.

Di fatto risultano pubblicati sia casi di nuova insorgenza che di rapida
progressione di tumori già esistenti a distanza di brevissimo tempo dagli
inoculi, ma di ancor maggiore interesse sono i lavori che indagano i possibili
meccanismi alla base di tutto questo.

L’argomento è ovviamente ancora molto controverso, ma, in parole povere,
sembrerebbe che vi sia un coinvolgimento del sistema immunitario che
produrrebbe un’alterazione della sorveglianza immunitaria nei confronti delle
cellule tumorali.

In particolare l’incremento dei casi sarebbe dovuto alla diminuita
produzione di interferone, ma si avrebbe anche una esagerata produzione di un
fattore di crescita in grado di indurre, in cellule già differenziate, una
regressione verso lo stato proprio delle prime fasi della vita embrionale, con
capacità di metastatizzazione e maggiore aggressività biologica.

É importante quindi tenere sotto attento controllo le possibili conseguenze a
lungo termine di questi vaccini, specialmente quando vengono somministrati a
individui altrimenti sani e aprire finalmente un dibattito scientifico degno di
questo nome.

Purtroppo la censura di ogni voce dissonante, anche se autorevole,
registrata nel corso di questi due anni non ha giovato né alla scienza e tanto
meno alla salute.

Infatti la censura è dannosa per il pubblico, soprattutto durante situazioni di
crisi come le epidemie, che sono caratterizzate da grandi incertezze, poiché
può portare a perdita di importanti punti di vista, informazioni e prove
scientifiche.

La tecnologia a mRNA oggi utilizzata nei “vaccini” contro SARS-CoV-2 non
era mai stata utilizzata prima per contrastare una malattia infettiva, né tanto
meno su popolazioni sane di ogni classe di età.

I vaccini a mRNA infatti sono nati per trovare una cura contro il cancro e
questa tecnologia ha oltre vent’anni di ricerca alle spalle.

Purtroppo il sogno dei ricercatori di ottenere un’arma efficace contro il
cancro finora non ha avuto alcun successo, ma l’aver trasferito l’utilizzo di
questa tecnologia per contrastare una malattia infettiva, oltretutto utilizzandola
in modo massiccio ed indiscriminato su una popolazione sana, è qualcosa che
non si è mai verificato nella Storia della Medicina e un azzardo di cui solo nel
tempo vedremo tutte le conseguenze.

Non dobbiamo del resto neppure dimenticare che Kathrin Jansen,
responsabile della ricerca e sviluppo dei vaccini presso Pfizer, andata
recentemente in pensione, ha letteralmente affermato in un’intervista su
Nature: «Abbiamo pilotato l’aereo mentre lo stavamo ancora costruendo».

Se si pensa che per definizione un vaccino dovrebbe essere somministrato
a persone sane ed un farmaco solo a chi è ammalato, si capisce bene che il
bacino di popolazione è molto più ampio nel primo caso.

Purtroppo la Medicina ha preso da decenni una china molto pericolosa ed
invece di investire sul mantenimento della salute preservando innanzi tutto la
qualità dell’ambiente e le risorse personali assistiamo al fenomeno del “disease
mongering”, ovvero di “fabbricare malattie”.

Malgrado tutto questo, ormai avvitata in una spirale perversa, l’industria
farmaceutica vuole ora immettere sul mercato un vaccino miracoloso contro il
cancro, cui Big Pharma sta alacremente lavorando, mentre anche Pfizer
rafforza in maniera notevole la propria divisione oncologica, annunciando
l’utilizzo di nuove biotecnologie.

Non dimentichiamo mai che nel 1976 Henry Gadsden, presidente di un
gruppo farmaceutico americano, dichiarò che la nuova frontiera del suo settore
industriale sarebbe stata “produrre farmaci per persone sane, perché questo ci
permetterà di vendere a chiunque, così come si vendono le caramelle” e
purtroppo bisogna constatare che l’obiettivo è ormai stato raggiunto.

Forse, dopo tutto questo, sarebbe auspicabile un’autocritica da parte delle
autorità sanitarie sul rispetto delle norme deontologiche sulla tutela della vita e
della salute, il rispetto della dignità, dell’autonomia, della libertà e dei diritti
umani.

 

Luisa Costa

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