Toscana,Confesercenti: “Continua il crollo del credito alle imprese”

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Londra – Continua il crollo del credito alle imprese “Il ritmo è di circa 850 milioni di euro al mese”.

La denuncia di Italia Comfidi. Sintesi delle relazioni di Massimo Vivoli e di Aleandro Manetti.

Con queste parole Massimo Vivoli, presidente di Confesercenti Toscana e “Italia ComFidi” (la società consortile per il credito alla PMI) ha aperto stamani l’assemblea che ha approvato il bilancio 2012:

“Il prolungamento della recessione costituisce il principale fattore strutturale della crisi del credito. Quest’ultimo sembra anzi essersi trasformato da strumento facilitatore a sostegno delle imprese – in particolare di quelle micro e piccole, che risentono di una minore capacità di accesso a fonti di finanziamento alternative, quali il mercato obbligazionario – in un meccanismo che appesantisce, con il credit crunch, la loro situazione economico finanziaria, retroagendo sul sistema produttivo secondo un classico circolo vizioso di causa-effetto sul protrarsi della crisi.

La stretta creditizia sulle Pmi c’é, ed é reale – ha poi aggiunto il presidente di Italia Comfidi – “si tratta di una questione di primo piano per l’intero sistema economico italiano: come spesso viene ripetuto, nel nostro Paese le micro, piccole e medie imprese costituiscono il 99% delle aziende, e sono responsabili dell’80,3% dell’occupazione del settore privato. Questi pochi dati sono sufficienti per inquadrare immediatamente la principale emergenza creditizia del Sistema Italia, dove il mercato produce uno tale squilibrio nell’allocazione delle risorse. Dal novembre 2011 i prestiti si sono contratti mediamente del 6% su base annua, ad un ritmo di circa 850 milioni di euro al mese. L’auspicata svolta è attesa per l’ultimo trimestre dell’anno, ma al momento si tratta soltanto di un auspicio, in assenza di concreti segnali Anticipatori”

“Come è noto – ha poi detto Massimo Vivoli – il credit crunch non significa soltanto meno credito, ma anche – in base alla legge di domanda e offerta – credito più costoso. Un fenomeno che sembra essere inversamente correlato alla dimensione di impresa: è, cioè, più mirato alle piccole imprese, che soffrono per un maggiore razionamento e per tassi di interesse più elevati, fino all11%.

Sono in aumento anche i crediti deteriorati – incagli, ristrutturati, scaduti –, che salgono su base annua addirittura del 32%, arrivando a costituire quasi 1/5 dei prestiti alle imprese. Ciò riduce la propensione delle banche ad erogare nuovi crediti, concedendoli ai progetti imprenditoriali ritenuti più sicuri, peraltro a tassi più elevati, dovendo procedere ai maggiori accantonamenti imposti dalla normativa di vigilanza e IAS. Ne consegue un patrimonio delle banche in erosione progressiva, da riposizionare anche in funzione di Basilea3, il cui avvio è ormai prossimo, sebbene slittato in avanti di un anno per evitare di soffocare i segnali di ripresa “a macchia di leopardo” a livello internazionale.

Aleandro Manetti, Amministratore Delegato nel suo intervento ha precisato che: “A partire dall’estate 2011 sono emerse crescenti difficoltà anche nel mondo dei Confidi, sia per quelli vigilati (58 a fine 2012, frutto di operazioni di aggregazioni ed incorporazioni), gravati da un crescente deterioramento del portafoglio garanzie, sia per quelli minori, non più in grado di convincere le banche maggiori a finanziare – come in passato – le imprese. Ben 32 dei 51 Confidi segnalanti alla Centrale rischi al 30 giugno 2012, hanno chiuso il bilancio semestrale in perdita, per una cifra complessiva di 22 milioni di euro. Va anche detto poi che nel 2012 si è assistito ad una diminuzione generalizzata delle domande di garanzia, in parte determinata da una novità rispetto al passato: pur in presenza di una delibera positiva da parte del Confidi, la Banca non ha dato seguito all’operazione, vanificando il lavoro del Confidi.

Per invertire la tendenza attuale del mercato delle garanzie, da molto tempo chiediamo misure particolari tese, innanzitutto, a sostenere la patrimonializzazione dei Confidi di matrice associativa. Ma sono necessari pure interventi per incentivare le aggregazioni, anche attraverso il ‘contratto di rete’ dei Confidi minori, così come per rendere più efficiente la filiera della garanzia potenziando, anche ai fini della riduzione di capitale regolamentare, la controgaranzia e la cogaranzia mutualistica”

Dovrebbero essere previsti anche interventi per alleggerire gli oneri finanziari delle imprese mediante forme di consolidamento dei debiti a breve termine; mentre alle banche andrebbe consentito – a fronte delle ingenti rettifiche e perdite di crediti per i prestiti deteriorati – l’uso di una leva fiscale ben più ampia dell’attuale, liberando risorse per il finanziamento dell’economia.

Nonostante tutto ciò il “Italia Confidi” ha continuato anche nel 2012 a sviluppare la sua attività in tutti i territori in cui opera garantendo 3.700 nuove operazioni a 2.700 imprese per un totale di oltre 280 milioni di finanziamenti e rinnovando oltre 23.000 linee di fidi a breve per 1.200 milioni di euro.
Nonostante tutte le avversità che hanno fortemente condizionato il ciclo economica ed in particolare gli operatori del settore creditizio ed ancora più specificatamente chi ha operato nel mercato della garanzia, il 2012 può considerarsi un anno positivo per Italia Comfidi, poiché anche sotto il profilo dei conti è stato realizzato un modesto utile di esercizio, al netto delle imposte, pari a 124.364 euro che proponiamo all’assemblea di destinare totalmente ad incremento delle riserve, legale e statutaria, in coerenza con le disposizioni dello Statuto della Società.

Massimo Vivoli ha poi concluso: “Noi siamo la cerniera tra il mondo della piccola impresa e quello del credito. Approfittando dell’introduzione delle regole di Basilea 3 insieme al sistema bancario dobbiamo pensare ad un meccanismo che permetta di utilizzare il know-how dei confidi, del territorio e delle garanzie, per sbloccare il problema del credito alle PMI. Occorre poi che le istituzioni guardino con maggiore attenzione all’attività svolta dai confidi e si impegnino a destinare nuove risorse a chi si espone in prima linea per garantire i crediti concessi dagli istituti bancari. Italia Comfidi può contare su un buon patrimonio, ma non ha un patrimonio infinito, soprattutto in un contesto di difficoltà e di incertezza come quello che stiamo vivendo”.

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