Mediazione civile: c’e’ chi lavora e c’e’ chi parla senza riflettere.

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Londra – Dall’ufficio stampa di Anpar riceviamo e pubblichiamo.

Solitamente, nei momenti di delusione, un’atteggiamento responsabile prende il posto delle polemiche, in A.N.P.A.R. sta avvenendo esattamente così.

Di fronte ad uno scarno comunicato della Corte Costituzionale di abolizione della “obbligatorieta’ della mediazione” senza conoscerne il contenuto reale si leggono in giro solo critiche gratuite o euforie esagerate.

Premesso che tutto resta come prima almeno per ora, molti interventi – dice il presidente Pecoraro dell’A.N.P.A.R., brillano per incoerenza ed inutilita’. Infatti molti si ostinano a definire “l’obbligatorieta’ della mediazione” come il bene di tutti i mali, idonea come medicina a deflazionare l’attuale carico di procedimenti giudiziari.

Sono proprio convinti questi signori di continuare ad agitare la bandiera del populismo e della demagogia?

Dove stavano, quando eravamo in pochi se non pochissimi a contrastare certe affermazioni scandalose che alla fine “loro stessi” hanno messo in atto (mancato rispetto delle tariffe ministeriali con IVA a carico dei cittadini, mancate adesioni concordate, fallite mediazioni con accordi bonari successivi ecc).

Sono tantissime le lettere di mediatori di altri organismi che chiedono la nostra partecipazione ad una linea comune a difesa della obbligatoriet! e; che abbiamo sempre sostenuto e sosterremo ma solo con quegli organismi che rispettano la dignita’ e la professionalita’ dei mediatori.

“Ho sempre ribadito che l’istituto della mediazione obbligatoria non deve e non puo’ essere veicolo di ingiusto arricchimento allespalle dei mediatori”.

In una situazione in cui le imprese chiudono, la gente e’ senza lavoro e i giovani sono disperati e’ necessario il massimo della unita’ d’intenti, qui invece si fa esattamente il contrario si arroccano tutti sul mantenimento di privilegi personalistici (organismi di mediazione pubblici e privati compresi).

Il perno della questione, per chi non lo sapesse o fa finta di non saperlo, sono i bravi mediatori e i cittadini. Sono questi quelli che NON debbono perdere la speranza di quello che hanno gia’ creato. Per questo e’ necessario una “pausa di riflessione”, che la Corte Costituzionale ci ha dato.

Questa e’ una pausa che dovrebbe consentire di escludere dalla mediazione chi pensa di arricchirsi e chi ha interesse a mantenere posizioni personali di privilegio. Ben vengano dunque anche per il futuro, tutte le “sospensioni” della mediazione idonee a fare chiarezza sui ruoli.

In due anni di rodaggio (anche se non sufficienti) sono nati buoni professionisti-mediatori e buoni mediatori- professionisti, ai quali poco importa della “obbligatorietà sospesa” . “Come ho gia’ detto questo e’ un problema che la politica dovrà risolvere con l’U! nione Europea tenendo conto di una valutazione importante: i cittadini italiani hanno recepito la cultura della mediazione?

Se si’ non serve l’obbligatorieta’, se no, e’ necessario il ripristino.

L’ANPAR che e’ l’unica associazione senza scopo di lucro a dover essere “sentita” dai ministri competenti aspetta di leggere prima le motivazioni della sentenza della Corte Costituzionale e poi far “sentire” la propria voce”.

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