Marina di Campo, Legambiente interviene sui lavori di bonifica alla Foce

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Ci risiamo: lavori nella zona umida della Foce, in pieno periodo di nidificazione di specie protette

Legambiente: avevamo chiesto tutela e invece si interviene quando non si dovrebbe

Che ne pensano i candidati a Sindaco di Campo nell’Elba?

Molti ignorano che alle spalle di Marina di Campo, nell’area della Foce, proprio dietro la spiaggia e i campeggi affollati, esistono – e resistono – una serie di piccole zone umide, interrotte da aree degradate ed edilizia di vario genere e qualità. Aree dove, nonostante l’assenza di un qualsiasi tipo di tutela, vivono e si riproducono ancora anfibi, uccelli, rettili e mammiferi, quasi tutti appartenenti a specie protette.

E’ stata quindi grande la sorpresa per un socio di Legambiente quando la mattina dell’11 marzo, intorno alle 8,30, mentre stava cercando di fotografare alcune famiglie di Gallinelle d’acqua e dei tarabusini, si è trovato di fronte ad una macchina operatrice che stava trinciando il canneto e la vegetazione palustre, mentre gli argini dei fossi sembravano “falciati” di fresco.

Il nostro socio ha chiesto ragione all’operatore del mezzo di quanto stava accadendo in un’area così delicata e in pieno periodo di nidificazione e allevamento dell’avifauna e di crescita di specie vegetali protette delle zone palustri. Alla domanda se ci fossero i permessi necessari per quel tipo di lavori, l’operatore rispondeva che erano stati autorizzati dal Consorzio di bonifica 5 Toscana Costa.

Il nostro socio telefonava ai Carabinieri forestali che confermavano che, in base alle normative vigenti, questi tipi di lavori (in gran parte inutili e inutilmente dispendiosi anche durante la stagione invernale), non possono essere realizzati durante la stagione primaverile, proprio perché arrecano disturbo e danni all’avifauna in fase di nidificazione/riproduzione.

Dopo aver fatto qualche telefonata, l’operatore ha interrotto i lavori, ma il mezzo è rimasto in zona.

Negli stessi giorni di questo assurdo intervento, nell’area sono stati avvistati anche aironi grigi, garzette, un raro airone rosso… senza contare la misteriosa morte di una colonia di germani reali di un paio di anni fa.

Non è la prima volta che il Consorzio di Bonifica attua interventi di questo tipo: ricordiamo la “rasatura” della zona umida di Mola bloccata da Legambiente la scorsa estate e l’abbattimento del canneto del fosso di Schiopparello proprio alla vigilia della Giornata mondiale delle Zone umide, con l’ormai simbolica foto di Gian Carlo Diversi con l’airone gardabuoi di fronte al trattore che trincia la vegetazione.

Ci crediamo perché le amministrazioni pubbliche e il Consorzio di Bonifica continuino a non coordinarsi e a permettere interventi come questo. Eppure, la Legge regionale n.30 del 19 marzo 2015, “Norme per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale regionale”, recita: «I consorzi di bonifica di cui alla legge regionale 27 dicembre 2012, n. 79 (…) concorrono alla conservazione, al ripristino e all’utilizzo razionale delle zone umide di importanza internazionale, attraverso la corretta regimazione delle acque, volta a garantire la tutela degli habitat e della flora e fauna presenti, con particolare riferimento agli uccelli acquatici». Ora, se è chiaro che quel che resta della grande zona umida che occupava la parte retrodunale di Marina di Campo non può essere considerata di “importanza internazionale”, è altrettanto chiaro che nagli stagni e nei corsi d’acqua superstiti vivono specie protette dalle Diretti europee Habitat e Uccelli e dalle normative italiane e toscane, anche alcune di quelle che l’articolo 79 “Forme di tutela della fauna” della stessa legge 30/2015 considera rigorosamente protette e per le quali «sono vietati: a) la cattura e l’uccisione; b) il deterioramento e la distruzione dei siti di riproduzione o di riposo». Che è proprio quanto è accaduto alla Foce.

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