Per riassumere il momento negativo del Manchester United, basterebbe guardare i numeri di Ole Gunnar Solskjaer dal momento in cui ha smesso di essere un semplice traghettatore ed è diventato allenatore a tutti gli effetti dei Red Devils: nelle ultime 21 partite, il tecnico norvegese ha conquistato 6 vittorie, 6 pareggi e 9 sconfitte, con 23 gol fatti e 31 subiti. Una statistica totalmente agli antipodi rispetto ai numeri registrati nelle prime 19 gare: 14 vittorie, 2 pareggi, 3 sconfitte, con 40 reti all’attivo e 17 al passivo. È chiaro che si tratti solo di un caso, ma quella magia che aveva caratterizzato i primi mesi si è dissolta nel nulla, complice anche un mercato discutibile e i tanti infortuni che hanno falcidiato soprattutto il reparto offensivo. E la classifica piange come mai prima.
Sensazione di inferiorità – Centocinquantanove milioni: è questa la cifra spesa dal Manchester United in estate per acquistare solo tre giocatori. Harry Maguire, Aaron Wan-Bissaka e Daniel James, tre rinforzi sicuramente di qualità e di grande prospettiva, ma non proprio di primissimo livello per consentire alla squadra di avvicinarsi a Liverpool e Manchester City. A questo, poi, si sono aggiunte le cessioni di Alexis Sanchez e Romelu Lukaku, che hanno lasciato tutto il peso dell’attacco sulle spalle di Marcus Rashford e del giovanissimo Mason Greenwood. Forse sarebbe servito un elemento di maggiore esperienza davanti, oltre a un centrocampista di spessore per affiancare Pogba nel difficile ruolo di leader. Il francese continua a pensare al Real Madrid: difficile dargli torto, perché il ridimensionamento del club è evidente e la distanza dalle rivali continua ad aumentare. La sola idea di vincere qualcosa, nella difficilissima epoca post-Ferguson, non è mai sembrata così lontana dal realizzarsi.