Assegni e cambiali: calo dei protesti ma è allarme mutui per le famiglie italiane

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Da Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” riceviamo e pubblichiamo

Diminuisce il numero dei ‘protestati’ nell’anno 2010. Il valore complessivo dei titoli protestati assegni e cambiali nel 2010 ammonta a 4.014.049 migliaia di euro, valore in calo del 14,6 per cento rispetto al 2009 per un importo medio di 2.768,25 euro.

E’ quanto emerge dalle tabelle contenute nel rapporto Istat sulla coesione sociale. Al primo posto tra le regioni, per numero di abitanti protestati, si classifica il Lazio dove il 4,3% degli abitanti non e’ riuscito a rispettare le scadenze, per un importo medio di 3.011 euro. Al primo posto per importi si classifica invece il Trentino Alto Adige, dove il valore medio dei protesti e’ pari a 3.960 euro; allo stesso tempo nella regione si registra la percentuale piu’ bassa di protesti (0,4%). In valore assoluto le regioni dove si concentrano di più le mancate promesse di pagamento sono Lazio, Lombardia e Campania con un monte di scoperto pari, rispettivamente, a 748, 736 e 546 milioni. La Lombardia balza in testa alla classifica se si guarda invece al numero di effetti complessivamente protestati, quasi 230mila, seguita da Lazio e Campania rispettivamente con 220mila e 198mila. La graduatoria cambia se si prende in considerazione il valore medio delle “bufale”: il conto più salato lo presentano in Trentino-Alto Adige, Veneto e Lazio. Salerno e Caserta tra le province a maggiore densità di protesti. Migliora, invece, la situazione a Napoli.

Secondo una ricerca di Das Italia, compagnia specializzata nella tutela legale, che analizza i dati sui protesti degli ultimi tre anni (2008-2010), Crotone, Salerno, Frosinone e Ragusa sono le province più “protestate” d’Italia, mentre Bolzano, Trento e Belluno le più virtuose. Nel 2010 il numero dei protesti subisce un calo complessivo del 7,2% rispetto all’anno precedente, tuttavia il fenomeno rimane molto diffuso, sia tra i consumatori, sia tra gli imprenditori. In provincia di Crotone – secondo il rapporto – la densità dei protesti è di uno ogni 22 abitanti, che scende a 23 a Salerno e Frosinone. Al decimo posto si colloca Caserta con un rapporto di 1 protesto ogni 26,5 residenti. La migliore è decisamente Bolzano con un protesto ogni 277,5 abitanti.

Fra le grandi città notevoli miglioramenti rispetto a tre anni fa si registrano a Milano (-16,4%), Napoli (-13,5%), Palermo (-10,2%) e Roma (-5,5%).

Secondo Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, quello tratteggiato dall’Istat dati alla mano sottolinea come l’economia fa i conti con la recessione. Imprenditori e consumatori fanno più attenzione al portafoglio. Sembra questo il “mix” di condizioni che hanno determinato, nel 2010, una visibile frenata del fenomeno dei protesti rispetto all’anno precedente e che ha fatto fermare il conto delle promesse non onorate a livello nazionale.

Tuttavia, i consumatori lanciano l’allarme mutui per le famiglie italiane. In Italia una su quattro spende piu’ del 30% del proprio reddito per pagare la rata concordata con la banca. E sommando questa spesa alle bollette e alle altre tariffe, risulta che quasi un nucleo su due, il 46,7%, ha difficolta’ a mantenere la propria abitazione. Per quanto riguarda le famiglie in affitto, se nel 2011 queste decidessero di acquistare una casa e accendere un mutuo, il 49,3% si troverebbe in difficolta’ a pagarne le rate; il 68,5% non potrebbe garantire sempre la copertura totale delle spese per l’abitazione (mutuo e bollette). Sarebbero piu’ a rischio i nuclei unipersonali (68,8%) o formati da un genitore e figli (72,9%); soggetti con scolarita’ media, ma magari con un’occupazione a salario basso, e famiglie in cerca di occupazione (59,5%).

La crisi inciderebbe di piu’ in Toscana (56,7% dei nuclei), Sicilia (56,5%), Umbria e Marche (54,9%)

Lecce, 27 maggio 2011

Giovanni D’AGATA

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