Esperimenti ed effetti collaterali: nei capannoni iraniani di Natanz si gioca a trasformare l’uranio in combustibile nucleare

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L’Iran ha dichiarato un incidente in uno dei suoi principali siti nucleari la scorsa settimana. Il luogo disponeva di una tecnologia che Israele e gli Stati Uniti hanno sempre considerato una minaccia, intensificando i sospetti che potrebbe essersi verificato un attacco deliberato alla struttura .

Le immagini satellitari recentemente rilasciate hanno mostrato che il danno derivante dall’incendio alla centrale nucleare di Natanz era molto più esteso di quanto precedentemente rivelato. Un’immagine satellitare pubblicata dall’Iran International, con sede a Londra, dimostra come l’edificio in cui si è verificato l’incidente di giovedì mattina risulti annerito da segni di bruciature e detriti sparsi lungo il perimetro, indicando una grande esplosione.

Nelle loro prime dichiarazioni sulla vicenda le autorità iraniane hanno affermato che era scoppiato un incendio in un “capannone industriale” nell’ impianto nucleare di Natanz, provincia di Isfahan. Gli analisti statunitensi ed europei hanno affermato che all’interno del sito potessero esserci dei dispositivi che ruotano a velocità estrema per trasformare l’uranio in combustibile nucleare.

Behrouz Kamalvandi, portavoce dell’Organizzazione per l’energia atomica in Iran, domenica ha confermato questa teoria, dicendo all’agenzia di stampa della Repubblica islamica statale che l’incendio potrebbe rallentare lo sviluppo e la produzione di centrifughe avanzate di Teheran a medio termine, e che l’Iran potrebbe subito sostituire l’edificio danneggiato con uno più grande contenente attrezzature più avanzate.

Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha detto martedì al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che le avanzate centrifughe dell’Iran consentirebbero al paese di arricchire l’uranio fino a 50 volte più velocemente di quanto non sia attualmente possibile. L’incidente di Natanz è stato seguito da altri due apparenti incidenti industriali avvenuti lo scorso sabato, che insieme a incendi ed esplosioni in altri siti hanno alimentato la speculazione che il paese è stato preso di mira da una campagna di sabotaggio organizzata e sponsorizzata dallo stato.

“Non tutti gli incidenti che accadono in Iran sono necessariamente collegati a noi”, ha affermato l’israeliano Benny Gantz, Ministro della Difesa ad una radio israeliana ieri mattina. Tutti questi sistemi sono complessi, hanno vincoli di sicurezza molto elevati e non sono sicuro che gli iraniani sappiano sempre come mantenerli”.

Alla domanda su Natanz, Gabi Ashkenazi, Ministro degli Esteri, ha dichiarato presso un forum a Gerusalemme che Israele aveva una politica a lungo termine che affermava di non consentire all’Iran di ottenere armi nucleari, rievocando successivamente alcune esplosioni sospette del passato: “gli analisti hanno affermato che  alcuni degli incidenti fossero avvenuti a causa da una cattiva manutenzione delle infrastrutture. Ma almeno due di questi si sono verificati in siti strategici. Una è l’esplosione dell 26 giugno in un presunto impianto di produzione missilistica a est di Teheran e infine abbiamo quest’ultimo caso a Natanz”.

Il capo della Marina delle guardie rivoluzionarie iraniane ha recentemente affermato che Teheran ha costruito “città missilistiche” sotterranee lungo la costa del Golfo, con tanto di conferma del contrammiraglio Ali Reza Tangsiri al settimanale Sobh-e Sadeq: “L’Iran ha creato città missilistiche sotterranee onshore e offshore lungo le coste del Golfo Persico e del Golfo di Oman che sarebbe un incubo per i nemici dell’Iran”.

Dopo che l’amministrazione Trump ha ritirato un accordo nucleare con l’Iran e altri paesi nel maggio 2018 e ha reintrodotto sanzioni sull’economia iraniana, Teheran ha annunciato che stava sviluppando centrifughe avanzate in grado di arricchire l’uranio a livelli di armi più rapidamente.

Fabian Hinz, ricercatore associato al James Martin Center for Nonproliferation Studies in California ha espresso la sua opinione sulla vicenda, ribadendo quanto sia elevata la difficoltà legata alla calibrazione e il collaudo delle centrifughe: “Il montaggio, il bilanciamento, la calibrazione e il collaudo delle centrifughe è un processo davvero complesso che richiede attrezzature specializzate, quindi [il danno] ritarderà sicuramente il loro lavoro”.

Keyvan Khosravi, portavoce del consiglio di sicurezza nazionale iraniano, ha detto venerdì a un punto di vendita dei media dello stato che gli esperti hanno “determinato la causa principale dell’incidente” e lo avrebbero dichiarato “a tempo debito per motivi di sicurezza”. 

Il sito di Natanz è stato preso di mira per la prima volta nel 2007 da una campagna di cyber-warfare nota come Giochi olimpici che includeva l’uso del virus informatico Stuxnet, che mescolava il codice e portava alla distruzione di almeno centinaia di centrifughe. Già ai tempi si pensava che Israele e gli Stati Uniti fossero stati gli architetti dell’operazione.

Israele ha affermato di aver sventato quest’anno un attacco informatico su larga scala che aveva come tentativo quello di danneggiare e possibilmente infettare parti dell’approvvigionamento idrico del paese. Se l’attacco avesse avuto successo si sarebbe verificato un danno estremamente grave nei confronti della popolazione.

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