L’euro compie 20 anni: passato, presente e futuro della moneta unica europea

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Se vivete in Europa è probabile che usiate quasi sempre l’euro. La moneta unica ha fatto molta strada, da quando era solo un sogno in cui non molti credevano, alle prime discussioni su un’unione economica e monetaria negli anni Sessanta, fino a diventare, oggi, la valuta comune di 340 milioni di europei, usata da altri 175 milioni di persone in tutto il mondo.

La storia dell’euro

L’avventura dell’euro comincia nel 1999, quando vengono determinati i tassi di cambio di 11 valute nazionali e la politica monetaria viene affidata alla Banca centrale europea. Tre anni dopo banconote e monete entrano in circolazione. Da allora sono entrati a far parte del club altri otto paesi.

Emerge anche la necessità di creare un’unione bancaria con lo scopo di prevenire il ripetersi della crisi in futuro, quando altri sette stati membri dovranno aderire alla zona euro, una volta soddisfatti i criteri di convergenza, condizioni e indicatori economici specifici, stabiliti dal Trattato di Maastricht nel 1991.

Verso l’eurozona: il caso della Bulgaria

L’estate scorsa la Bulgaria ha fatto due passi importanti verso l’adesione all’euro, accettando di aderire al meccanismo di cambio europeo, l’Erm II, e all’unione bancaria. Le finanze pubbliche bulgare sono in buona salute, ma restano riforme da fare prima che il paese possa entrare nel club.

Il processo di adesione della Bulgaria alle due istituzioni dovrebbe essere completato entro la fine dell’anno. Seguirà un periodo d’attesa obbligatorio di almeno due anni prima che i bulgari possano abbandonare i loro lev a favore dell’euro. Ma alla fine, lev o euro, che cosa cambia?

Risponde Nedelcho Nedelchev, amministratore delegato di Fibank: “Crescerà la fiducia, e questo molto probabilmente condurrà a un rialzo dei rating delle banche, dando loro accesso a finanziamenti più economici. Naturalmente, il fatto che la Banca centrale europea si affianchi a quella bulgara nel vigilare sulle maggiori banche infonderà ulteriore fiducia nei cittadini e nelle controparti delle banche”.

La Bulgaria è al quarto posto fra i Ventotto in termini di fiducia dei cittadini verso l’Unione europea. Ma l’impazienza comincia a farsi sentire, e il timore di un ritorno all’iperinflazione vissuta una ventina d’anni fa ha raffreddato un po’ gli entusiasmi nei confronti della moneta unica. Ormai solo il 51 per cento dei bulgari è a favore dell’ingresso nell’euro. E il 47 per cento pensa che questa nuova moneta penalizzerà l’economia bulgara.

Percentuali in controtendenza rispetto alla zona euro, dove tre persone su quattro si dicono soddisfatte della loro moneta.

“È il risultato delle esperienze negative vissute da paesi come Grecia, Spagna, Portogallo, e ora l’Italia. Questo rende la società bulgara più sospettosa”, è l’interpretazione da parte del presidente della Camera di commercio bulgara, Tsvetan Simeonov.

L’adesione all’euro dovrebbe facilitare le esportazioni, e i bulgari sono già abituati a usare la moneta europea all’estero, e a volte anche nel loro paese. Ma temono un aumento incontrollato dei prezzi al momento della transizione., spiega Lyuboslav Kostov, analista economico della Confederazione dei sindacati indipendenti bulgari: “La maggior parte dei nostri membri teme che al momento dell’introduzione dell’euro i prezzi potrebbero impennarsi, mentre i salari resteranno allo stesso livello. Ma io penso che non sarà così. L’inflazione è stabile, la stabilità fiscale è solida, e lo stesso vale per il settore bancario. Non ci sono ostacoli economici”.

Centeno: “L’euro fa ormai parte dell’identità europea”

Per parlare degli ultimi vent’anni e del futuro della moneta unica siamo andati a Strasburgo, nei locali del Parlamento europeo, dove la nostra inviata Sasha Vakulina ha incontrato Mario Centeno, ministro delle finanze portoghese che da un anno è presidente dell’Eurogruppo.

Sasha Vakulina, Euronews: Quanto è stato importante l’euro per il processo d’integrazione europeo?

Mário Centeno, presidente dell’Eurogruppo: “L’euro è molto più di una moneta. Fa parte dell’identità dell’Europa oggi. Ha portato stabilità nelle nostre valute, ha portato crescita negli ultimi cinque anni. È una parte molto importante del progetto europeo”

Possiamo dire da un lato che l’euro ha “già” vent’anni, dall’altro che ne ha “solo” venti…

“Come moneta è ancora un bimbo. Vent’anni è molto poco per un’istituzione importante come l’euro. Come spesso accade, all’inizio ci sono stati alcuni inconvenienti e aveva alcuni difetti, ma durante la crisi siamo riusciti a rafforzarlo parecchio. Oggi possiamo affrontare le fluttuazioni cicliche delle nostre economie con una valuta molto più forte”.

Entriamo un po’ più a fondo nell’agenda delle riforme. Quali sono i cambiamenti e le riforme più urgenti per quanto riguarda la stabilità e la prosperità dell’euro?

“Ci sono due principali riforme e un processo in corso che non si può fermare. Le due riforme riguardano il bilancio dell’eurozona e lo schema europeo di assicurazione dei depositi, che è il terzo pilastro dell’Unione bancaria. E quel che non si può fermare è il processo di riduzione del rischio. Oggi i paesi della zona euro hanno un rischio molto più basso nei settori bancario e finanziario, e anche in termini di posizione di bilancio dei nostri stati membri”.

Mentre celebriamo il ventesimo anniversario dell’euro, guardiamo vent’anni nel futuro, ai prossimi vent’anni dell’euro.

“Vedo un’area valutaria molto più matura, con istituzioni più forti e una maggiore integrazione”.

Le abbiamo chiesto di portare un oggetto reale per parlare dei vent’anni dell’euro. Che cosa ci ha portato?

“Una palla da rugby. Non è facile da maneggiare, un po’ come l’euro. Ma l’euro, come una squadra di rugby, deve avanzare in blocco, con fair play, e tutti i giocatori contano. È molto difficile giocare a rugby con un giocatore in meno in campo”.

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