Isola d’Elba, la viabilità al tempo di Napoleone

Una relazione storica di Gloria Peria, direttrice della Gestione Associata degli Archivi Storici comunali dell’isola d’Elba

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2016

Londra – Dopo una secolare tripartizione tra il Principato di Piombino, la Spagna e il Granducato di Toscana, l’Isola d’Elba intera si trovò tutta unita amministrativamente con la pace di Firenze, firmata il 28 marzo 1801 tra la Francia e il Regno di Napoli; da questo momento, con il Senato- consulto organico del 27 agosto 1802, l’isola diventò territorio metropolitano francese, condizione che previde l’elezione di un Deputato elbano al corpo legislativo francese che portò, per questo motivo, il numero dei membri da 300 a 301.

Nonostante non ne conoscesse personalmente il territorio, l’isola d’Elba era ben presente nei progetti di Napoleone Primo Console il quale, oltre ad averne stabilito la conquista per la sua posizione strategica al centro delle rotte marittime del Mediterraneo, con lo scopo di sfruttare al massimo le potenzialità, ne studiò accuratamente la storia politico amministrativa e la conformazione del suo territorio attraverso i resoconti di scienziati, naturalisti e geologi inviati sul posto a rilevarne ogni dato utile.

Grazie ai rilievi trigonometrici eseguiti da Puissant e Moynet e ad una imponente carta richiesta ai suoi ingegneri-geografi (tra cui Jean Baptiste Poirson) immediatamente dopo l’occupazione dell’Elba, Napoleone poté, quindi, studiare a tavolino gli interventi da compiere sull’isola per proiettarla verso la modernità.

Dal punto di vista militare, ritenne prioritario un intervento di consolidamento e di potenziamento delle fortificazioni di Portoferraio e la costruzione ex novo di opere distaccate, tra cui anche l’installazione di telegrafi ottici che avrebbero dovuto svolgere un ruolo fondamentale nella difesa di tutta l’isola e, nello stesso tempo, avrebbero potuto offrire una sicurezza per l’approdo della sua flotta imperiale quando, secondo i suoi ambiziosi progetti, sarebbe divenuta la più potente del Mediterraneo.

I telegrafi ottici avrebbero ovviato anche il penoso problema dei collegamenti tra le comunità isolane che si presentavano estremamente difficoltosi anche per i corrieri a cavallo; le strade dell’isola erano pressoché delle mulattiere impraticabili.

La strada che Napoleone potenziò immediatamente fu quella più utile, vale a dire quella che univa i due porti principali dell’isola: Porto Ferrajo e Portolongone.

Dai documenti, questa risulta essere, all’epoca, l’unica strada di rilievo di tutta l’isola tanto che nel prospetto delle strade dell’impero pubblicato nel bollettino delle leggi del 1811, è definita Strada di terza classe ed è indicata al numero 218 come strada da Livorno a Piombino e all’isola d’Elba (di qui da Portoferraio a Portolongone) “imboccandosi su quella da Livorno a Grosseto, un po’ oltre San Vincenzo”.

In realtà, anche se menzionata come “strada imperiale” anche questa non presentava alcun requisito che la rendesse degna di questo nome.

Nel 1814, quando Napoleone arrivò all’Elba da esule e da sovrano del suo nuovo piccolo regno, poté constatare di persona la condizione della viabilità. Ordinò immediatamente il miglioramento e il restauro delle vie di Portoferraio, soprattutto di quelle che portavano alle sue residenze: quella cittadina, detta dei Mulini, e quella di campagna, detta di san Martino.

A partire dal mese di agosto 1814 Napoleone mise in cantiere tutta una serie di strade che avrebbero dovuto unire diversi territori elbani, tra cui una tra la sua residenza di campagna di San Martino e Lacona, dove pensava di acquistare la penisola di Capo di Stella per adibire come parc de chasse.

Cercò di migliorare la viabilità delle due strade più importanti, quella per Porto Longone-Rio Castello- Marina di Rio che portava anche alla batteria di Capo Castello (Cavo) e l’altra per Procchio da cui partiva una diramazione per il porto di Campo e un’altra per Marciana Marina che conduceva alle torri armate delle marine.

Con il desiderio di vedere realizzate le opere stradali in tempi molto rapidi, ne affidò gli studi preparatori e la direzione dei lavori all’ingegner Leopoldo Lambardi riservando la spesa per metà al suo tesoro personale e per metà ai Comuni che vi avrebbero partecipato offrendo la mano d’opera degli abitanti. I lavori di restauro delle vie di Portoferraio furono eseguiti molto celermente mentre quelli riguardanti le vie esterne alla città, soprattutto la via longonese subirono lentezze e rallentamenti.

Il 19 febbraio 1815 Napoleone espresse al fido Gran Maresciallo Bertrand la volontà di stanziare 40.000 franchi perché si accelerasse il restauro delle strade dell’isola e qualche giorno dopo volle aggiudicare altri lavori viari ma la sua partenza dall’Elba, avvenuta frettolosamente il 26 febbraio fece sì che tutte queste opere rimanessero in sospeso e che rimanessero abbandonate per molti anni.

Gloria Peria
(Direttore scientifico della Gestione Associata degli Archivi Storici comunali dell’isola d’Elba)

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