Il bisogno di apparire e saziare la fame di status sociale per una perfezione che non esiste

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Il bisogno di apparire è la nuova droga del 2020, quella forte necessità di ostentare ciò che non si è e ciò che non si ha che ci porta a perderci e diventare dei piccoli tasselli in un puzzle infinito di foto pubblicate, sedotti dal nostro ego e dalla vanità con un biglietto di andata senza ritorno.

Siamo proiettati in un mondo dove diventa sempre più difficile essere sé stessi, dove viviamo di piccole menzogne che sono riuscite a farci dimenticare i punti cardinali della nostra bussola personale, smarrita o piena di polvere in un cassetto della nostra ormai invisibile coscienza. Il risultato è dato da contenuti postati sui social network con la speranza di brillare.

Coraggio, forza e felicità sono dei valori che non ha più nessuno e che tutti allo stesso tempo fingono di possedere, come la competizione con il prossimo nel voler sembrare i migliori, quando in realtà siamo un popolo di sconfitti in cerca di approvazione. Foto ritoccate e manipolate con l’intento di evocare quella perfezione del nostro avatar sociale, creato per deformare la realtà.

Boomerang di smorfie stupide in movimento che tornano indietro come un mattone sul cervelletto, profili perfetti, persone felici, cibo gustoso, finti gruppi di amici che con i loro 32 denti sorridono di fronte alla telecamera per poi sparlare l’uno dell’altro, vestiti costosi e tanto altro ancora. Sono questi i nuovi tasselli per ostentare una vita perfetta e alimentare l’invidia del prossimo, pronto a fare di peggio in una gara dove la linea del traguardo segna il vuoto più assoluto. Forse e proprio questa la cosa più triste, ovvero prendere atto che certi comportamenti creano disagi e frustrazioni nella nostra società malata e psicopatica.

Tutti coloro che seguono questa linea e che fanno una “finta bella vita” se è il caso si stupiscono di quanto l’invidia possa spostare i pianeti, non capendo che con il loro atteggiamento sono i primi diffusori, ma la triste realtà è data dal fatto che nel momento in cui si sente la necessità di cambiare quello che si è, non stiamo effettivamente percorrendo la via più facile verso la tanto desiderata felicità.

Abbiamo creato un mondo parallelo che in confronto il famoso Iperuranio di Platone è solo un trip dopo aver assunto delle pasticche, poiché nel momento in cui si cerca di sembrare grandi sulla base di un qualcosa che in realtà non abbiamo mai costruito davvero, la caduta verso la mancanza di contenuti verrà involontariamente mostrata ogni giorno.

Ritocchiamo le foto e non ci rendiamo più conto di quale tipo di anima siamo dotati, ammesso e concesso che lì fuori sia rimasto qualcuno ne abbia una. Arrivare a capire cosa è davvero indispensabile è un primo passo per cercare di sconfiggere quella che nel 2020 non è più solamente una nuova droga, ma un tipo di vanità che ci porta a non sapere più cosa vogliamo davvero e soprattutto cosa siamo.

In un mondo così vince chi mostra la verità, che anche se non ci permette di avere un cuore sotto la nostra foto ci aiuta a fare pace con noi stessi e accettarci per quello che siamo, per quello che vogliamo e per conoscerci davvero, proprio perché il vero problema è che questa infinità di avatar creati sui social non ci permettono più di riconoscerci.

Il nostro vero lato, con le sue forze e le sue debolezze è l’unica cosa che ognuno di noi dovrebbe mostrare e chi dovesse mai giudicare i nostri punti deboli, con la vana speranza di buttarci giù si dimentica che siamo uomini e che di conseguenza la cosa più bella che possiamo dimostrare al mondo è la nostra vera immagine senza aver paura che a qualcuno non possa piacere e con la consapevolezza di essere a tutti uguali di fronte agli imprevisti e alle innumerevoli sfaccettature che questa vita imperfetta può offrirci.

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