Prescrizione, il governo non va allo scontro

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Lo strappo non c’è: tutto rinviato. Sulla prescrizione il premier Giuseppe Conte e il ministro Alfonso Bonafede frenano e rinunciano a inserire nel decreto Milleproroghe un emendamento su cui porre la fiducia: arriverà un disegno di legge del governo o una proposta parlamentare. Si evita per ora uno scontro con Iv dall’esito del tutto incerto per il governo. Ma non finisce qui. Conte viene descritto molto seccato per le minacce renziane. Irritati si mostrano i Dem che volevano chiudere la partita subito. Sabato la piazza M5s potrebbe alzare i toni, non solo sulla prescrizione. La tensione con Renzi, che canta vittoria, è altissima. Anche perché Iv fa fibrillare il governo annunciando il voto in commissione con l’opposizione, contro il resto della maggioranza, il “lodo Annibali” per rinviare un anno la riforma Bonafede sulla prescrizione: dopo una giornata di tensioni e un voto sul filo, la votazione slitta di un giorno. Circolano vodi di un passo indietro di Iv ma i renziani per ora lo escludono. Il premier, che alla Camera nel pomeriggio ha un lungo colloquio con Roberto Fico sul governo e i suoi equilibri, andrà avanti con il sostegno di M5s, Pd e Leu per cambiare la prescrizione. La discussione è aperta perché si stanno ancora mettendo a punto, spiegano dalla maggioranza, diversi aspetti del cosiddetto “lodo Conte bis”, che renderebbe definitivo lo stop alla prescrizione solo dopo il secondo grado di giudizio. Giovedì se ne parlerà in Consiglio dei ministri, insieme alla riforma del processo penale (su cui anche Iv dovrebbe votare a favore) per ridurre i tempi dei processi anche con sanzioni ai giudici che sforano, riformare il Csm escludendone i parlamentari e fermare le “porte girevoli” tra politica e magistratura.

Il “lodo” sulla prescrizione potrebbe essere inserito in un disegno di legge ad hoc del governo (ma Iv in Cdm voterebbe contro). In alternativa si potrebbe delegare tutto al Parlamento, con un emendamento alla proposta di legge Costa che sarà in Aula alla Camera il 24 febbraio. O più probabilmente con una nuova proposta di legge di M5s, Pd e Leu. Qualunque strada si scelga, avverte già Renzi, il “lodo Conte” dovrà passare dal Senato e lì verrà bocciato perché “Iv voterà contro e nessun sostegno può mai arrivare al governo da Fi sul tema giustizia”. L’emendamento al decreto Milleproroghe viene archiviato anche perché avrebbe rischiato l’inammissibilità tecnica. Ma tra i Dem c’è chi non nasconde l’irritazione per la scelta – “che è stata presa da Conte e Bonafede” – di deporre le armi di fronte alle minacce renziane. Il Pd, non credendo che Renzi sia in grado di staccare la spina al governo, avrebbero voluto chiudere subito la partita. E ora si professano ai limiti di ogni sopportazione. In nome della responsabilità e dell’impegno di Bonafede a modificare la sua legge sulla prescrizione “entro l’estate”, accettano la frenata.

Ma Nicola Zingaretti distilla parole di fuoco contro Renzi: “Salvini, Meloni e Berlusconi ormai stanno zitti perché l’opposizione per loro la sta facendo qualcun altro ed è insopportabile”. La minaccia di sfiduciare Bonafede, avanzata lunedì, per il segretario Pd era “teatrino”: “Iv oggi è la principale causa di fibrillazione del campo anti-Salvini e fa un favore al leader della Lega. Un fallimento strategico”.

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