La denuncia del Cabs: “A Messina il bracconaggio non si ferma”

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Un’ulteriore dimostrazione di come l’incallito bracconaggio italiano non si fermi davanti a niente. Questo il commento del CABS, l’associazione di volontari esperti in antibracconaggio, dopo che i Carabinieri del Nipaaf di Messina hanno provveduto a denunciare nei giorni scorsi un uomo, a quanto sembra già noto per specifici reati, accusato del possesso di ben 46 fringillidi, quasi tutti Cardellini.

“Come già nel mese di marzo 2020 – ha affermato il CABS – ossia in piena emergenza Coronavirus, anche aprile non sembra molto discostarsi dai dati sul bracconaggio che il CABS aveva registrato nello stesso periodo del 2019 per l’intera penisola italiana”. Sul caso di Messina il CABS rileva come i propri volontari, congiuntamente al SOARDA, lo speciale nucleo dei Carabinieri Forestali che ha tra i suoi compiti l’antibracconaggio, erano intervenuti nei mesi scorsi sia a Piazza del Popolo, ove fino al recente passato erano solito vendere gli uccellatori, che presso lo stesso luogo di cui recente notizie dei Carabinieri. Anche in quel caso fringillidi sequestrati e subito liberati. Il bracconaggio, anche a Messina, non ha evidentemente interesse a smettere con i propri traffici illegali.

Nel caso specifico i 40 Cardellini, oltre ai 5 Verzellini e un Fanello, sequestrati e poi liberati a Messina, sono tutti appartenenti alla famiglia dei Fringillidi, ossia tutelati sia dalle disposizioni internazionali che nazionali e regionali. In aggiunta a tale trasgressione, la stampa ha riportato anche il caso di due Cardellini trovati imbracati con legacci e un gancio metallico. L’uso di tali arnesi, ha sottolineato il CABS, era verosimilmente quello di attirare i volatili selvatici; l’uccellatore, infatti, tira la cordicella quando i cardellini selvatici si avvicinano alla rete. Strattonando lo zimbello causa uno stato uno stato di agitazione nel povero animale, utile, però, ad attirare i consimili. Ritrovati anche arnesi funzionali alla cattura della fauna selvatica mentre da rilevare le ridotte dimensioni delle gabbie ove erano detenuti.Anche alla luce dei numerosi interventi contro la caccia illegale che si stanno registrando nelle ultime settimane in Italia, il CABS rivolge il suo appello per non retrocedere. In definitiva bisogna chiudere ogni spazio anche nei confronti di chi, continuando l’attività di caccia illegale in un periodo così delicato, mette a rischio con i suoi spostamenti non solo la vita degli animali ma anche quella delle persone. Un motivo in più per provvedere, appena possibile, a un serio inasprimento delle pene nei confronti del bracconaggio italiano, incallito e ben radicato che, evidentemente, non si ferma davanti a niente.

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