“Gallina vecchia fa buon brodo”. Era questa la frase sulla maglietta di Valentino Rossi nel giorno dei festeggiamenti del suo nono titolo mondiale. Era il 2009 e da allora sono passati 11 anni, ma quella frase sembrerebbe essere valida ancora oggi, nonostante i risultati difficili e l’età di 41 anni.
Quando non sei più un ragazzino di 20 anni anche il terzo posto conquistato ieri nel Gp spagnolo di Jerez equivale ad una splendida impresa, specialmente se le gomme consumate negli ultimi giri ti fanno fare il triplo della fatica. L’impressione è che Valentino quella benedetta sella non la voglia proprio lasciare, specialmente nel momento in cui sente l’odore di sfida contro avversari che essendo ormai molto più giovani vengono dati per favoriti.
Rossi dal prossimo anno lascerà la Yamaha M1 per passare al team “Petronas” per altre due stagioni, quindi questo ci fa dedurre che avremmo la possibilità di vedere il dottore in sella fino all’età di 43 anni. Per molti è il tempo di scadenza entro cui Rossi potrebbe vincere il tanto atteso “decimo titolo mondiale”, ma la realtà ci insegna come il 46 nel mondo della MotoGp sia ormai una leggenda vivente che cammina ed è inevitabile pensare che il giorno del suo ritiro niente sarà più uguale nel mondo delle due ruote, indipendentemente dal numero di titoli conquistati.
Che poi che valore può mai avere un decimo titolo nel momento in cui nel 2015 ti hanno rubato palesemente un mondiale all’ultima corsa? Che piaccia o meno la figura di Valentino Rossi è ingombrante per i giovani più ambiziosi e a dimostrarlo è stato lo stesso Marquez, che pur di non far vincere ancora il pilota italiano ha preferito in quel medesimo anno favorire il connazionale Jorge Lorenzo attraverso dei giochetti da bambino viziato, che in ogni caso non potranno mai cambiare la storia, perché ciò che rimarrà a vita saranno le imprese valentiniane, ineguagliabili per chiunque.
Eppure al termine della famosa gara di Valencia del 2015, nonostante il Mondiale sia stato assegnato a Lorenzo, non c’era nessuno a festeggiare con lo spagnolo. Erano tutti da Valentino per congratularsi e per stringergli la mano per via della figura che rappresenta e anche per la splendida gara che l’ha visto partire ingiustamente ultimo e piazzarsi al quarto posto.
Per quanto il futuro sia tutto dei giovani, la storia non si dimentica mai di ciò che hai fatto, motivo per cui nessuno dimenticherà quel giovane che a bordo di una Honda con il numero 46 distruggeva i suoi avversari a suon di staccate da straccio di licenza, come non ci dimenticheremo mai dei mondiali conquistati a bordo della Yamaha, delle lotte infinite con Biaggi, Gibernau, Capirossi, Melandri, Stoner, Lorenzo e lo stesso Marquez.
Ha lottato con tutti Valentino, riuscendo più di una volta ad avere la meglio e ad un certo punto se i mondiali siano 9, 10 o 12 conta poco, ciò che ha davvero un valore sono le imprese in pista, molte delle quali vanno oltre ogni legge della fisica (vedi il sorpasso all’ultima curva contro Lorenzo nel Gp spagnolo del 2009). Per i tifosi più accaniti, vedere Rossi vincere o conquistare un podio è come una droga e fino a quando il dottore continuerà ad essere lì nessuno si stancherà mai di farne uso perché nonostante l’età, gli infortuni avuti in carriera e l’incoscienza che per natura non può più essere quella di un ventenne “gallina vecchia farà sempre e solo buon brodo”.