A piccoli passi verso la felicità. E se lo spirito è competitivo come quello di Antonio Conte, non ci sono dubbi sul fatto che affrontare la rivale storica della propria nuova sfida professionale, nonché la squadra che più di ogni altra è in grado di generare nell’attuale tecnico dell’Inter il suo spirito di rivalsa, possa rappresentare la miglior maniera possibile per immergersi appieno nella nuova avventura. Conte e la Juventus, due nomi che hanno viaggiato di pari passo per decenni, che hanno affrontato e sconfitto difficoltà congiunte prima dal campo con tanto di fascia da capitano, e poi dalla panchina come architetto della rinascita. Due nomi ora rivali in ossequio alla scelta congiunta di non riabbracciarsi proprio nell’estate che avrebbe consentito anche questa possibilità. I pensieri del tecnico leccese sono ora assorbiti dall’Inter, la sua nuova realtà, nel tentativo difficile ma stimolante di interrompere quell’egemonia che lui stesso aveva contribuito a creare. Per riuscirci serve una struttura credibile, e da qui la genesi dei richiami alla società: “Gli obiettivi della stagione li determina il mercato” ha detto Conte, a simboleggiare quell’inquietudine smaniosa propria dei vincenti. Un logorio mentale per chi ne ha a che fare, ma anche uno stimolo continuo a non accontentarsi. E così, al netto della credibile alternativa Leao, il tecnico dell’Inter pretende che si insista per l’accoppiata di prime scelte Dzeko-Lukaku, chiede un esterno più adatto di Perisic al suo progetto e non disdegnerebbe un centrocampista totalizzante dopo le uscite del croato, di Icardi, Nainggolan e degli altri esuberi. Insomma il prologo di una rivoluzione di fatto, perché quella concettuale e di spirito, prenderà il via al calcio d’inizio del primo Derby D’Italia della stagione.