“Aveva un’anima candida e aveva sempre preso le parti dei perdenti”. Così il padre di una delle vittime dell’attacco di sabato al London Bridge ha ricordato suo figlio, 25 anni, Jack Merritt, coordinatore a Cambridge di un corso per la riabilitazione dei detenuti, colpito a morte in una sala congressi dove si teneva un convengo su questo tema.
È la prima delle due vittime dell’attacco di sabato a London Bridge ad avere un nome, l’altra, sembra che sia una sua collega. Ironia della sorte il ragazzo, coordinatore di un corso ‘Learning Together’ dedicato proprio al reinserimento dei detenuti, è morto proprio per mano di uno di loro. Usman Kahn, a sua volta annientato dalla polizia dopo essere stato disarmato dai passanti.
Intanto l’Isis ha rivendicato il gesto parlando di Usman Khan come di un suo combattente.
L’attentatore conosciuto a Scotland Yard
Aveva 28 anni e si chiamava Usman Khan l’attentatore che ieri sul London Bridge ha accoltellato i passanti uccidendone due e ferendone altri tre, prima di essere a sua volta ucciso dalla polizia. Khan era stato rilasciato in libertà vigilata l’anno scorso, dopo aver scontato sei anni per reati di terrorismo. Condannato nel 2012 a sedici anni era stato rilasciato a dicembre 2018 “su licenza”, il che significa che avrebbe dovuto soddisfare determinate condizioni o sarebbe tornato in carcere.
Tuttavia c’è chi fa notare che Khan sarebbe dovuto stare in prigione per 8 anni invece è stato rilasciato dopo 6. L’ex capo dell’antiterrorismo britannica, Chris Phillips, ha accusato il sistema giudiziario di “giocare alla roulette russa” con la sicurezza dei cittadini.
Brandon Lewis, il ministro della sicurezza, ha specificato che: “Dobbiamo chiederci se diamo il giusto tipo di sentenze ai più pericolosi criminali, se sono lunghe abbastanza e assicurarci che la polizia e le agenzie abbiano il potere di cui necessitano. Ci occuperemo di questo rapidamente e faremo tutto il necessario per garantire sicurezza al popolo”
Diversi media britannici hanno riferito che indossava un braccialetto elettronico alla caviglia. Prima dell’attacco Khan stava partecipando a un evento a Londra ospitato da Learning Together, un’organizzazione con sede a Cambridge che lavora per l’educazione e l’istruzione dei carcerati. L’antiterrorismo britannico afferma che la polizia non sta attivamente cercando altri sospetti.
Eroi per caso: la pronta reazione dei passanti ha evitato un bilancio più pesante
La polizia è intervenuta sul London Bridge, nel cuore della capitale britannica, nel primissimo pomeriggio. Decisivo, prima dell’arrivo delle forze di sicurezza, l’intervento di alcuni passanti che hanno disarmato l’uomo mettendolo a terra.
In un video che sta circolando su social si vede un gruppo di persone battersi con l’aggressore su uno dei marciapiedi del ponte.
Dopo essere riuscito a disarmarlo, uno dei passanti si è allontanato con il coltello in mano. Subito dopo sono intervenuti gli agenti che, dopo avere trascinato via un altro dei passanti che stava ancora lottando a terra con l’aggressore, hanno sparato sull’uomo da distanza ravvicinata, uccidendolo. Il timore era che si trattasse di un kamikaze, infatti la polizia ha confermato che l’aggressore indossava un finto giubbotto esplosivo. Scotland Yard conferma che si tratta di terrorismo.
Neil Basu, antiterrorismo Scotland Yard: “Per come si è consumato l’incidente, abbiamo risposto come se si trattasse di terrorismo. Ora sono in grado di confermare che si tratta di terrorismo. Posso anche confermare in questo momento, che il sospetto indossava un equipaggiamento che al momento riteniamo fosse un falso ordigno esplosivo”
Secondo i racconti dei testimoni la gente correva nel panico tra le urla, subito è arrivata la polizia che ha bloccato ed evacuato la zona al momento piena di gente e turisti, le persone si sono barricate all’interno dei negozi. Qualcuno ha provato a disarmare l’uomo.
Sadiq Khan, Sindaco di Londra: “Al momento dell’attacco la gente non si è resa subito conto che il sospettato avesse un falso ordigno esplosivo, ma hanno tentato di disarmarlo. Un altro esempio del coraggio e dell’eroismo dei comuni londinesi, correndo verso il pericolo, rischiando la propria sicurezza personale per cercare di salvare altri e voglio ringraziarli a nome di tutti i londinesi, questo mostra il meglio di noi.
Fino alle prime ore di sabato mattina, restavano “in lockdown” a Londra sia l’area del London Bridge, teatro della sparatoria, sia alcuni luoghi pubblici intorno. Evacuati anche alcuni edifici sensibili a scopo precauzionale. Il primo ministro britannico Boris Johnson è tornato a Londra per seguire da Downing Street gli sviluppi.
L’attacco arriva a due settimane dalle elezioni anticipate politiche volute proprio da Johnson.